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Il riconoscimento facciale salverà il maiale (ma anche le vacche)

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Il riconoscimento facciale salverà il maiale (ma anche le vacche)

Reuters
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Il riconoscimento facciale salverà il maiale in agrodolce. Nell'anno del maiale, cominciato lo scorso febbraio, centinaia di milioni di suini cinesi saranno esaminati da sistemi di intelligenza artificiale per monitorare la loro salute. Quest'invasione della privacy suina è volta a contrastare la diffusione della peste suina africana che la scorsa primavera ha colpito 200 milioni di capi nella Repubblica popolare con perdite di produzione medie del 30% e punte del 50% in alcune regioni, secondo le stime di Rabobank.

La malattia, che ha creato allarme in Europa lo scorso autunno e per anni è stata endemica anche in Sardegna, può distruggere interi allvamenti perché non ha cura né vaccino. Per Pechino l'epidemia è una vera e propria emergenza nazionale poiché la Cina è il primo produttore di maiali con circa 400 milioni di nuovi capi l'anno e i suoi 50 milioni di allevamenti sono una risorsa strategica sia per l'occupazione che per la sicurezza alimentare. La carne di maiale, di cui i cinesi sono i primi consumatori mondiali, è infatti la principale fonte di proteine animali nella cucina locale. Un'epidemia prolungata potrebbe causare un'impennata dei prezzi e un consistente danno agli export di Pechino .

I giganti tecnologici cinesi hanno colto la palla al balzo proponendo sistemi che, grazie ad algoritmi di riconoscimento facciale basati su intelligenza artificiale e big data, promettono di aiutare gli allevatori non solo a identificare precocemente gli animali malati permettendo di isolarli tempestivamente, ma anche di abbattere i costi di alimentazione, aumentare i tassi di riproduzione riconoscendo l'entrata in calore delle scrofe e contenere le morti accidentali.

JD.com, la rivale cinese di Amazon e pioniere nei sistemi di riconoscimento facciale e nella consegne con droni sta perfezionando un software in grado di identificare un animale malato e suggerire alcune possibili cause in un allevamento della provincia di Hebei, intorno alla capitale, in collaborazione con l'Università di Pechino. L'azienda ha spiegato che gli algoritmi dedicati agli animali sono analoghi a quelli usati per l'uomo e, una volta identificato un capo affetto, il sistema informa l'allevatore direttamente sullo smartphone suggerendo un trattamento.

AliBaba combina i sistemi di riconoscimento facciale con dei wearable dotati di sensori che permettono di tracciare tutte le attività dell'animale già utilizzati dal Tequ Group, uno dei maggiori produttori nazionali, nei suoi allevamenti del Sichuan nel Sud Ovest del paese. Nel gioco sono entrati anche aziende più piccole come Yingzi, che a Guangzhou, nel Sud del paese ha già presentato il prototipo di allevamento di maiali del futuro e sta sviluppando un database con milioni di immagini di musi di suino prezioso per il machine learning.

L'Europa non si deve, per fortuna, confrontare con un'emergenza così drammatica, ma anche qui il settore zootecnico sta evolvendo. La startup olandese Connecterra ha sviluppato Ida (Intelligent Dairy farmer's Assistant), un assistente virtuale basato sulla piattaforma open source di machine learning Tensor Flow sviluppata da Google. Ida, commercializzato in Spagna e Germania ma non ancora in Italia, è in grado di tracciare l'attività delle vacche da latte per capire, attraverso i sensori di un collare, se l'animale si muove, sta mangiando, ruminando o bevendo, identificando problemi di salute per gli animali, come zoppie e mastiti, prima che diventino critiche.

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