Qquando dopo oltre 130 chilometri hai i muscoli già inondati di acido lattico e ti trovi di fronte al Mür dl Giat, il terribile Muro del Gatto dalla pendenza che sfiora il 20% e che gli organizzatori hanno con perfidia inserito qualche anno fa sul percorso della Maratona dles Dolomites, vorresti soltanto mollare lì la bicicletta e sparire lontano. Magari dopo aver segato in due quell’arnese in carbonio. Eppure pochi minuti più tardi sei già lì sul traguardo di Corvara in Val Badia felice come un bambino, forse addirittura commosso per la tua piccola grande impresa che preparavi da tempo e che hai portato a termine con successo. E di sicuro la tua mente vola già alla prossima avventura, non resta certo ancorata alle sofferenze appena patite.
Sette vette da superare
Se il ciclismo, come molti altri sport, può essere inteso come una metafora della vita reale, la «Maratona» che proprio oggi rinnova il suo rito per il 32esimo anno è in grado di rappresentare questo accostamento alla perfezione: si sale, si scende, si risale e poi si riscende ancora. In totale, per chi sfida il percorso completo, sono sette le salite da superare: Campolongo, Pordoi, Sella, Gardena, Campolongo una seconda volta dopo aver completato il classico «Sella Ronda», poi il durissimo Giau prima di concludere con il Valparola.
Nomi epici e altisonanti insomma, autentici monumenti della storia del ciclismo che giocano un ruolo fondamentale nell’attirare appassionati da tutto il mondo. Tutti pronti a fare puntualmente la fila a ogni edizione e a tentare il necessario sorteggio per diventare uno dei diecimila partecipanti e trovarsi magari a fianco a vip dello sport, dello spettacolo o del mondo della finanza. Personaggi che in genere si vedono in televisione o delle cui gesta si legge sulle cronache, e che su queste strade appaiono improvvisamente a portata di pedale. Perché la bici sotto questo aspetto sa anche essere molto democratica: tutti fanno fatica, chi più e chi meno, e le gocce di sudore cadono nella stessa maniera sul telaio.
Prima di Parigi e New York
Un sondaggio condotto nei mesi scorsi da PlaySports fra gli appassionati della bici sparsi nel mondo ha indicato la Maratona dles Dolomites come primo nome che balza in mente quando si parla di Granfondo davanti a manifestazioni del calibro delle francesi Haute Route, Étape du Tour, La Marmotte, della Gran Fondo New York o delle classiche «monumento» Parigi-Roubaix e Giro delle Fiandre. Eppure, a dispetto dei suoi 138 chilometri e dei 4.230 metri di dislivello, non è certo la più lunga né la più dura manifestazione dedicata al ciclismo amatoriale al mondo, e neppure in Italia.
Il fascino la maratona lo deve quindi sicuramente ad altri elementi. Primo fra tutti un paesaggio, quello delle Dolomiti patrimonio dell’Unesco, che non teme rivali sulla Terra e che di suo è già una piccola ricompensa per chi pedala riuscendo ad alzare lo sguardo dal manubrio. Ciascuno ha di sicuro il proprio punto preferito lungo il percorso: per esempio la vista improvvisa del Gruppo del Sella che si staglia in fondo alla strada potrebbe toglierti il fiato, se non l’avesse già fatto la ripida dirittura che stai percorrendo dopo il Plan de Schiavaneis. Memorabile è anche il passaggio al fianco del minaccioso costone di roccia mentre si sale al passo Gardena, mentre la discesa boscosa dal passo Giau ha qualcosa di arcano e lunare è lo spettacolo delle rocce del passo Valparola, prima della picchiata finale di ritorno verso la Val Badia.
La presenza di percorsi più abbordabili e alla portata di chi nelle gambe ha un minimo di allenamento è probabilmente un altro elemento di attrazione. Chi parte può scegliere in alternativa il classico «Sella Ronda» da 55 chilometri e 1.780 metri di dislivello e il «medio» da 106 chilometri e 3.130 metri se vuole spingere l’asticella un po’ più in alto. Lo striscione del traguardo è in fondo lo stesso per tutti e ciascuno può cercare dentro di sé la misura giusta per coronare il proprio sogno.
Senza auto né moto
Percorrere le strade senza la presenza di una sola auto e sostituendo all’infestante frastuono delle moto il più tranquillo e rassicurante fruscio delle ruote delle bici è infine più che una ricompensa per chi partecipa alla Maratona, come ben sanno gli oltre 24mila appassionati che anche domenica scorsa hanno affollato il «Sella Ronda Bike Day», la giornata durante la quale i quattro passi restano chiusi ai veicoli a motore. E come continua a ripetere Michil Costa, l’organizzatore della Maratona, che da anni si batte invano per una limitazione al traffico nell’area delle Dolomiti.
Difficile in Italia far comprendere anche agli stessi operatori turistici quali opportunità risiedano dietro un movimento che nel nostro Paese, secondo quanto rilevato dal rapporto Artibici 2018 pubblicato da Confartigianato, coinvolge pur sempre 2,4 milioni di persone e gode di una crescita inarrestabile (+20% praticanti nell’ultimo decennio). Anche questa, in fondo, sarebbe una questione di «equilibrio»: come lo è pedalare in bicicletta, e come ricorda il tema di fondo della Maratona dles Dolomites 2018.
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