A tremila metri di altezza, in cima al ghiacciaio di Hintertux in Austria, i migliori sciatori al mondo si esercitano per prepararsi alle gare invernali. È metà ottobre, e c'è ancora molto tempo prima che una qualsiasi stazione sciistica tradizionale apra gli impianti. Quindi, vengono fin quassù per allenarsi, con le tute multicolori che animano un paesaggio per altro quasi monocromatico, fatto di roccia e ghiaccio, assai più in alto del limite degli alberi. Le squadre provenienti da Canada, Italia, Russia, Olanda e molti altri paesi si accalcano accanto agli impianti di risalita e all'inizio delle piste, in attesa che arrivi il loro turno di scendere passando attraverso le porte dello slalom. A osservarli c'è un intero battaglione di austeri allenatori in piumino, con le radio e i binocoli appesi al collo e i computer tascabili in mano.
5000 informazioni in 1,5 secondi nel server a Francoforte
Tutti questi sciatori, tutti questi allenatori… Eppure, lo sciatore seguito più da vicino in cima a questa montagna sono io.
Sto sciando da solo, senza che nessuno mi presti la minima attenzione. Indosso una vecchia giacca a vento nera imbottita e
con cappuccio e un cappello di lana invece di un lucido casco con i colori nazionali. In verità, a tenere sotto controllo
ogni mio movimento, dall'angolatura delle lamine degli sci alla pressione relativa esercitata da ogni dito del mio piede,
c'è il primo maestro IA al mondo di sci. Dentro agli scarponi, quasi nascoste, sono inserite due solette piene di sensori che comunicano via Bluetooth con il mio
smartphone chiuso nella tasca della giacca a vento, che a sua volta riporta ogni informazione a un server a Francoforte. A
ogni curva, lancio nell'aria una spruzzata di neve e una nuvola di dati. Negli ultimi anni si sono moltiplicate e sono diventate
comuni le app per smartphone che registrano la velocità raggiunta e la distanza percorsa sugli sci. Carv, però, fa qualcosa di completamente diverso: in media, una curva dura 1,5 secondi durante i quali questa tecnologia raccoglie e analizza più di cinquemila informazioni. In modalità freeskiing registra in assoluto silenzio tutta la prestazione così che, mentre torni su con l'impianto di risalita,
puoi tirar fuori dalla tasca il cellulare e controllare, per esempio, l'angolatura minima che hai mantenuto rispetto a quella
massima o in che punto esatto della curva hai iniziato ad applicare pressione sugli sci.
Ogni discesa un punteggio lo Ski:IQ
Se tutto ciò nel complesso vi sembra da fanatici, lasciate pure il telefono in tasca e una voce computerizzata vi comunicherà
semplicemente il vostro “Ski:IQ”, il punteggio complessivo assegnato alla vostra discesa, una sorta di nuovo “quoziente di
bravura sciistica”. Registrare e assegnare punteggi, tuttavia, è soltanto l'inizio. Scegliete uno degli esercizi previsti
dal vostro allenamento e l'app comunicherà con voi mentre sciate – tramite auricolari senza filo – dandovi suggerimenti, incoraggiamento e un voto per ogni curva. Un suono allegro (mi viene
in mente Pac-Man quando divora un fantasmino) ricompensa una bella curva, un suono cupo contrassegna una curva eseguita in
modo mediocre. “Invece di limitarci soltanto ai numeri e di rivolgerci a una piccola nicchia di sciatori impegnati, abbiamo
deciso di creare un'esperienza istruttiva che sarà effettivamente in grado di insegnare all'uomo medio a sciare molto meglio.
E questo, senza dubbio, è un problema molto più complesso” dice Jamie Grant, amministratore delegato di Motion Metrics, l'azienda
che ha messo a punto l'intero sistema. Si potrebbe immaginare che un'azienda del genere sia affiliata a un grande produttore
di sci o di scarponi o forse, con qualche sforzo in più, a un produttore di videogiochi.
I big data applicati agli sci
Invece, Motion Metrics è una startup le cui origini risalgono all'apprendimento delle macchine e all'intelligenza artificiale impiegata in ambito finanziario.
Dopo una laurea a Oxford e un anno sabbatico a Whistler, Jamie Grant – che oggi ha 32 anni – ha iniziato a lavorare come stagista per Barclays Capital mentre frequentava un dottorato di ricerca
in economia finanziaria all'Imperial College di Londra. “Ho cercato di usare l'apprendimento delle macchine per ottimizzare
l'allocazione dei portafogli nei mercati a termine, e ciò mi ha permesso di entrare in contatto con il coding, le statistiche
e la scienza dei dati. Mi ha intrigato l'idea di poter utilizzare le stesse tecniche per cercare di capire i dati che mi riguardavano
quando sciavo”. Jamie Grant ha iniziato quindi a mettere a punto algoritmi per seguire chi scia e ha postato un messaggio
sulla bacheca universitaria per trovare qualcuno in grado di aiutarlo (e promettendo per scherzo la possibilità di vendere
in futuro l'app “a Google in cambio di miliardi”).
