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Maratona di New York, perché è la più amata dagli italiani

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IL PIACERE DI CORRERE

Maratona di New York, perché è la più amata dagli italiani

Arrivo nel parco. La maratona si conclude sempre a Central Park, che in questo periodo dell'anno colpisce ancora più del solito per i colori autunnali. I runner ricevono la medaglia, una coperta in alluminio per scaldarsi e barrette energetiche
Arrivo nel parco. La maratona si conclude sempre a Central Park, che in questo periodo dell'anno colpisce ancora più del solito per i colori autunnali. I runner ricevono la medaglia, una coperta in alluminio per scaldarsi e barrette energetiche

New York - Cinquantamila passi, uno dopo l'altro. Di corsa. Fino ai 42 chilometri e 195 metri della gara di corsa più lunga, la maratona. Domenica prossima 4 novembre si corre la più celebre, quella di New York. L'evento sportivo di massa più importante al mondo. Le iscrizioni sono chiuse da mesi. Impossibile trovare un pettorale se non con le charities firmando un assegno di tremila dollari. Quest'anno i runner alla partenza saranno più di 53mila provenienti da ogni parte del mondo. I podisti italiani, dopo gli americani, sono il gruppo più numeroso: 3.500 persone. In una corsa di 42,195 chilometri ci sono migliaia di storie da raccontare.

Ponte di Verrazzano

Mesi di preparazione. Sudore, fatica, il limite da superare, la concentrazione e la forza interiore per riuscire a vincere la propria personale sfida di arrivare fino a Central Park, reso ancora più affascinante dai colori dell'autunno e dal foliage. Si vince se si arriva in una maratona. Ennio Baldassarre è un podista italiano di settant'anni che quest'anno concluderà la sua decima maratona di New York. Continua a sfidare il tempo che passa correndo. Quest'anno punta a vincere la gara nella sua categoria, M70. «Sarebbe un sogno che si realizza. Già riuscire a finirne dieci rappresenta un piccolo primato». Ex funzionario di Autostrade, ora in pensione, ha un curriculum sportivo di tutto rispetto: 2.54' sulla maratona, 9.03' alla cento chilometri del Passatore, la “ultramaratona” (cento chilometri) che ogni anno, nell'ultimo sabato di maggio, porta i podisti da Firenze a Faenza. «È stato tanto tempo fa.

Zucche intagliate per Halloween

Gli anni passano. Ora punto a stare sotto le 3 ore e 30 se il fisico mi assiste». Lui conosce alla perfezione il percorso di New York. Si parte da Staten Island, davanti a Manhattan. Il problema principale dei maratoneti alla partenza è il freddo: dalle 7 i bus scaricano tutti i partecipanti nello spiazzo della vecchia caserma davanti a Verrazzano Bridge. «Si resta tutti lì fermi al freddo, con l'umidità che ti entra nelle ossa, per due-tre ore, aspettando di partire alle 10. Una volta si partiva tutti insieme. Oggi si è in troppi e si parte scaglionati per gruppi, ogni venti minuti», aggiunge Ennio Baldassarre. Il tempo reale della gara lo prende il chip, che quasi tutti inseriscono tra i lacci delle scarpe e che alla fine della gara va restituito. Ma dal momento dello start prima di arrivare sotto lo striscione della partenza passano cinque-dieci minuti. «All'inizio è difficile correre, tra il ponte che è in salita e il fatto che si sta tutti insieme, stretti come sardine.

Si inizia a correre veramente dopo un paio di chilometri». Passato il ponte comincia un lungo rettilineo infinito che attraversa Brooklyn, il più grande tra i cinque boroughs in cui è divisa la città (gli altri sono Manhattan, Queens, Bronx e Staten Island). «Ci sono un po' di salite nei primi chilometri: per questo a New York non si fanno i grandi tempi di altre maratone: il percorso è ondulato ed è molto impegnativo. «È una maratona nervosa».Brooklyn è il borough multietnico per eccellenza. Un piccolo mondo. Un tempo considerato popolare, oggi è rifugio di giovani artisti, millennials e creativi e i prezzi degli immobili non sono più così diversi da quelli di Manhattan. Le nazionalità variano a ogni isolato: italiani, cinesi, giamaicani, ispanici, russi e indiani. Dopo Brooklyn, è la volta del Queens, famoso anche per le sue case di mattoni rossi.

