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La Cina ora minaccia Android: Oppo e Xiaomi testano il sistema operativo di…

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Servizio |la «guerra fredda» tecnologica

La Cina ora minaccia Android: Oppo e Xiaomi testano il sistema operativo di Huawei

Se deve essere guerra, siamo pronti a combatterla. Il non detto più tangibile, filtrato dalla Cina (e da Huawei, in particolar modo) dopo il famigerato “ban” firmato Donald Trump, sembrava un po' questo. La conseguenza più clamorosa fin qui registrata è di certo lo stop alle licenze Android per Huawei. Un terremoto che ha dato uno scossone importante al mondo tecnologico, e che potrebbe aver ripercussioni sull’intera industria. Adesso, però, si registra la contromossa cinese. E non è per niente banale.

Secondo Global Times, giornale cinese controllato dal quotidiano ufficiale del partito comunista (il People's Daily), non solo Huawei sarebbe pronta a portare sul mercato un sistema operativo proprietario, chiamato Hongmeng. Ma addirittura le aziende cinesi più importanti, come Vivo, Tencent, Xiaomi e Oppo, sarebbero state invitate a testarlo. Una mossa che, se la frattura fra Usa e Cina diventasse insanabile, potrebbe dunque muovere un miliardo di utenti, aprendo una nuova competizione globale incentrata sui sistemi operativi per smartphone.

La minaccia cinese
Questa notizia, è giusto precisarlo, non trova per ora conferme ufficiali. Ma i canali che la stanno spingendo in queste ore, raccontano una cosa abbastanza chiara: il governo cinese vuole mettere pressione agli Stati Uniti. E lo fa veicolando un messaggio che suona più o meno così: da queste parti abbiamo un sistema operativo pronto, al quale stiamo lavorando da mesi, e lo stanno già testando i nostri più importanti produttori di smartphone. Un allarme in piena regola. Soprattutto per Google, che proprio grazie ai produttori cinesi ha conquistato una leadership – quella di Android – senza rivali. Sempre secondo Global Times, il rilascio di Hongmeng potrebbe coincidere con l’uscita di Huawei P40, prevista per la primavera del 2020.

Di cosa si tratta
È oggettivamente difficile, oggi, azzardare ipotesi su come possa essere questo eventuale nuovo sistema operativo di Huawei. E quanto sarà in grado di contrastare Android. Di certo, un'eventuale imposizione del governo cinese alle sue aziende di evitare rapporti commerciali con Google (che poi è quello che ha fatto Trump con Huawei), cambierebbe le carte in tavola nel giro di poche settimane. Dal punto di vista tecnologico, però, rimangono grossi interrogativi. Dubbi che solo un lancio ufficiale di Hongmeng potrebbe dipanare. Di certo, nella sua storia più o meno decennale di smartphone, Huawei non ha mai eccelso per customizzazioni software. “Emui”, l’interfaccia utente basata su Android della casa cinese, è la cosa che forse riesce meno a Huawei. Un sistema operativo proprietario, dunque, andrebbe valutato. Ma nel bel mezzo di una quasi guerra fredda fra due Stati, quello che conta sono i numeri, i divieti, gli obblighi commerciali. E in questo caso la qualità di un prodotto passa in secondo piano.

Due mondi autonomi
Se la Cina è pronta ad affrontare a muso duro la posizione di Trump, quella che si prospetta è una realtà tecnologica molto diversa da quella attuale. Fino a oggi il binomio Cina-Usa ha funzionato bene: da una parte la produzione hardware a costi contenuti, dall’altra la progettazione e l’ingegnerizzazione software. Adesso, invece, i due Paesi rischiano di trovarsi in posizioni di conflitto, e l’industria tecnologica potrebbe trovarsi a lavorare in due mondi separati. Le aziende americane, come Apple, potrebbero (e in parte lo stanno già facendo), spostare la produzione in India. Quelle cinesi, invece, si troverebbero senza Android ma con un sistema operativo proprietario. Saranno mesi complicati.

Il calo di Huawei
Intanto, le pressioni del governo Usa sembrano pesare sulle vendite di Huawei, che rinvia l’obiettivo di diventare il primo costruttore mondiale di smartphone. Il sorpasso di Samsung era atteso alla fine di quest'anno, ma circostanze «inattese» hanno cambiato le carte in tavola, e ora per agguantare la medaglia d’oro «servirà un pò più di tempo», ha detto il chief strategy officer di Huawei, Shao Yang, parlando al Ces in corso a Shanghai.
«Se non avessimo incontrato nulla di inaspettato, saremmo diventati il numero uno al mondo entro il quarto trimestre - ha detto Shao - Ma ora dobbiamo aspettare ancora un po' per raggiungere questo obiettivo», ha aggiunto senza riferirsi direttamente al presidente Usa Donald Trump né alla guerra commerciale in corso. Secondo gli analisti di Gartner, nel primo trimestre 2019 Samsung ha venduto 71,6 milioni di smartphone, Huawei 58,4 milioni e Apple 44,56 milioni.

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