Controllare quanto tempo i propri figli trascorrono davanti ai videogiochi ed assicurarsi che non accedano a contenuti non
adatti alla loro età. Fino a ieri andava fatto di persona. Ora, invece, è possibile grazie a Xbox Family, la piattaforma sviluppata
da Microsoft per permettere ai genitori un controllo dell'attività on line di bambini e ragazzi. «Vogliamo dare agli utenti
la possibilità di avvicinarsi al gioco in modo sicuro durante le diverse fasi di crescita», spiega Paola Cavallero, Direttore divisione Microsoft Consumer & Device Sales Mediterrean Area.
«Abbiamo», prosegue, «una visione chiara della tecnologia come abilitatore per il successo delle persone. Delle quali deve
amplificare il potenziale, non prendere il controllo delle loro attività». E in un settore come quello del gaming «il controllo
è importante, per insegnare ai ragazzi a gestire la tecnologia».
Bene, ma come si struttura questo controllo? Intanto, i genitori possono definire i momenti della giornata nei quali i propri
figli possono giocare. Accendendo la consolle al di fuori di questi orari, appare un messaggio di blocco. Con l'opzione di
chiedere a mamma o papà il permesso per uno strappo alla regola.
È previsto anche che i genitori possano mettere dei paletti ai contenuti accessibili dai ragazzi. Sia per quanto riguarda i giochi, sulla base della classificazione Pegi, sistema di rating dei videogiochi che indica l'età
per la quale sono adatti, che per il web. Non solo perché Xbox può connettersi a Internet, ma anche su Windows 10. Sì, il
sistema consente di individuare i siti off limits anche sul pc del proprio figlio. I filtri si applicano solo a Edge, ma è
possibile bloccare l'utilizzo di altri browser.
Quindi c'è l'aspetto economico. I genitori possono caricare del denaro sul conto dell'account dei propri figli, consentendo loro di utilizzarlo per acquistare
dei giochi. Se si tenta di scaricarne uno e non si ha il denaro sufficiente, viene inviata una mail nella casella di mamma e papà. Che
possono decidere di autorizzare o meno la transazione. E lo stesso vale se un ragazzo prova ad accedere a un contenuto bloccato,
ad esempio un gioco non adatto alla sua età.
Infine, è possibile anche determinare il grado di interazione possibile con gli altri gamer. Ad esempio autorizzare o meno la condivisione di screenshot e clip di gioco, così come la conversazione con altri giocatori.
Conversazioni che, in ogni caso, saranno sempre accessibili ai genitori.
In un settore in fermento, di poche settimane fa l'annuncio del lancio di Stadia, piattaforma di gaming in cloud lanciata
da Google, Microsoft punta sulle famiglie e sceglie di giocare la carta della sicurezza. Al mercato il compito di stabilire
se sarà quella vincente.
© Riproduzione riservata