Prima Roma, poi Londra e San Francisco, adesso Cupertino. Sono queste le coordinate di Stamplay, startup italiana che si occupa di sviluppo in cloud e realizzazione di App senza ricorrere al codice, e che oggi mette a
segno una delle exit più interessanti degli ultimi anni nel mondo italiano delle startup. Non tanto in termini economici,
quanto di prestigio. Già, perché ad acquistare Stamplay è stata Apple, regina di Wall Street e modello tech per antonomasia.
Un'operazione che secondo quanto riferito da startupitalia si aggirerebbe sui 5 milioni di euro, con un accordo che prevede
anche la permanenza dei founder all'interno della società (ma come dipendenti di Apple).
La storia di Stamplay
Sono Nicola Mattina e Giuliano Iacobelli i fondatori di Stamplay. La società, nei primi anni di vita, si è affidata anche
alla piattaforma di equity crowdfunding Seedrs, che gli ha consentito di crescere e trovare finanziamenti. Poi ha trovato
spazio a Londra, dove è diventata un Ltd. E oggi conta tre sedi: una a Roma (dove c'è l'area Research&Development), una Londra
e una San Francisco (dove si occupano di Business Development). Negli anni ha catalizzato le attenzioni di molti investitori,
raggiungendo finanziamenti per circa 800mila euro. Nel 2016, Stamplay aveva vinto il progetto “Everywhere Initiative” di Visa,
e proprio la nota azienda di carte di credito aveva poi affidato alla startup un progetto si sviluppo. Oggi la notizia dell'acquisto
da parte di Apple, una vera e propria consacrazione.
Cosa fa Stamplay
“Automate your business” è il messaggio chiave di questa startup. Perché è proprio questo, quello che fa Stamplay. L'opportunità,
i due founder, l'hanno intravista nel mondo delle Api (Application Programming Interface) e nella capacità di poter stravolgere
– grazie a queste – il mondo delle App. Basta noiose ripetizioni di codice, in fase di programmazione. Tutto è inutile, se
esistono le Api giuste. Così Stamplay ha attirato le attenzioni di mezzo mondo. Automatizzando e semplificando un settore
florido e complesso come quello delle App.
Il precedente
C'è da dire che questa di Stamplay non è una prima volta. Già qualche anno fa (era il maggio del 2012) Apple aveva fatto la
spesa in Italia, acquistando una divisione di Redmatica, startup emiliana che si occupa di software per la riproduzione, la registrazione e l'editing di audio digitale. All'epoca
l'azienda aveva un fatturato di circa 100mila euro. E Apple mise le mani sulle attività e le risorse che più le interessavano
per lo sviluppo dei propri prodotti: i software e i diritti di proprietà intellettuale a essi collegati, oltre ai contratti
in licenza già stipulati e la divisione che si occupa della ricerca e dello sviluppo di nuovi programmi.
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