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Sul cammino di Santa Barbara, ottomila anni di storia in 400 km

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Sul cammino di Santa Barbara, ottomila anni di storia in 400 km

Non solo fede. Ma anche turismo, seppure alternativo, tra archeologia mineraria, architettura industriale e ambiente. Questo è quanto offrono i quattrocento chilometri da percorrere a piedi lungo il Sulcis Iglesiente Guspinese, attraverso 24 comuni, se si seguono i sentieri battuti dai minatori “dal neolitico al novecento”.

Non è certo un caso che, spostandosi lungo il Cammino di Santa Barbara, questo il nome del percorso che ha ottenuto anche il riconoscimento del ministero dei Beni culturali che l'ha inserito nel primo elenco dell'Atlante digitale dei Cammini italiani, ci si trovi davanti al mare cristallino di Sant'Antioco, oppure (a una quarantina di chilometri di distanza) di fronte al faraglione di Pan di Zucchero sopra le rocce a picco sul mare di Masua. O ancora, sulle dune di sabbia bianca di Piscinas, o in una chiesa, dedicata a Santa Barbara, edificata nel villaggio di Arenas oggi disabitato. O magari, spostandosi di una cinquantina di chilometri nei sentieri che attraversano le foreste (Marganai e Villacidro). E può capitare di trovarsi (a Montevecchio) davanti a edifici in stile liberty che custodiscono vecchi impianti minerari e industriali.

Un percorso (studiato, progettato e realizzato in sei anni da un gruppo di studiosi e tecnici) che riunisce una storia di ottomila anni: “dal neolitico al 900” “alla scoperta della Sardegna sud-occidentale, nel nome della patrona dei minatori le cui chiesette si possono trovare lungo l'intero percorso”.

«Ci abbiamo messo sei anni per ci abbiamo impiegato sei anni dall'ideazione all'attuazione del progetto – spiega Giampiero Pinna, geologo, ideatore del progetto e presidente della Fondazione per il cammino minerario di Santa Barbara -.

Oggi, dopo tutte le tappe, si sta lavorando per la diffusione e per la valorizzazione. C'è da dire che questo cammino recupera il patrimonio storico e culturale di tutto un territorio». Ad accompagnare i turisti in questo percorso che si sviluppa “per quasi il 75% del percorso” su sentieri, mulattiere, carrarecce, vecchie piste ferrate e ferrovie ormai dismesse (usate nella seconda metà dell'ottocento per il trasporto dei materiali destinati alla metallurgia”), e strade carrabili sterrate, (il restante 25% è costituito dalle strade lastricate e i centri urbani e da brevi tratti extraurbani con fondo in asfalto) c'è poi la Guida ufficiale “Il cammino minerario di Santa Barbara” in cui si ricostruiscono le 16 tappe che caratterizzano i 400 chilometri di percorso.

All'interno anche le informazioni sui luoghi dove dormire o fermarsi a mangiare e le descrizioni su tutto ciò che riguarda le aree che fanno parte del percorso: storia e tradizione, ma anche cultura e ambiente. All'orizzonte anche un programma di promozione (così come la manutenzione dei sentieri e dei tracciati) a cura della Fondazione che riesce a garantire e una serie di convenzioni con tutte le strutture e attività che sono presenti sul territorio e lungo l'itinerario. Per il viaggiatore prevista poi la “credenziale” che può essere richiesta sia sul sito del cammino all'indirizzo (il costo è di 2 euro più la spedizione, oppure al service point della Fondazione (piazza Municipio 1 a Iglesias) o ancora nei punti vendita del cammino. Con la credenziale anche la possibilità di agevolazioni nelle strutture di accoglienza convenzionale (ristorazione, musei e pernottamento).

Un percorso destinato a crescere, dato che in itinere ci sono una serie di studi e ricerche che riguardano il basso Sulcis e un vecchio percorso nuragico.

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