Anche Microsoft, dopo Google, si adegua alla stretta su Huawei, inserita nella lista nera del commercio Usa su iniziativa della amministrazione Trump: lo riporta il South China Morning Post, secondo cui il colosso di Redmond avrebbe iniziato a non accettare più nuovi ordini dal gruppo delle tlc di Shenzhen. C’erano stati degli indizi: il MateBook X Pro - il laptop di punta di Huawei - era stato rimosso nei giorni scorsi dallo store ufficiale di Microsoft. Cosa succederà agli aggiornamenti di Windows 10? L' azienda fondata da Bill Gates non ha ancora risposto ufficialmente. Lo scenario è molto simile a quello di Google con gli smartphone.
Lo stillicidio Huawei
Ovvero incertezza. Nel caso di Google c’è una sospensione di 90 giorni che potrebbe servire per trovare una via di uscita, ma al momento si fatica a capire quale possa essere: un accordo con gli
Stati Uniti o un nuovo sistema operativo pronto per l’autunno sul cui successo gravitano molte incognite? Le conseguenze sono già pesanti per Huawei, alla quale manca anche il supporto di Arm, le cui architetture sono usate per
i chip Kirin per gli smartphone; Intel, Qualcomm, Xilinx e Broadcom. Gli operatori hanno frenato le vendite in Inghilterra
e Giappone. Sempre in Giappone Amazon ha deciso lo stop alla commercializzazione dei prodotti Huawei.
L’ambigua apertura di Trump
In tutto questo ieri Trump, forse per tranquillizzare i mercati, reduci da un nuovo sell-off, o forse per indicare che è disposto
ad ammorbidire la linea dura, non ha escluso che Huawei possa essere inclusa in un accordo commerciale ipotetico con la Cina,
anche se l’azienda rappresenta «qualcosa di molto pericoloso da un punto di vista della sicurezza». «Francamente, non sono
sicuro del significato delle parole di Trump» ha risposto il portavoce del ministero degli Esteri cinese.
L’apertura americana dà credito a chi dice che l’attacco Huawei è soprattutto uno strumento negoziale usato dagli Stati Uniti nella trattativa con la Cina. Ma come si risolvono le accuse di spionaggio? Intanto i giorni passano e i consumatori sono disorientati nell’acquisto di nuovi smartphone o nelle garanzie sui futuri aggiornamenti, qui il nostro domande e risposte per quanto si può dire finora.
L’impatto su Huawei in Europa
Le conseguenze sul business dell’azienda si faranno sentire, anche se l’esito di questi giorni frenetici dovesse essere un
accordo. Charles Shum, analista di Bloomberg, ha scritto che la rimozione della licenza Android avrà un impatto pesante sul
business di Huawei fuori dalla Cina. Nel Paese nativo l’azienda ha sistema operativo Android ma nella versione base, con altri
negozi di applicazioni e nessun accesso ai servizi Google dal 2009. L’affaire Google dunque non dovrebbe avere conseguenze
sul business nel Paese, che dai dati di bilancio del 2018 vale il 51,6% dei ricavi. E nemmeno negli Stati Uniti, dove Huawei
è sostanzialmente assente.
Huawei ha venduto 101 milioni di telefoni Android fuori dalla Cina, il 49% del totale (Idc). L’impatto è rilevante sull’Europa, che conta il 28,4%. Più precisamente è l’area Emea (Europa, Medio Oriente e Africa), ma l’Europa fa la parte del leone soprattutto sugli smartphone. La divisione prodotti per l’azienda, complessivamente, vale ormai il 45,1% dei giro di affari ed è cresciuta del 50% nel 2018. Il 2019 sarà molto più difficile: la vicenda Google fuori dalla Cina «potrebbe dimezzare le vendite mobile del 50%», scrive l’analista di Bloomberg.
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