Tra coloro che hanno risposto alla sua inserzione c'era Pruthvikar Reddy, studente di un Master in ingegneria meccanica e che JPMorgan non si era lasciato sfuggire, assumendolo part time per contribuire alla messa a punto di un'app per iPad da usare alla LME, la Borsa dei metalli di Londra. Insieme i due hanno fondato Motion Metrics: in un primo tempo hanno messo a punto un'app di localizzazione e marcatura, poi hanno creato i prototipi dei sensori – all'inizio semplici iPhone incollati agli sci – e infine, dando addio una volta per tutte alle loro nascenti carriere nella City, si sono lanciati nel progetto a tempo pieno (anche se Reddy fino ad allora non aveva mai messo gli sci ai piedi). Grazie all'aiuto dell'Imperial's Venture Catalyst Challenge, un programma di accelerazione per startup, i due hanno conquistato vari sostenitori e finanziatori, tra i quali Alex Hoye, amministratore delegato del produttore di sci Faction, e Sean O'Sullivan, l'investitore seriale in campo tecnologico che ha sede negli Stati Uniti.
Dal 2015 Grant e Reddy conducono una vita perlopiù itinerante, e si spostano tra la capitale cinese dell'elettronica, Shenzhen, dove è prodotto l'hardware di Carv, e le stazioni sciistiche di Austria, Italia, Stati Uniti e Slovenia, dove il software è collaudato e messo a punto.
“Un giorno dovevamo collaudare alcuni prototipi in un pendio non innevato nell'Essex” racconta Reddy che oggi ha 26 anni. “Era estate e alla stazione di Liverpool Street mi hanno visto con gli scarponi da sci in mano dai quali spuntavano parecchi cavi elettrici. Nel giro di un attimo, svoltato un angolo, l'intera stazione era stata chiusa: un contingente di polizia con tanto di cani e attrezzature da artificieri ci stava aspettando. Un poliziotto quasi terrorizzato mi ha chiesto che cosa avessi in mano e io ho risposto: “Un maestro di sci digitale!”. A distanza di quattro anni, la loro azienda ha otto dipendenti e sta per aprire un ufficio permanente a Innsbruck – base centrale per i mercati europei, ma anche vicina alle zone sciistiche aperte tutto l'anno di Stubai e Hintertux dove ci siamo incontrati. Nel ristorante in vetta alla montagna, Reddy si siede a programmare accanto al fuoco, mentre Grant scia al mio fianco e io regolo l'app sui suoi tempi.
La prova su pista
“Dacci dentro e buona fortuna!” incita la voce femminile dall'accento americano dalle mie cuffie cordless non appena mi allontano
dalla sommità di un impianto di risalita. Per quanto sia molto affascinato dall'entusiasmo giovanile di Grant e Reddy, dentro
di me dubito un po' della loro idea di fondo. Tenuto conto di tutte le variabili possibili e immaginabili, non penso che l'apprendimento automatico possa competere con quello che si riceve da un maestro di lunga esperienza. Senza contare che, oltre tutto, sono venuto in montagna proprio per staccare dall'incessante brusio della tecnologia. Malgrado
tutto, però, Carv dà assuefazione in modo sorprendente. Perfino mentre scendo tranquillamente a valle scopro di essere concentrato
su ogni singola curva, così da alzare il mio punteggio relativo a quella discesa – specialmente una volta ricevuta la tabella
di riferimento che ti inserisce in tempo reale in una graduatoria con altri utenti, che stiano sciando accanto a te su quella
stessa pista o in qualsiasi altra località del pianeta.
Una funzione a metà strada tra un barometro e un GPS rivela al sistema quando prendiamo un impianto di risalita e, seduti in seggiovia, Grant e io mettiamo a confronto i nostri risultati. (Lui scia molto veloce e trascorre buona parte del suo tempo ad aspettarmi in fondo alla pista. Scherzando dice: “Ho fondato un'azienda che analizza le curve, quando in verità a me piace la discesa libera!”). Una volta finito il riscaldamento, inizio l'esercitazione proposta da Carv. Prima di tutto, una sessione su come piegare gli sci. Inizio dal livello 12 su 20, e passerò a quello successivo soltanto se 16 curve consecutive su 20 rispetteranno gli standard previsti. Ben presto inizio a sentire trilli gratificanti, poi, però, una voce mi sgrida: “Cerca di non unire le gambe ad ‘A'”. Per me è un vero fulmine a ciel sereno: dopo anni di impegno, pensavo di aver definitivamente risolto questo problema, che si viene a creare quando il ginocchio interno sfiora quello esterno al momento di effettuare una curva. Che il sistema riesca a cogliere questo mio errore è impressionante tanto quanto avvilente. Per altro, è anche inspiegabile: non riesco a liberarmi dalla sensazione che in qualche modo mi stia osservando. (E, in effetti, mi spiega Grant più tardi, la posizione con le gambe ad ‘A' è dedotta dal divergere dell'angolazione del mio sci interno e di quello esterno.) I 48 sensori di pressione sotto ciascun piede rilevano se tieni il peso in avanti o indietro al punto previsto della curva e se passi il peso da uno sci all'altro dolcemente o bruscamente. Il movimento del cellulare nella tasca della giacca rileva se la posizione del busto è corretta.
