Basterebbero il fiume Luangwa in Zambia, le Cascate Vittoria in Zimbabwe, e il delta dell'Okavango in Botswana a definire questo uno dei viaggi più belli del mondo, una di quelle esperienze da fare almeno una volta nella vita. Ma a renderlo ancora più speciale è la prospettiva: dall'alto. Sì, perché l'incredibile e spettacolare sgroppata africana, che parte dalla Namibia e arriva in Tanzania, facendo tappa in Botswana, Zimbabwe, Zambia, è resa unica - e possibile in soli 13 giorni - perché è realizzata a bordo di un piccolo aereo (un cessna 280 gran caravan) che porta al massimo 12 persone, pilota compreso.
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Un viaggio nei luoghi della leggenda di Karen Blixen e Wilbur Smith che permette, dall'alto, di avere una visione d'insieme della savana, dei fiumi, del deserto, lasciando nella mente, e nel cuore, immagini e ricordi indelebili. E che, per ogni tappa, prevede il soggiorno nei lodge ed escursioni in fuoristrada, a piedi, in barca per ammirare da vicino la natura e gli animali del Continente Nero. Safari e voli si alternano così per giorni, in una dimensione magica, che pare quasi sospesa nel tempo. E i voli sono volutamente brevi, proprio per lasciare ampio spazio all'esperienza a terra, per impossessarsi e vivere da dentro quel particolare luogo che ha fatto sognare dall'alto.
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Si parte dalla Namibia, con il sorvolo delle gigantesche dune – alte fino a 300 metri - che si gettano nell'Oceano Atlantico lungo la Skeleton Coast, per passare poi alle nere montagne di basalto del Damaraland e al deserto di sabbia e pietra del Kaokoland, bordato dal fiume Kunene, proprio al confine con l'Angola.
Quindi il Botswana con il suo delta. Qui ieri, due milioni di anni fa, l'Okavango era un fiume che sfociava nel lago più esteso dell'Africa, il Makdakdigadi. Oggi, il lago si è prosciugato. E il grande fiume si esaurisce nel deserto del Kalahari, aprendosi a ventaglio nella depressione di sabbie e di savana, formando un delta di 22 mila chilometri quadrati. Un mare incontaminato che oggi è diventato come l'Arca di Noè: un'ancora di salvezza. Per animali e natura. Leoni, giaguari, leopardi, elefanti, ippopotami, coccodrilli, gazzelle, scimmie, struzzi, aquile, aironi si sono rifugiati nelle foreste di Kasane, Kazume e Maikaelelo, nelle acque dei grandi fiumi Chobe e Linyanti, tra le sabbie dell'infuocato deserto del Kalahari, tra i canneti, i papiri e le ninfee dell'immenso delta dell'Okavango, il più grande delta interno del mondo. Sul suo territorio vivono libere 164 specie di mammiferi, 550 di uccelli, 157 di rettili, 38 di anfibi; e crescono rigogliose 3mila specie di piante. Un intrico di canali, un rincorrersi di linee e disegni da esplorare a bordo dei mokoro, lunghe canoe che si infilano tra i mille rivoli d'acqua. Mentre è proprio a bordo dell'aereo che si riesce ad avere un'idea della spettacolarità della regione e a gustare tutti insieme, con un unico colpo d'occhio, i colori del delta: i verdi della savana e dei papiri, i marrone dei canneti, i blu dei fili d'acqua che si perdono nella terra.
Ed è sempre dall'aereo che si avvistano gli spruzzi giganteschi del Mosy oa Tunya, il "Fumo che tuona": vale a dire, le Cascate Vittoria. Sono in Zimbabwe, ma proprio sul confine con Zambia e Botswana. Un nome il loro che è una giusta definizione per descrivere lo spettacolare effetto che creano. Qui il fiume Zambesi fa un salto di oltre cento metri e raggiunge i 1700 metri di larghezza. Un muro enorme di zampilli si alza dalla ferita nella terra e infradicia completamente tutti quelli che si avvicinano troppo al salto mozzafiato. Esiste infatti un comodo sentiero che raggiunge le cascate e consente di ammirarle da più punti: parte dall'alto e, costeggiando la spaccatura, arriva quasi fino in fondo al letto del fiume. Lungo il viottolo si incontrano panchine di legno dove riposare, e la statua del grande esploratore inglese Johnathan Livingstone, il primo europeo che nel 1855 scoprì le cascate. E che per descriverle scrisse: «perfino gli angeli in volo si fermerebbero ad ammirare uno spettacolo come questo».
Tocca poi agli animali forse più buffi, ma anche più pericolosi, delle savane africane: gli ippopotami. Il loro regno assoluto si trova in Zambia, all'interno del parco del South Luangwa, uno dei più grandi e ricchi di animali dell'Africa Australe. Dominato da boschi di piante secolari, è attraversato dal fiume Luangwa. Ed è qui, nelle sue acque tranquille, tra meandri e banchi di sabbia, che vivono indisturbati migliaia di ippopotami (e di coccodrilli). Bestioni che possono raggiungere anche le tre tonnellate e che si accalcano uno accanto all'altro, emettendo versi fortissimi. Una popolazione talmente impressionante che, in alcuni punti, sembra occupare totalmente il letto del fiume. Ma attenzione a non farvi ingannare dal loro aspetto placido. Gli ippopotami sono molto aggressivi, velocissimi sia in acqua sia sulla terra. A causa della loro gigantesca mole e della forza sbalorditiva, sono considerati tra i più pericolosi animali della terra. E in Africa sono temuti molto più dei leoni.
Infine la Tanzania. Nel sud del Paese si trova un parco ancora selvaggio e incontaminato. Proprio perché difficile da raggiungere, è rimasto tagliato fuori dai grandi flussi del turismo: il Ruaha. Istituito nel 1964, è il secondo parco naturale più grande della Tanzania e si estende per circa diecimila chilometri quadrati. Deve il suo nome al Great Ruaha, fiume che ne disegna il confine orientale e celebre per le sue gole spettacolari, da ammirare dall'alto dell'aereo, tutte in un fiato. Per non dimenticare poi i suoi animali, che rappresentano il meglio della fauna selvaggia africana: elefanti, bufali, zebre, gnu, antilopi, giraffe, facoceri, scimmie, leoni, leopardi, ghepardi, licaoni, iene e, naturalmente, oltre 370 specie diverse di uccelli, molti dei quali vivono solo qui.
E per chi non volesse mettere la parola fine a questa infinita trasvolata africana, il viaggio può continuare verso nordest. Esattamente nello stesso modo, tra safari, voli ed escursioni. Si parte dalla Tanzania, facendo tappa al Parco Serengeti e sorvolando il Kilimanjaro, il cratere di Ngorongoro e l'Ol Doinyo Lengai, vulcano che è la montagna sacra ai Masai; quindi l'Uganda, il Lago Vittoria e i Monti Virunga con i gorilla di montagna, la Rift Valley, il Lago Turkana e le sorgenti del Nilo, per arrivare in Etiopia ad Addis Abeba, su fino a Gondar e alle chiese copte scavate nella roccia di Lalibela.
22 dicembre 2011 aggiornato al 18 aprile 2012
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