La domotica a portata di tutti. L'esplosione del mercato dell'Internet of Things sta incidendo pesantemente sulla casa smart. E quelle che fino a qualche anno fa sembravano cose da film (o quanto meno da ricchi), oggi sono alla portata di tutti. Interruttori connessi capaci di spegnere le luci con comandi a distanza, cancelli che si aprono quando rilevano che sei nei pressi di casa, tapparelle che si alzano e abbassano dietro comandi vocali. Sono solo alcuni esempi di un mondo che sta cambiando rapidamente. Un mondo che parla anche italiano, dato che fra i brand più interessanti in fatto di interruttori connessi c'è la friulana “iotty”, azienda con sede a Porcia (PN) che coi suoi device ha già conquistato gli Stati Uniti, e che ora si accinge a prendersi l'Italia.
La storia di “iotty”
La startup è stata fondata nel 2017, e nasce da due aziende italiane con competenze nel campo dell'elettronica, nella progettazione,
dell'IoT e nello sviluppo di software. I due imprenditori Edoardo Cesari e Alberto Bacchin ci credono. Alla base del business
c'è la volontà di offrire agli utenti prodotti smart dall'ottimo rapporto qualità/prezzo, innovativi e facili da usare, grazie
alla compatibilità con le principali piattaforme di automazione domestica. Un'idea vincente, dato che oggi, poco più di un
anno dopo, l'azienda conta più di 25 tra dipendenti e collaboratori, ha 3 sedi, in Italia, negli Stati Uniti e un reparto
industriale a Shenzhen in Cina. Con una campagna di crowdfunding su Indiegogo, lanciata poco dopo la costituzione, la startup
ha raccolto il 200% della somma richiesta alla scadenza. Ed è diventata in breve tempo un punto di riferimento per la smart
home nel mercato statunitense. Ora la sfida italiana, dove gli interruttori sono acquistabili (sul sito dell'azienda e su
Amazon) da pochi giorni.
Una questione di design
«Il design è stata la nostra chiave di volta, - racconta al Sole24ORE Edoardo Cesari, co-founder di “iotty” - perché in America
ogni interruttore smart è neutro in generale, alcuni lo colorano nero o grigio. Noi abbiamo lanciato un design apprezzato
tantissimo, perché la retroilluminazione crea il famoso effetto wow. E il fatto che l'interruttore sia smart passa quasi in
secondo piano. Un interruttore smart che costa quasi come uno normale, e che è capace di infondere anche un tocco di design
è stata la nostra mossa vincente. . Ci sono diversi prodotti apparentemente simili già circolazione, ma sono lontani dagli
standard qualitativi e di design che la nostra azienda è in grado di offrire». Cesari racconta la scelta di partire dagli
Stati Uniti: «Una questione di numeri. Lì gli interruttori smart sono un trend forte già da un paio d'anni. E poi la cultura
del crowdfunding è molto evoluta». E adesso lo sbarco in Italia, con un processo dunque internazionale: «Per noi è un inizio,
sta succedendo tutto molto velocemente. Abbiamo un piano molto agguerrito. Il nostro portale è disponibile in 24paesi. È stato
un lavoro incredibile, un mix tra formato e lingua. Per ogni Paese abbiamo il formato di interruttore più diffuso. Ricerca
e sviluppo sono stati fatti in Italia, con decine e decine di persone, abbiamo dedicato due o tre anni con persone con competenze
diverse di ogni tipo. In Italia offriamo anche il servizio di installazione (su richiesta, ndr), affogando quasi del tutto
il costo nel prezzo del prodotto».
Com'è fatto “iotty”
Tre pulsanti touch, placca in vetro (in più colori), retroilluminazione, collegamenti semplici (come un banale interruttore),
un'App per gestire e impostare ogni cosa, e la compatibilità con Amazon Alexa e Google Assistant. È questo “iotty”. L'installazione
è molto semplice, e non richiede particolari competenze. L'applicazione, disponibile sia su iOS che su Android, è il fulcro
di tutto. Dallo smartphone è possibile creare decine di scenari (ad esempio il comando “alza tapparelle” ad un determinato
orario), impostare la potenza della retroilluminazione e azionare i comandi a distanza (interessante la funzione “in vacanza”,
che accende le luci ad orari non stabiliti per dare l'impressione che ci sia qualcuno in casa). Prezzo al pubblico: 79 euro
(ma ci sono diverse promozioni sugli acquisti multipli).
Made in Italy di ritorno
La storia di “iotty” è una sorta di Made in Italy di ritorno. Perché lo sviluppo dell'idea italiana ha trovato terreno fertile
in USA, prima di tornare a casa. Un problema di cultura dell'innovazione? «Credo che l'Italia – ci risponde Cesari - sia pronta
per l'innovazione. Da imprenditore posso dire che abbiamo degli aiuti, abbiamo delle skill, non è un caso che molte invenzioni
siano fatte in Italia. Il problema che sto incontrando è che da noi c'è un accesso al credito complesso. Con le banche si
lavora anche bene, ma quando parliamo di accesso ai fondi, non è la stessa cosa. Ovviamente quando vai negli USA ti si apre
un mondo completamente diverso. Qui vai a caccia di un milione, lì invece di dieci, venti. Non è un caso che la Silicon Valley
sia lì. Loro hanno una formula, e c'è più coraggio di rischiare».
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