Un accelerometro, un giroscopio e una bussola elettronica nascosti in un piccolo chip sotto ciascun tallone riescono invece a monitorare l'angolatura, il ritmo e la simmetria delle curve e molto altro ancora. Alla fine, con un incoraggiante “Ottimo lavoro!”, Carv mi comunica che ho superato il livello previsto e, toccando l'auricolare due volte con il dito inguantato, posso passare al livello successivo. Finora i professionisti si sono espressi positivamente – sia gli sciatori, tra i quali il numero uno britannico Dave Ryding e l'ex campione del mondo americano Jeremy Bloom, sia i maestri e gli allenatori. Quando l'azienda ha lanciato una campagna su Kickstarter, i membri della squadra di sci degli Stati Uniti e dell'Associazione istruttori americani professionisti di sci (PSIA, Professional Ski Instructors of America) l'hanno vista e hanno invitato Grant e Reddy a un ritiro d'allenamento in California. Alcune star dello sci del PSIA, tra le quali Jonathan Ballou, capo della scuola di sci di Aspen, hanno contribuito alla messa a punto degli esercizi e hanno sciato con questa tecnologia per fornire alcuni parametri di riferimento. “Immagino che si potrebbe affermare che in un certo senso si stiano dando la zappa sui piedi da soli” dice Grant, “ma in definitiva penso che vogliano semplicemente far avvicinare un maggior numero di persone allo sci”. Carv non sa prevedere le valanghe, quindi se si scia fuori pista si ha bisogno in ogni caso di una guida o di un maestro. Oltre a ciò, non può insegnare a sciare a chi parte da zero, non può consigliare il migliore ristorante di montagna, non può portarti gli sci e di sicuro non può flirtare con te con un accento francese un po' audace. Vince alla meglio, però, per ciò che concerne i costi: in genere, una giornata di sci con maestro privato sulle Alpi costa 500 sterline. Negli Stati Uniti molto di più. Se acquistato prima di dicembre, il sistema Carv con solette e app costa 229 sterline.
L'azienda, inoltre, è in trattative con i più importanti produttori di scarponi da sci per incorporare questa nuova tecnologia in “scarponi intelligenti” prêt-à-porter, sia da acquistare sia da noleggiare. Oltre a ciò, ci sono altre possibili applicazioni di questa tecnologia in altri sport come il ciclismo, la corsa e il golf, e anche in campo medico. I sensori sono già stati incorporati in tutori ortopedici usati per il trattamento della scoliosi, per procurare ai medici dati oggettivi invece di basarsi sulle domande dirette ai pazienti. Pur costose, le ore di lezione e di lavoro dei maestri quasi certamente per il momento sono salve: Carv è un valore aggiunto per lo sciatore di medio livello desideroso di fare progressi rapidamente. Il vantaggio è che continua a imparare: ogni curva che effettui è registrata e conservata nel suo server, così che il programma possa individuare a quali istruzioni e a quali esercizi hai reagito meglio, oltre a poter paragonare le tue prestazioni con quelle di altri sciatori o di altro tipo. Grant lo paragona a come Spotify riesce a capire quale tipo di musica amino i suoi utenti, e a come l'IA è usata dalle aziende impegnate nel settore dell'istruzione.
“In definitiva, tutto è ottimizzato in funzione del singolo utente” dice. Alla fine della giornata, prendiamo una serie di impianti che ci riportano a valle. Passiamo dall'inverno all'estate: nel parcheggio ci sono 21 gradi e nell'aria si respira odore di fieno tiepido. Google e i suoi miliardi non saranno ancora arrivati a bussare alla loro porta – Grant e Reddy alloggiano nell'albergo più economico del paese – ma una cosa è certa: in montagna l'era dell'informazione è già arrivata.
Dove sciare adesso
A esclusione di Hintertux,Zermattè l'unica altra stazione sciistica alpina che permetta di sciare 365 giorni l'anno (tempo permettendo), scrive Fraser Wilkin.
