Di record in record, l'afflusso di turisti nel Caribe messicano mette sul tavolo cifre da capogiro. Nella sola “semana santa”, le nostre vacanze pasquali, lo Stato di Quintana Roo (dove si trovano le note Cancun, Playa del Carmen e Tulum) ha registrato oltre 900mila arrivi di turisti, con il quarto terminal dell'aeroporto di Cancun, di recente inaugurato, già a pieno regime e un ritmo di arrivi e partenze che è arrivato a 659 voli al giorno. Il giro d'affari turistico stimato nel solo periodo di Pasqua è di 726,7 milioni di dollari.
La Riviera Maya attrae da sola il 58% del turismo europeo in Messico, tuttavia i visitatori della Ue superano di poco la quota del 15% del totale dei turisti nell'area, dove si concentrano in particolare americani e canadesi, ma è previsto un aumento del 4% nel 2018. I voli diretti dall'Italia su Cancun viaggiano praticamente sempre pieni, a testimonianza dell'appeal crescente di questa meta nell'ambito dei grandi viaggi.
Ma come fare, per un italiano, a non incappare in uno standard turistico all'americana, approfittando di una settimana di vacanza da far rendere al meglio? E come cogliere le ultime novità in tema di offerta turistica di alto livello, in un litorale tappezzato di resort?
Ecco cinque cose da non saltare assolutamente nel programmare un viaggio nella Riviera Maya. Con una piccola parentesi: la meta non è certo nuova agli italiani d'eccellenza, tanto che lo stesso Federico Fellini, che viaggiò qui nel 1984, si innamorò della località presidiata dal sito archeologico maya a picco sul mare caraibico, che scrisse la sceneggiatura di “Viaggio a Tulum”, film che però non realizzò mai.
1-L'ultima perla alberghiera
Lusso di sostanza, adatto anche ai gusti europei, lontano dagli stereotipi americani di Cancun e con una forte attenzione all'eco-compatibilità. Il nuovissimo Trs Yucatan del Gruppo Palladium, per soli adulti, mantiene tutte le promesse. Se volete un maggiordomo privato disponibile 24 ore al giorno ma non invadente, se siete stanchi di cercare l'antipatica chiave a forma di carta di credito e non trovarla e preferite un discreto microchip che vi viene inserito al polso, se non volete pensare a cosa è incluso o cosa no nel vostro soggiorno, il Trs Yucatan è il posto giusto. E non solo per queste tre ragioni. Il resort è dotato solo di suite, di diverse tipologie e quindi con la scelta giusta per ogni gusto. Innanzitutto le 270 junior suite, dal design minimalista, i colori chiari del legno dalle forme incurvate e arrotondate. La vasca idromassaggio è in piena vista, talvolta al centro della suite, mentre le ampie docce sono nascoste in cubi di vetro a specchio. La domotica regna sovrana, tanto che, una volta impostato il tipo di illuminazione desiderato e la temperatura degli spazi, tutto funziona da solo: si accendono quando i sensori individuano qualcuno all'interno, si spengono appena uscite in terrazza o lasciate la suite. All'arrivo il maggiordomo vi farà scegliere tra diverse fragranze la vostra preferita, che vi accompagnerà per tutto il soggiorno. Potete ascoltare la vostra musica in collegamento Bluetooth con un interessante impianto sonoro, anche a volume elevato, senza dare fastidio ai vicini grazie all'insonorizzazione perfetta. Senza bisogno di esporre cartellini sulla porta (che peraltro non ha maniglie), il maggiordomo e le cameriere sapranno, dai sensori, se nella suite si trova qualcuno o se è libera. Va da sé che ci sono tutti i servizi di un cinque stelle, e più. Occhio alla dieta: ogni sera, al rientro in suite, vi aspettano dolci diversi, champagne e fiori. Le junior suite hanno la variante suite (ancora più spaziosa, 45 in tutto) e pool suite (90 junior e 18 suite), cioè dotate di una piccola piscina privata esterna. Da provare. Di tutt'altro genere, per chi non ama il design moderno, i Romance bungalow (22 in tutto): colori caldi, bagno separato e con una parte della doccia all'aperto, direttamente sulla laguna e i canali del complesso, dotati di canoa privata con cui arrivare direttamente al proprio piccolo “imbarcadero” in legno, con amaca e un grande divano rotondo waterfront. Per chi proprio vuole il top, nove Ambassador suite, disegnate su due livelli. Il rooftop è vista mare, con una grande piscina idromassaggio privata, privacy totale e un ampio divano rotondo rotante al centro, che non potrete non amare. Il Trs Yucatan ha un ristorante a buffet aperto praticamente sempre, ma sono da provare i ristoranti tematici, ognuno gestito da uno chef d'autore e dall'interior design esclusivo e differenziato. C'è il ristorante francese dal design elegante nei toni del bianco e quello italiano è il più elegante, in toni scuri (e si mangia bene), l'argentino è più informale, il messicano è direttamente vista mare. Poiché il Trs Yucatan si trova nel grande complesso dei Resorts Grand Palladium, gli ospiti possono poi vagare tra ristoranti e bar di tutta l'area (ma gli altri ospiti non possono entrare al Trs): 22 bar, altri nove ristoranti tematici e altri cinque a buffet. L'incredibile piscina infinity vista mare, nuovissima, va vista, inutile descriverla. Oltre a questa, altre due esclusive del Trs Yucatan con servizio di cameriere privato, una di acqua salata e altre cinque del resto del complesso. La Spa esclusiva Zentropia vale da sola un giorno intero di esperienze. L'accesso a tutta la gamma di aree che potete immaginare per una Spa è incluso, così come la grande palestra e i corsi nella sala climatizzata. Poi ci sono i massaggi nelle 16 sale, di cui alcune per coppie.
