I proprietari della brownhouse (la tipica abitazione newyorchese fatta di arenaria) al 66 di Perry Street, nel West Village, erano così esasperati dalle file di persone che si scattavano selfie davanti al loro portone da averne persino chiesto la cancellazione da Google Maps. Tanto è l’amore dei fan per Carrie Bradshaw, la protagonista della serie “Sex and the City”, interpretata da Sarah Jessica Parker, che abitava (sullo schermo) proprio lì.
Gli appassionati di serie lo sanno bene: trovarsi davvero in luoghi diventati familiari a forza di “binge watching” (la visione continuativa degli episodi) è un po’ come entrare nella propria serie del cuore. Per questo a Manhattan sono pressoché innumerevoli i tour che conducono nei luoghi della serie creata da Darren Star, accomunati però dalla durata, circa 3 ore e mezza: si va a vedere la suddetta brownstone, poi si passa nei department store amati dalle protagoniste, si scopre che la galleria d’arte di una di loro è la storica Louis K. Meisel di Prince Street.
Tour del genere si sono moltiplicati anche nell’Irlanda del Nord, sulle orme della più recente saga del “Trono di Spade”, serie da record (per il numero di Paesi dove è stata trasmessa in simultanea, 173) e si cui si attende l’ottava stagione il prossimo anno: con lunghe passeggiate o a bordo di comodi suv, si visitano luoghi patrimonio Unesco come la Giant’s Causeway, set per l’Isola di ferro, e il duecentesco Castle Ward, monumento nazionale a circa 50 km a sud di Belfast, che nella saga è la fortezza di Grande Inverno. A richiesta si organizzano anche banchetti medievali e incontri con i cani che hanno recitato nella saga.
Una Gran Bretagna quasi quintessenziale, invece, ha fatto da scenario alle vicende di “Downtow Abbey”, amata e premiata serie trasmessa tra 2010 e 2015: la dimora collocata nello Yorkshire che dà il nome al progetto è in realtà Highclere Castle, nell’Hampshire, scelta come location principale perché i proprietari, i conti di Carnarvon, erano amici dell’autore Julian Fellowes. Il villaggio di Downtow è solo apparentemente vicino: Bampton, il villaggio “vero”, si trova 65 km più nord.
Anche la sonnolenta ma inquietante città statunitense di Hawkins, in Indiana, dove vivono i ragazzini protagonisti di “Stranger Things”, produzione Netflix di enorme successo, in realtà è Jackson, sempre nell’Indiana: lì per la seconda stagione gli autori hanno costruito una sala giochi al posto di una lavanderia, a disposizione di abitanti e fan della serie. A plasmare un luogo intorno a una storia è stato anche David Lynch con “Twin Peaks”: una città immaginaria dello stato di Washington fatta di luoghi reali, a partire dalle cascate Snoqualmie. Quando a maggio 2017, dopo 26 anni dall’ultima puntata, è iniziata la terza serie, i fan si sono quasi commossi al rivedere scorrere quell’acqua con la colonna sonora di Angelo Badalamenti. Coloro che, spinti dalla febbre lynchiana, vogliono addentrarsi in quelle foreste a 30 km da Seattle, possono dormire nel Salish Lodge, proprio sopra le cascate: è il Great Northern Hotel dove il tenente Cooper aveva le sue visioni rivelatrici su Laura Palmer.
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