Dopo le arance e il caffè è la volta del grano: la carta usa e getta, fazzolettini in primis, tenta di farsi sostenibile all'origine,
ovvero sostituendo l'uso di cellulosa con scarti di materie agricole. E la paglia di grano è la nuova frontiera. La sta sperimentando
Essity, azienda già nota come Sca, che produce brand tra i quali Tena, Nuvenia, Tempo. È il loro modo di tuffarsi nell'era
dell'economia circolare.
Tutolo del mais, pastazzo di agrumi e scarti del caffè sono già in fase avanzata di utilizzo, anche grazie alla collaborazione
avviata da Essity Italia con la cartiera Favini che, da tempo, ha lanciato sul mercato il marchio Crash.
La vera novità è rappresentata dagli scarti del grano per farne sostituto degno della cellulosa. Essity , azienda svedese quotata alla Borsa di Stoccolma, sta infatti avviando nel cuore della Germania (a Mannheim) uno stabilimento per la lavorazione della paglia da grano. Il progetto, ancora in fase di test, prende il nome di Phoenix Process. La tecnologia si deve a una realtà americana, la Sustainable fiber technology (Sft), che per il momento – essendo in piena fase di test - non rilascia dati sull'effettivo risultato della carta che ne deriverà. Ma entro il 2020 si dovrebbe iniziare a produrre a livello industriale.
I presupposti fanno, comunque, ben sperare, a tutto vantaggio della salvaguardia degli alberi. Un progetto friendly anche per il consumatore, perché pare che la carta creata con questo metodo sia bianca (senza interventi chimici), morbida e forte, paragonabile al tissue ottenuto dalla pura cellulosa.
L'investimento di circa 37 milioni di euro prevede poi anche la delocalizzazione su altre country. E da quanto anticipa Massimo Minaudo, amministratore delegato di Essity Italia, gli stabilimenti toscani di Collodi, Porcari, Altopascio sarebbero in pole position per la lavorazione degli scarti di grano provenienti dalle campagne italiane. Il “chilometro zero” sarà, infatti, un altro aspetto interessante legato alla sostenibilità della nuova produzione di carta usa e getta. Il progetto punta al risparmio dell'acqua in fase di produzione (quanto meno, però, non è ancora dato sapere) e sarà anche possibile l'utilizzo dell'ulteriore scarto che deriverà dalla produzione: un fertilizzante biologico.
Certo la carta da paglia di grano dovrà anche superare la certificazione Food Contact. «Arancia, mais e caffè hanno già questa certificazione» spiega Vittorio Belluci, responsabile del sito produttivo di Essity a Collodi che però specifica come al momento siano polpe utilizzate solo al 15% nell'impasto dei loro prodotti. «Per questo continuiamo a cercare nuove strade – aggiunge -, e anche a scartarne: kiwi e vitigno, per esempio, non hanno ottenuto l'idoneità al contatto con i cibi. Mentre, dal Costa Rica si sta valutando l'uso delle potature da piante di banano e ananas». Anche la canapa è tenuta sotto stretta osservazione da Essity. I tempi sono maturi per lasciare riposare in pace gli alberi. Magari non tutti, ma molti.
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