«In casi sistemici in cui l'intervento dello Stato sia necessario, le regole Ue sugli aiuti di stato dovrebbero essere applicate in modo flessibile come permesso, riconoscendo che la corretta determinazione di “prezzi di mercato” è difficile senza un mercato funzionante». E' quanto sostiene il Fondo monetario internazionale nel rapporto Articolo IV redatto a conclusione della missione annuale di monitoraggio nell'Eurozona.
Il Fmi loda indirettamente il Fondo Atlante, lo strumento creato in Italia nel settore privato per facilitare la ricapitalizzazione e la gestione dei prestiti in sofferenza degli istituti di credito. L'istituto di Washington spiega infatti che «l'esperienza internazionale suggerisce che compagnie di asset management sostenute dal pubblico e dal privato possono giocare un ruolo nell'attivare il mercato dei crediti deteriorati facilitandone la vendita a investitori specializzati». Secondo l'Fmi quelle compagnie di asset management «dovrebbero essere aperte alla partecipazione straniera, incluse istituzioni pan-europee che potrebbero assistere nella governance e nei finanziamenti». Secondo l'istituzione guidata da Christine Lagarde, «riforme più stringenti sulla vigilanza e le insolvenze dovrebbero essere accompagnate da misure per sviluppare i mercati dei crediti in sofferenza al fine di facilitare lo smaltimento dei non performing loans».
Sebbene le banche italiane siano in media redditizie (con un RoE netto dello 0,7%), alcune delle 15 istituzioni di credito incluse in un'analisi del Fondo (equivalenti al 15% circa del settore bancario in termini di prestiti totali in circolazione) incorrerebbero in perdite dalla concessione di nuovi prestiti a causa di costi relativamente alti della gestione dei rischi. Secondo l'istituto, la politica accomodante della Banca centrale europea «migliorerà la redditività delle banche ma alcune banche italiane piccole continueranno a registrare perdite». Per il Fondo «la concessione di prestiti resterà non redditizia per cinque banche italiane (equivalenti al 7% del volume complessivo di prestiti delle banche considerate nell'analisi)». Nel suo scenario di base, il Fondo ipotizza che «la concessione di nuovi prestiti in una ripresa economica graduale resti redditizia nel breve termine».
Il Fondo spiega che in base al suo scenario di base «le banche creerebbero profitti da ogni concessione di prestiti nei prossimi cinque anni, con un RoE medio del 3,8%, anche ipotizzando accantonamenti conservativi per perdite ipotetiche future. Tuttavia, il costo di accantonamenti aggiuntivi di prestiti già emessi resterà un peso considerevole alla redditività attesa». Immaginando invece scenari caratterizzati da stagnazione e una frenata dell'economia, il RoE netto in media scenderebbe rispettivamente allo 0,9% e a un -5,5 per cento.
(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)
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