I grattacieli li vedi da lontano. Fino al punto in cui si attraversa Queensboro Bridge e si raggiunge l'isola di Manhattan, attorno al km 28. Da lì comincia un lungo rettilineo di 5-6 km per arrivare fino al Bronx e superare l'ultimo ponte, il Madison Bridge. Da Harlem si comincia a scendere sulla Fifth Avenue. «Al 34° km dopo l'ultimo ponte comincia la vera e propria gara. In quel punto, nella salita davanti al Guggenheim Museum, prima di entrare in Central Park, ne ho viste di tutti i colori. Gente che si ritira, si stende per terra, vomita. Lì è veramente dura e bisogna stringere i denti ma c'è sempre questo pubblico che ti incita e ti dà la forza di arrivare perché l'obiettivo alla fine è portarla a termine».

Dall'inizio alla fine a New York trovi sempre gente a sostenerti lungo il percorso, le bande musicali, i bambini che ti danno il cinque. «In questo senso – racconta il runner italiano - la maratona di New York è unica, ti riesce a dare qualcosa che le altre non hanno. Ho fatto Barcellona, Madrid, Boston, Parigi ma il fascino di New York mi ha catturato e per questo ci torno». Gli ultimi chilometri, finalmente: si entra a Central Park che si percorre in lunghezza, dall'alto in basso, fino all'arrivo, dalla parte di Columbus Circle. «Ogni volta è un'emozione diversa. Lì è l'apoteosi. È un sogno che si avvera». Per Ennio, per tutti i 53mila podisti. E le loro 53mila piccole grandi storie da serbare nel cassetto dei ricordi più belli.

Le altre maratone (a cura di Giulia Crivelli)

11 novembre - Atene, dove 2.500 anni fa si decisero nome e lunghezza della corsa
Dal 1994 ad Atene (40mila i partecipanti nel 2017) si ripete il percorso fatto 2.500 anni fa da Filippide per annunciare la vittoria degli ateniesi sui persiani nella battaglia di Maratona, nel 490 a.C.. Il nome e la distanza della corsa furono decisi in quell'occasione. La particolarità della gara in Grecia sta nel percorso suggestivo all'ombra del Partenone e nell'arrivo all'interno dello stadio Panathinaiko, uno degli impianti sportivi più antichi al mondo, e ancora funzionante. www.athensauthenticmarathon.gr

18 novembre - A Shanghai, la New York cinese, si può scegliere anche la 10 chilometri
Non fa parte delle «sei majors», le maratone considerate le più importanti al mondo (New York, Tokyo, Boston, Londra, Berlino e Chicago), è però una valida alternativa, per chi vuole correre in Cina, a quella di Pechino o a quella sulla Grande muraglia, dove lo scenario è spettacolare, ma i tempi non sono certo da atleti che aspirino a record personali. Oltre al percorso classico di 42,195 metri, Shanghai offre quella da dieci chilometri. Le pre-iscrizioni sono state 140mila, quelle confermate circa 40mila.www.shmarathon.com

9 dicembre - Sull'isola di Honolulu per scappare dal freddo (se mai arriverà)
Il viaggio è lungo e può prevedere uno scalo a New York o Chicago, ma alcune agenzie specializzate in turismo sportivo, offrono pacchetti che al pettorale aggiungono escursioni, volendo guidate, nella vicina San Francisco o alle isole dell'arcipelago più famose, come Ohau e Maui. Chi volesse fare un tuffo nella storia può precedere una tappa a Pearl Harbour, porto diventato famoso per l'attacco aereo giapponese del 1941, che causò l'entrata in guerra degli Stati Uniti. Info: www.terramia.com, www.born2run.it

3 marzo 2019 - A Tokyo giapponesi di ogni età si lasciano andare alle emozioni
È la più grande maratona dell'Asia e attraversa i quartieri più caratteristici della capitale. Un po' come a New York, una folla entusiasta acclama i partecipanti lungo l'intero percorso, distribuendo zuppe e barrette di cioccolato. Molte le mascotte e altrettanti gli atleti che corrono in costume. Leggenda metropolitana vuole che la maratona di Tokyo abbia contribuito alla diffusione del jogging in Giappone; il limite massimo di 7 ore permette anche ai meno veloci di tagliare il traguardo. www.tokyo42195.org

15 aprile 2019 - Boston, la più antica delle moderne e tra le più veloci
La maratona di Boston, la più europea delle città della East Coast americana, si corre dal 1897: la prima edizione ebbe 18 iscritti, tutti atleti locali. Quella del 2019 sarà l'edizione 123, ma molte cose sono immutate e il percorso è tra i più veloci (e freddi) al mondo: per tradizione si corre il terzo lunedì di aprile, in coincidenza con il Patriots' Day, anniversario dell'inizio della rivoluzione (19 aprile 1775), che portò all'indipendenza degli Stati Uniti dall'Inghilterra. www.baa.org

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