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Spotify contro Apple, la Ue potrebbe aprire indagine antitrust

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la guerra dello streaming

Spotify contro Apple, la Ue potrebbe aprire indagine antitrust

L’Unione europea nelle prossime settimane lancerà una indagine formale antitrust nei confronti di Apple in seguito al reclamo presentato lo scorso marzo da Spotify. Il tema è quella della musica in streaming dove le aziende sono competitor dal 2015, quando è nata Apple Music, mentre Spotify, che di recente ha superato i 100 milioni di utenti paganti, è nata nel 2008. Il punto è che oltre a essere competitor sono anche partner, perché è tramite l’app store che viene scaricata da milioni di persone l’app Spotify. E qui arriva la lamentela del provider di musica, perché Apple tiene per sè il 30% di quanto viene speso per l’acquisto di brani se si usa il sistema di pagamento e autenticazione interno alla app.

Tanto che Spotify ha deciso di togliere questa opzione dall’interno dell’App Store: per abbonarsi rimanda al suo sito. Spiegando che «fino a poco tempo fa era possibile pagare Spotify Premium tramite il sistema di pagamento in app (iAP) di Apple. Tuttavia, tale servizio non è più disponibile per i nuovi abbonati.
Questo perché Apple ha richiesto una commissione aggiuntiva oltre alla tariffa standard, per cui abbiamo deciso di non coinvolgere più l'intermediario e ridurre i costi per te». Come noto, l’app store tiene una quota delle trasazioni nel caso di app a pagamento o di app attraverso le quali si possono comprare beni o servizi digitali utilizzando il sistema di acquisto in-app. In una nota di marzo Apple spiegava: «Come afferma Spotify, la distribuzione del profitti è pari al 30% nel primo anno di iscrizione, ma si è dimenticata di dire che scende al 15% a partire dal secondo anno».

Scrive dell’intenzione dell’Unione europea il Financial Times citando tre persone a conoscenza della vicena. Le autorità di vigilanza dell'UE possono imporre alle imprese di modificare le pratiche commerciali che ritengono illegali e comminare ammende fino al 10% del fatturato. Le indagini non hanno scadenze fisse e possono richiedere anni. Tuttavia, le aziende possono accelerare con promesse vincolanti di cambiamento di comportamento. Dai toni delle accuse e delle repliche, non sembrerebbe essere questo il caso.

Scriveva Apple a marzo: «Dopo aver usato per anni l'App Store per far crescere in modo considerevole il proprio business, Spotify cerca di mantenere tutti i vantaggi dell'ecosistema dell'App Store, inclusi i sostanziali profitti provenienti dai clienti dell'App Store, senza dare nulla in cambio. Allo stesso tempo, distribuisce musica offrendo contributi bassissimi agli artisti, ai musicisti e ai cantautori che creano questa musica, spingendosi fino al punto di portarli in tribunale».

L’apertura di una indagine antitrust arriverebbe un momento delicato per Apple, che sta spingendo sui servizi per il business dei prossimi anni, e dopo la musica si appresta a lanciare un servizio video. Servizi vuol dire sostanzialmente quello che non è hardware, tra cui le app, la musica, i film. Tra la altre cose, quel 30% che ha messo sul piede di guerra Spotify.

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