2- Rio Secreto
In una settimana non si può certo fare tutto ciò che la Riviera Maya offre. Se volete saltare i grandi parchi a tema, di solito molto affollati, e concentrarvi su una meraviglia della natura ad accesso limitato, su cui National Geographic ha realizzato il documentario Misterios del Inframundo, non potete perdere Rio Secreto, ubicato tra Playa del Carmen e il Trs Yucatan. Bisogna prenotare, perché l'accesso è limitato e si entra nelle incredibili grotte calcaree solo in piccoli gruppi e con una guida speleologica. Si cammina tra stalattiti e stalagmiti, si nuota, si passano alcuni momenti in totale oscurità. Da evitare solo se soffrite di claustrofobia, per alcuni brevi passaggi. Il resto è un vero viaggio nel tempo e nei giochi di luce e ombre. Il motto di Rio Secreto è “Beyond tourism”, oltre il turismo: tutta l'area è una grande zona protetta, di giungla e animali. Qui si muovono giaguari, diversi tipi di altri felini, scimmie ragno, formichieri, cervi…E sotto, un mondo magico. Non potete portare la macchina fotografica, nemmeno la GoPro.
3 - Tulum
In questo caso non si tratta certo di un luogo fuori dalle rotte turistiche, perché Tulum è diventata negli ultimi anni la “stella” di questa parte di Caribe. L'antica città maya a strapiombo sul mare turchese è forse una delle più fotografate del mondo, ma come perdersela? Nonostante il pullulare dei turisti il luogo resta magico. Un suggerimento. Cercate di arrivare per l'apertura (controllate gli orari, che cambiano a seconda della stagione), non venite con un tour organizzato ma contrattate una brava guida in loco: la visita può durare mezz’ora se non vi spiegano niente, ma due ore o tre ore se il vostro interlocutore è preparato. Finita la spiegazione della guida spingetevi lungo un piccolo sentiero che porta a sud, perché dopo pochi minuti di cammino vi troverete nelle condizioni di poter fare le fotografie più belle. Attenzione, non sono permessi i droni, a meno che non chiediate un lasciapassare speciale con qualche giorno di anticipo.
