La meta è il cammino. Riscoprire se stessi, ri-crearsi nel senso più profondo del termine riprendendo contatto con il corpo, il tempo che scorre, il paesaggio: l’essere umano ha bisogno di immergersi nella natura. Di contemplarne la bellezza.
Le Dolomiti sono uno dei posti più belli del mondo. Lo sono da sempre, prima ancora che lo sentenziasse l’Unesco. Sulle Dolomiti ci sono otto Alte Vie ben attrezzate e segnalate. Lunghi sentieri, che permettono di camminare per giorni. Si fa tappa nei rifugio. In quota, lontani da tutto.
Per percorrere un’Alta via ci vuole solo la voglia di farlo. Un paio di scarpe da trekking, uno zaino leggero con un po’ di abbigliamento tecnico e qualche cambio. Un sacco lenzuolo per dormire nei rifugi, meno ingombrante del sacco a pelo: in questo periodo estivo conviene prenotare per tempo per evitare di non trovar posto.
L’Alta Via delle Dolomiti numero 2 è quella che collega Bressanone a Feltre. Ci vogliono almeno 12 giorni per percorrerla tutta: 185 chilometri di sentieri, e un dislivello di circa 11mila metri. Attraversando panorami incantevoli: il gruppo Plose-Putia, le Odle, il gruppo del Puez, il gruppo del Sella, la Marmolada, le Pale di San Martino fino alle vette Feltrine.
Il nostro itinerario prevede una parte dell’Alta Via, più due vie ferrate attorno al Gruppo del Sella. Camminare e scalare. Oltre all’attrezzatura per camminare e dormire nei rifugi, dovrete portare con voi anche un caschetto da alpinismo e un’imbragatura con uno o due moschettoni per salire sulle ferrate. Consigliato anche un paio di guanti, tipo quelli da ciclismo. Ci vogliono 3-4 giorni. Ed è indispensabile avere un po’ di esperienza alpinistica. Per chi volesse provarci da neofita si può chiedere in valle l’accompagnamento di una guida alpina.
Primo giorno. Lasciate l’auto nel piazzale della Cava di ghiaia, divenuto parcheggio, dove attacca la via ferrata della Brigata Tridentina, una decina di tornanti sotto il Passo Gardena, sulla sinistra, procedendo verso Colfosco, punto di partenza del nostro itinerario (1.950 metri). Da qui si prende il sentiero sulla sinistra, in avvicinamento alla parete. Dopo una ventina di minuti si arriva all’attacco della ferrata. Casco e imbrago e si comincia a salire su una gola, lungo una scala di gradini in acciaio.
La Tridentina è una salita molto divertente, non particolarmente difficile, esposta in alcuni punti: fate attenzione ai sassi che possono cadere da chi è passato prima di voi. A metà del percorso la visuale si apre sull’alta Val Badia e si arriva a costeggiare il lato destro della cascata di Rio Pisciadù che nasce dall’omonimo laghetto presente a pochi passi dal Rifugio Cavazza al Pisciadù, punto di arrivo della prima tappa. Il Rifugio si intravede, finita la ferrata, dopo il passaggio emozionante sul ponte sospeso tra la Torre Exner e il tratto di parete verticale del massiccio (2.450 metri). Venti minuti di cammino e siete al Rifugio. Godetevi la vista, la cucina, il laghetto e, di notte, lo spettacolo delle stelle.
Secondo giorno. Si prende il sentiero dopo il laghetto sulla destra che va al Rifugio Boè. Una prima deviazione può essere quella dell’ascesa fino alla Cima Pisciadù (2.985 metri), salendo dalla Via Normale. Consiglio: guardatevi attorno. Ridiscesi giù riprendere il sentiero sulla destra tra le rocce che sale fino a quota 3.100 metri dopodiché si apre la visuale sulla parte meridionale dell’altopiano. Ancora un po’ e arriverete a vedere tra le rocce il Rifugio, seconda tappa dell’itinerario. Da lì si può salire di nuovo fino alla vetta del Piz Boè, procedendo verso il lungo e facile sentiero 638, in parte attrezzato. Arrivati in cima a Piz Boè, il punto più alto del Gruppo del Sella, con i suoi 3.152 metri, fermatevi, senza fretta, qualche decina di minuti, e contemplate il panorama a 360° che si apre fino alla Marmolada. Poi riscendete verso il rifugio Boè dove termina la seconda giornata.
Terzo giorno. È il meno ostico: dal rifugio Boè prendete il facile sentiero che scende verso la Forcella Pordoi fino al Pass Pordoi (2.239 metri). Raggiungete con l’autobus il Passo Sella, dove si consiglia di pernottare. Questa tappa si può anche saltare, allungando il rientro del secondo giorno fino al Passo Sella.
Quarto giorno. È il più impegnativo. Partite presto al mattino. Dal Passo Sella prendete il sentiero che costeggia il massiccio del Sella e che porta dopo 30 minuti di cammino all’attacco della Ferrata delle Mesules. Una scalata di 7-8 ore con diversi passaggi esposti ma ben attrezzati. Si supera un dislivello di circa mille metri fino al Piz Sella (2.940 metri). Vi aspetta una lunga ma facile discesa fino al Rifugio Cavazza prima, e poi attraverso il lungo ghiaione che scende fino al Passo Gardena. Vicino al punto di partenza. Buon ritorno a casa ri-creati.
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