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Onsen giapponesi, istruzioni per l’uso

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RITI IN ORIENTE

Onsen giapponesi, istruzioni per l’uso

Mikoku-yu onsen a Tokyo (Ap)
Mikoku-yu onsen a Tokyo (Ap)

Lavarsi accuratamente prima di fare il bagno. E farlo nudi in pubblico, anche perchè viene considerato poco igienico tenere il costume! Sono le due modalità controintuitive ma obbligatorie per fare una esperienza assolutamente da non perdere quando si visita il Giappone: quella dell'onsen, le caldissime terme giapponesi.

Se l'Italia può vantare una grande tradizione e diffusione delle terme, non può competere con il Giappone nel fare del bagno termale un elemento imprescindibile della civiltà nazionale. Nel Sol Levante, l'importanza culturale dell'onsen è enorme, come testimoniato dal trauma nazionale del 2014 quando si scoprì che in molti impianti l'acqua non usciva secondo natura dalla viscere della terra ma veniva “addizionata” con elementi chimici per farla apparire più “salutare”. Già nel 1585 il gesuita Luis Frois compilò un manuale di differenze tra giapponesi ed europei, elencando puntualmente quanto spesso i nipponici abbiano usanze contrarie alle nostre (nel Cinquecento come oggi). Così come detto, nell'onsen, prima di immergersi nell'acqua caldissima, ci si deve lavare accuratamente, per poi fare il bagno in mezzo a sconosciuti tutti nudi che possono essere centinaia. Modernità e americanismi post-bellici hanno portato a una separazione tra uomini e donne che in passato non esisteva affatto.

Unsuisen sento, a Tokyo. (Stéphanie Crohin via AP)

Gli onsen misti sopravvivono solo in zone rurali e per lo più montane, in cui, comunque, spesso i vapori limitano la visuale (e i bagnanti sono per lo più persone anziane). E' in calo l'usanza locale secondo cui il papà porta la bambina nel bagno degli uomini e la mamma va con il bambino in quello delle donne. Dopo i bagni, spesso in vasche diverse a temperature e acque un po' differenti, è obbligatorio rilassarsi con calma, spesso su appositi divanetti imbottiti che hanno uno schermo incorporato per tv o videogiochi. E si esce come nuovi. Non di rado, nelle strutture in zone urbane all'onsen tradizionale si affiancano zone per sauna o bagno turco, mentre sono disponibili inservienti per energici massaggi.

Kasuga onsen, a Matsuzaka. (Stéphanie Crohin via AP)

Gli onsen da non perdere
I migliori e più veraci onsen sono in zone rurali e per lo più all'aperto (con una full immersion nella natura), come Noboribetsu in Hokkaido (con tanto di odori da zolfatara) o il Jigokudani Yaenkoen della provincia di Nagano dove si fa il bagno in compagnia di scimmie. In ambito urbano, si spazia su varie formule: strutture vicine al concetto internazionale di Spa (come LaQua a Tokyo) o simili a parchi tematici di divertimento (come Oedo Onsen Monogatari, ricostruzione della vecchia Edo dove si gira tutti in yukata colorate, o SpaWorld a Osaka, dove gli ambienti spaziano dalla Terme romane alle saune finlandesi). Agli estremi, onsen urbani in nuovi alberghi di lusso in stile tradizionale come Hoshinoya a Tokyo, oppure, un gradino sotto gli onsen, i “sento”, bagni pubblici tradizionali e popolari (alcuni con acque particolari, come quelle nere di Kamata alla periferia di Tokyo).

Spesso i ryokan (alberghi in stile giapponese) hanno il loro onsen: vale la pena vivere l'esperienza giapponese completa tra cibo locale, dormita sul futon e terme. Almeno per una notte, insomma, è consigliabile rinunciare agli hotel in stile occidentale per i ryokan, con cena, colazione e onsen incorporati.

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