4- Cobà e i cenotes
Se in una settimana di vacanza non volete spingervi fino alla famosa Chichen Itza (circa tre ore da Playa del Carmen) che peraltro da quando è stata dichiarata Patrimonio dell'Umanità è sempre molto affollata, optate per Cobà. È un'area archeologica vastissima, immersa nella giungla ma non troppo lontana dai resort della Riviera Maya. Da Tulum, si raggiunge in 30 minuti. Qui il consiglio è di contrattare una guida privata che vi porti in giro su una specie di “risciò”, così eviterete estenuanti camminate e vi potrete concentrare sulla visita archeologica vera e propria. Cobà probabilmente deriva dalla parola maya Cob, cioè umidità. Nei dintorni c'è infatti una grande laguna, oltre a piccoli laghetti. Cobà è anche l'unico sito archeologico maya nella penisola dello Yucatan in cui è possibile scalare la piramide (a Chichen Itza è vietato) e la fatica (nonché la difficoltà, vista la pendenza) vale davvero la pena. Non perdetevi questa opportunità, se le vostre condizioni fisiche lo permettono: dall'alto di Nohoc Mul (questo il nome), a 42 metri sopra la giungla, la vista sopra la distesa di verde all'infinito è unica. Dopo aver visitato il sito archeologico, da non perdere la visita e un bagno in un “cenote” dei dintorni. Ce ne sono diversi, se amate un po' di adrenalina cimentatevi nel calarvi, con corde e imbracatura, da un'apertura sulla sommità dei cenotes più remoti. I cenotes sono incredibili laghi di acqua dolce cristallina che si sono formati nel territorio carsico della penisola dello Yucatan. Possono essere aperti, chiusi, piccoli o quasi cattedrali nel ventre della terra, ma ciò che li caratterizza sono soprattutto i giochi di luce turchese dovuti ai raggi del sole che penetrano nel sottosuolo da aperture più o meno grandi nella terra. Nella Riviera Maya ve ne sono a decine, per chi vuole tuffarsi dall'alto, per lo snorkeling, per le immersioni ricreative, fino ad arrivare alle immersioni tecniche e speleologiche. Una cosa è certa: non si può andarsene dalla Riviera Maya senza averne sperimentato almeno uno. Per gli antichi maya i cenotes (tz′ono′ot in maya, che significa pozzo sacro) erano luoghi sacri: in particolare, si tratterebbe dell'ingresso all'Inframundo, o Regno sotterraneo, Xibalbà in maya. Un tempo l'ingresso nei cenotes non era permesso a chiunque, solo i governanti e i sacerdoti potevano avere accesso a questi luoghi. Segreti e leggende sui cenotes intessono ancora oggi le narrazioni degli attuali maya, che vedrete molto difficilmente immergersi nelle acque di un cenote. Se avrete la fortuna di imbattervi in un cenote ancora poco turistico, o meglio privato, proverete una sensazione mistica, tra il silenzio della giungla circostante, le penombre del luogo e i suoni emessi dai “tok” o “toh”. Sono uccelli bellissimi, dal piumaggio turchese e verde e dalla lunga coda, che vivono esclusivamente in prossimità di un cenote, dove vanno ad abbeverarsi. Le antiche leggende maya dicono che quando un tok canta qualcuno morirà. Ma a livello più esoterico, secondo gli sciamani, i tok sono masse di energie che si posizionano, simboli di quel continuo cambiamento che è alla base della stessa religione maya (a proposito, i maya non hanno mai previsto la fine del mondo…).
5- Valladolid
Lo Stato di Quintana Roo non è paragonabile, in termini di tesori architettonici e storici, al resto del Messico, essendo stato relegato ai margini fino alla recente scoperta turistica per il suo mare incredibile. Tuttavia non si può andarsene dal Messico senza provare almeno per un giorno il gusto di una città coloniale. Per farlo, occorre spostarsi nel confinante Stato dello Yucatan, ma per chi non ha tempo di spingersi fino alla bellissima Merida, la Città Bianca, ad almeno tre ore e mezza da Playa del Carmen, la soluzione è l'affascinante e piccola Valladolid. E' un vero gioiello coloniale, uno dei “pueblos magicos” del Messico, raggiungibile in circa un paio d'ore dalla Riviera Maya. Fu fondata nel 1543 da Francisco de Montejo e mantiene, restaurati, gli edifici virreinali, i pavimenti in ceramiche d'epoca e un fascino dato dal turismo discreto. Il consiglio è girarla a piedi (non è grande), partendo dalla piazza principale con le tradizionali panchine degli innamorati. Da vedere, la Casa de la Cultura, con i gialli zafferano; la Iglesia de la Candelaria e da non perdere l'Ex Convento di San Bernardino da Siena. Immerso nella pace e nel silenzio, impressiona per i toni del rosa del suo interno, che sembrano strani se rapportati a un monastero e all'austerità dei tempi. La via che dal centro porta al Convento, Calzada de los Frailes, vale almeno un'ora, percorsa con tranquillità e curiosità. Ornata dalle case coloniali perfettamente restaurate, si sta affermando negli ultimi tempi come uno dei luoghi più chic dello Yucatan. Qui stanno aprendo piccoli hotel d'èlite, ma soprattutto boutique di artigianato d'autore e di capi di abbigliamento di stilisti che utilizzano i tessuti naturali locali per realizzare capi unici nei toni moderati del bianco e della terra, trasformando le classiche case coloniali in luoghi di interior design d'avanguardia.
Dopo la visita al Convento, c'è solo l'imbarazzo della scelta per un pasto in tono yucateco, che nulla ha a che vedere con i tex-mex che si trovano in Italia. Da provare assolutamente, i piatti a base di “mole”, una salsa fatta con spezie e con l'aggiunta di un po' di cacao. Ma anche i “panuchos”, i “papadzules”, i “tamales”, per finire con un “dulce de papaya” o, se siete fortunati, un “dulce de ciricote”.
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