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Ultima curva per la fusione Wind-3 Italia

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Ultima curva per la fusione Wind-3 Italia

Se non ci saranno sorprese il redde rationem del mercato mobile delle tlc in Italia avverrà nella seconda metà del 2017. Sarà allora che Iliad – società francese che fa capo a Xavier Niel e che è stata scelta da Vimpelcom e Ck Hutchison per l’acquisizione delle attività che compongono i rimedi per ottenere l’ok della Ue alla fusione di Wind e 3 Italia - a quanto ricostruito dal Sole 24 Ore con ogni probabilità inizierà a vendere sul mercato italiano. Dapprima in roaming, poi con infrastruttura propria che arriverà alla copertura totale del territorio nazionale (75% della popolazione e il 100% con il Ran sharing, la condivisione della rete) entro il 2020-2021. E all’inizio si partirà dalle aree più popolose e remunerative.

La fusione fra Wind e 3 Italia è all’ultima curva. Fastweb ha però chiesto alla Ue di sottoporre il piano Iliad a consultazione di mercato. La controllata italiana di Swisscom, che ha conteso a Iliad fino all’ultimo il posto di “remedy taker”, gioca così il tutto per tutto. Del resto il suo progetto, come quello dei francesi, è stato ritenuto idoneo dalla Commissione Ue. Da qui la richiesta, per puntare a dimostrare una prospettiva più solida quanto a investimenti e sviluppo.

Quello di Fastweb ha tuttavia i tratti dell’ultimo tentativo per capovolgere un quadro che, forse per la prima volta da quando si è partiti lo scorso agosto, appare in discesa. La Commissione Ue si è presa tempo fino all’8 settembre per decidere e l’accordo fra Vimpelcom e Ck Hutchison da una parte e Iliad dall’altra è stato voluto dalle due società proprio per mettere il merger quanto più possibile al sicuro. Un accordo necessario perché la Commissione Ue non avrebbe accettato la riduzione del numero di operatori. E così dai 15 soggetti ritenuti potenzialmente interessati e contattati a inizio marzo per acquisire asset e subentrare come nuovo operatore mobile strutturato (fra di essi Deutsche Telekom, Telefónica, Orange, America Movil) la rosa si è ristretta (Fastweb, Tiscali, Iliad, Digicel e Sky Plc) fino ad arrivare a un testa a testa fra Fastweb e Iliad. La proposta iniziale di Fastweb prevedeva una copertura del 50% della popolazione, poi portata al 100 per cento. Iliad è partita subito con il 100% e con più soldi sulla parte di volumi di traffico roaming da acquistare. La Commissione non ha mai segnalato una preferenza. La scelta di Vimpelcom e Ck Hutchison è però caduta su Iliad, ritenuta dalle società anche espressione di una proposta più vicina ai desiderata della Commissione.

Cosa succederà ora? Fino alla decisione della Ue non si muoverà nulla. Dopo il placet – l’ipotesi più probabile - inizierà il percorso di integrazione con un orizzonte attorno ai due anni e mezzo. La legal entity della società, guidata dall’attuale ceo di Wind Maximo Ibarra, dovrebbe prendere forma a inizio 2017. Prima di allora occorrerà il nulla osta dal Mise sul tema frequenze. I dipendenti in tutto sono 9.500 e quello sarà un capitolo delicato. Ma se ne parlerà nel 2017 come della scelta su marchio o marchi commerciali del futuro.

A partire da subito si inizierà a lavorare per un network e sistemi informatici unici. Una parte dei siti (oggi ce ne sono circa 26mila) non saranno necessari e saranno dismessi per entrare nelle disponibilità del nuovo entrante. Ma si inizierà nella seconda parte del 2017. Intanto però la compagnia francese potrà partire grazie agli accordi di roaming. È solo da allora che il mercato inizierà a fare i conti con lo “spauracchio Free”. Che però entra in un mercato profondamente diverso da quello francese, con Arpu molto più basso (sui 12 euro). Resta il dubbio: non era meglio lasciar perdere se tutta l’operazione doveva poi portare all’ingresso di un operatore aggressivo come Iliad? Il significativo debito targato Sawiris (Wind) e la contenuta penetrazione di mercato e i non soddisfacenti flussi di cassa (3 Italia), hanno di fatto convinto Ck Hutchison e Vimpelcom dell’assenza di alternative.

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