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La Villa del ‘Negromante'

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La Villa del ‘Negromante'

Fonte Corbis
Fonte Corbis

"Per trasmettere tutti gli elementi della pazzia del principe di Palagonia, eccone l'elenco. Uomini: mendicanti dei due sessi, spagnuoli e spagnuole, mori, turchi, gobbi, deformi di tutti i generi, nani, musicanti, pulcinella, soldati vestiti all'antica, dei e dee, costumi francesi antichi, soldati con giberne e uose, esseri mitologici con aggiunte comiche. Bestie: parti isolate delle stesse, cavalli con mani d'uomo, corpi umani con teste equine, scimmie deformi, numerosi draghi e serpenti, zampe svariatissime e figure di ogni genere, sdoppiamenti e scambi di teste.
Vasi: tutte le varietà di mostri e di cartocci che terminano in pance di vasi e piedistalli […]"

Da un frammento di: "Viaggio in Italia", di Johann Wolfgang von Goethe

La Villa fu costruita nel 1715 per intenzione del V^ Principe di Palagonia, Don Ferdinando Gravina e Crujllas, e progettata dall'architetto, nonché frate domenicano, Tommaso Maria Napoli assistito da Agatino Daidone.

Tuttavia, più tardi, alla morte del Principe, è il marchio novativo, controcorrente, di capriccio umbratile, del nipote Francesco Ferdinando di Gravia e Alliata, settimo Principe di Palagonia, detto il "Negromante", che la costruzione si completa dei suoi elementi mostruosi e disarmonici, e pure deformi.

Nel complesso essa appare come il concretarsi di una fiaba nera che però si svincola, con una frenesia lirica dell'architettura, attraverso una trama ingegnata. Questo allontanamento che sembra confondere, invece permette l'immissione in un fantomatico labirinto dominato da una nutriente contro-logica tipica di un Incubo, realizzandosi infatti sin dal principio: il cancello in prossimità dell'ingresso alla costruzione, puntuto alla sommità, è sorvegliato da due figure quasi giullaresche che si muovono diversamente; l'una con le braccia sulla testa, ridente; l'altra al petto, con le braccia intrecciate.

Quel fecondo caos che già l'inizio della Villa concede, non si interrompe. Renato Guttuso ne trasse ispirazione.

Sul muro di cinta si susseguono, tutt'attorno, per citarne alcuni, in una lunga scena frenetica che avrebbe reso in pittura Bosch: mori, nani, musicanti caprini, dame, cavalieri, animali e uomini insieme, soldati impazzati quasi sbucati da un sonno inquieto, diavoli cornuti, teste di capricorni ridenti, donne dalle cui braccia scaturiscono mitiche bestialità, piccoli uomini che montano draghi con una smorfia dolorante all'insù.

Dal cortile, dove sorge centrata una fontana in pietra tufacea (come del resto lo sono le altre statue), si sale lungo una delle rampe dello scalone sino a giungere al cospetto del portone centrale. Ci si introduce nel vestibolo ellittico dove figurano in affreschi le fatiche di Ercole (Ercole ed il leone nemeo, Ercole ed il cinghiale d'Erimanto, Ercole e l'idra di Lerna, Ercole e la cerva di Cerinea), da lì s'accede alla Sala degli specchi. Distribuiti quest'ultimi in quasi ogni spazio, con la precisa intenzione di disturbare l'ospite affinché il fenomeno della moltiplicazione della propria persona si compia e si comprenda.

Ciò è preannunciato altresì dal suggerimento scritto sopra la porta d'accesso alla Sala: "specchiati in quei cristalli e nell'istessa magnificenza sincolar contempla di fralezza mortal l'immago espressa".
Un suggerimento che avrebbe potuto trascrivere lo stesso scrittore Jorge Luis Borges (ricordiamo a tal ragione che scrisse: "Il libro degli esseri immaginari"), il quale fece davvero visita alla Villa.

Leggenda racconta che le donne non dovevano fissare le statue perché la sola guardata avrebbe provocato il parto di mostri.

Infine, una volta introdottisi nella cappella privata, esterna (e al cui esterno sono disseminate le spaventevoli figure tufacee), dove trona all'entrata, una Madonna alla quale si accostano piccoli angeli, si presenta agli occhi un esempio artistico di immaginario sconfinante, presumibilmente trattandosi di una trasfigurazione artistica della devozione fideistica del "Negromante".

Infatti, ai piedi del Cristo Crocifisso, che pende giacché collegato alla volta della Chiesa attraverso un gancio, un uomo inginocchiato, che per rassomiglianza dovrebbe esser il Principe stesso, è dipendente con una catenella all'ombelico del Cristo stesso.

Informazioni per visitare la Villa: http://www.villapalagonia.it/servizi/servizi.html

Un'interessante intervista a Ferdinando Scianna (importante fotografo bagherese), il quale accompagnò J.L. Borges nella Villa: http://www.nuoviargomenti.net/poesie/scianna-il-mio-viaggio-tra-immagine-e-parola/

17 settembre 2015

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