Il blackout più lungo della storia di Facebook Inc. Oltre 14 ore in cui le piattaforme dell’azienda social più potente al mondo hanno alternato malfunzionamenti e rallentamenti. Da Facebook a Instagram, fino a WhatsApp, Messenger e Oculus, i servizi hanno funzionato a singhiozzo, alternando pagine caricate a metà ad errori veri e propri. Al di là di quali possano essere state le ragioni (da Menlo Park hanno escluso categoricamente un attacco di tipo DDOS), questo blackout ha catalizzato l’attenzione di miliardi di persone.
In pochi minuti, su Google, le parole chiave «Facebook non funziona», «Instagram non va» e simili sono diventate preda di blog e media di mezzo mondo, catalizzando centinaia di migliaia di click da parte di utenti curiosi di capire cosa stesse succedendo alle loro App più utilizzate. E suonano un po’ come una beffa le comunicazioni ufficiali del problema arrivate via Twitter. «Siamo consapevoli che alcune persone stanno attualmente avendo problemi ad accedere alla famiglia di app di Facebook. Stiamo lavorando per risolvere il problema il più presto possibile. Ma possiamo confermare che il problema non è correlato a un attacco DDoS», è il tweet comparso a un certo punto sull’account ufficiale di Facebook. Messaggio simile in un tweet anche sull’account di Instagram, che qualche ora dopo ha invece postato un euforico «Anddddd... we’re back» con tanto di Gif. Proprio su Twitter, gli hashtag #facebookdown e #instagramdown erano diventati tendenze mondiali in pochi minuti.
Quanto costa Facebook Down
Il day after, però, è quello della resa dei conti. Perché oggi Facebook non è più semplicemente un social, ma una macchina da soldi quotata in borsa. E un’ora off line ha costi enormi. Figurarsi quattordici. È oggettivamente difficile calcolare con precisione quanto sia costato questo blackout a Facebook, ma coi numeri a disposizione si possono fare delle ipotesi. Sulla base delle stime di vendita del 2019, Facebook Inc. (ovvero tutta la galassia che comprende anche Instagram e WhatsApp) prevede di generare entrate medie giornaliere di circa 189 milioni di dollari. L’incidente di ieri, dunque, potrebbe valere una perdita di circa 110 milioni. Facebook sarà costretta a rimborsare gli investimenti in advertising per le ore di blackout (o quanto meno di allungare le campagne pubblicitarie per lo stesso tempo in cui le piattaforme sono state offline). A tutto ciò va aggiunto l’eventuale impatto sulle azioni.
L’indotto e gli influencer
Ma il giro d’affari che si spegne, quando un colosso da miliardi di utenti non funziona, è ben più ampio. Certo, è pressoché
impossibile fare calcoli. Ma è necessario ricordare che all’ombra di Facebook e Instagram, quotidianamente, vive un indotto
milionario costituito dagli influencer. L’esempio più rilevante è quello di Huda Katten, beauty influencer, che coi suoi 34milioni di follower e un engagement mensile stimato in circa 60 milioni di utenti al mese,
guadagna circa 160mila dollari al giorno (9 post in media e 18mila dollari il costo di ogni singolo post sponsorizzato). Insieme
alla Katten, altri centinaia di account che monetizzano ogni post (c’è anche l’italiana Chiara Ferragni). Il blackout di Instagram ha bloccato anche questa sotto-economia.
I servizi
Eppure, denaro a parte, il blackout di Facebook Inc. è da considerare a tutti gli effetti un disservizio globale. Lo è innanzitutto
per la portata di WhatsApp, ormai piattaforma principale per lo scambio di messaggi nell’intero mondo occidentale. Oggi l’App
di messaggistica istantanea è molto usata anche in ambito lavorativo (da quando è stata introdotta una versione desktop),
con lo scambio di documenti e informazioni, protetti da crittografia end to end. Ma anche Facebook, grazie allo sviluppo dei
bot integrati su Messenger, ricopre ruoli interessanti in fatto di servizi. Molte compagnie aeree lo utilizzano per comunicare
coi viaggiatori, per l’invio delle carte di imbarco e per comunicare eventuali ritardi. Senza dimenticarsi di Facebook Watch,
che in alcuni Paesi è un vero e proprio canale per le dirette di alcuni eventi.
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