Situate a ben 3899 metri di altitudine, le piste sono non soltanto le più alte di tutte le Alpi, ma offrono anche panorami
meravigliosi. Per il momento, si può sciare soltanto su poche di esse situate in cima al Klein Matterhorn, ma poiché per i
prossimi giorni sono previste intense nevicate, altre piste dovrebbero aprire molto presto, sia a Zermatt sia sul versante
italiano del comprensorio sciistico sopra Cervinia.
Saas-Fee
La piccola, affascinante stazione sciistica senza traffico di Saas-Fee è da tempo una meta popolare per sciare in autunno. Circondato da vette di quattromila metri, il ghiacciaio di Saas-Fee mantiene
la neve meglio della maggior parte degli altri. I suoi pendii inoltre sono leggermente più ripidi che nella vicina Zermatt,
e ciò li rende particolarmente adatti per allenarsi alle gare. Il ghiacciaio di Saas-Fee può non aprire fino a metà estate
(quest'anno ha aperto soltanto il 14 luglio), ma poi resta aperto per tutto l'autunno e in inverno avanzato.
Tignes
La stagione sciistica francese si è finalmente aperta il 17 ottobre con l'inaugurazione di due piste del ghiacciaio della
Grande Motte proprio sopra Tignes. Le piste avrebbero dovuto aprire il 29 settembre, ma l'ennesima torrida stagione estiva le ha lasciate
verdi, e la stazione sciistica ha dovuto semplicemente aspettare fino a quando la neve non ha fatto la sua comparsa. Al momento
i pendii sono ben innevati, ma la situazione dovrebbe migliorare ancora, visto che le previsioni meteo danno neve in abbondanza.
Le autorità locali apriranno quanto prima la lunga pista rossa che porta fino alla Val Claret e la lasceranno aperta il più
a lungo possibile.
Stubai
Il più grande ghiacciaio austriaco con impianti di risalita è anche il più vicino all'aeroporto di Innsbruck (44 km), e ciò lo rende uno di quelli facilmente
raggiungibili da molte città europee. Ha aperto il 6 ottobre: per il momento soltanto alcune delle piste in alto sono accessibili,
ma non appena l'area sarà pienamente operativa, questa meta offre una delle piste migliori sulle quali sciare nelle Alpi,
con un dislivello verticale di 1500 metri.
Kaprun
Come in qualsiasi altro punto delle Alpi, al momento il manto nevoso sul ghiacciaio Kitzsteinhorn sopra Kaprun, nello stato austriaco di Salisburgo, è ancora sottile. La stagione si è aperta il 12 ottobre; questa settimana sono operative
soltanto quattro piste, anche se per il momento si può sciare fino alla stazione “Alpincentre” situata a metà altezza, a 2450
metri. Nel finesettimana è previsto l'arrivo di altra neve.
Wolf Creek (Usa)
La migliore destinazione sulla quale scommettere adesso negli Stati Uniti è Wolf Creek in Colorado che ha aperto il 13 ottobre con 75 centimetri di neve e 388 ettari di superfici sciabili. Potrebbe risultare un po' distante
da raggiungere da qualsiasi centro abitato importante (quattro ore da Colorado Springs e Albuquerque e quattro e mezzo da
Denver) ed è aperta soltanto nei fine settimana, ma piacerà molto a coloro che amano andare lontano per trovare tanta bella
neve e pochi sciatori con i quali dividere le piste.
Loveland (Usa)
Coloro che non vogliono allontanarsi troppo da Denver, potrebbero dirigersi a Loveland, che ha aperto la stagione sciistica il 19 ottobre. Forse ci sarà un unico impianto in funzione, proprio come all'Arapahoe
Basin, ma a Loveland la pista è molto più lunga e meno affollata. Entrambe queste aree sono state innevate di recente con
precipitazioni naturali ma, a differenza di Wolf Creek, nessuna potrebbe rimanere aperta senza regolari integrazioni di neve
artificiale.
Killington (Usa)
Nella zona orientale degli Stati Uniti, Killington è aperta tutti i giorni dal 19 ottobre grazie alle sue operazioni di innevamento artificiale famose in tutto il mondo. Una
volta arrivati alla sommità della sua seggiovia principale – alla quale si accede tramite l'ovovia più grande della stazione
sciistica – sono disponibili tre ripide discese rivolte a nord, con un dislivello verticale di circa 200 metri.
Altre informazioni
Tom Robbins è stato ospite di Inghams e dell'Ufficio del turismo del Tirolo. Inghams gli ha offerto un soggiorno di una settimana
nell'albergo a quattro stelle Alpenhotel Kramerwirt di Mayrhofen, proprio nella valle sottostante Hintertux. Prezzi a partire
da 839 sterline a persona per mezza pensione, inclusi voli da Londra e trasferimenti.
(Traduzione di Anna Bissanti)
© 2018, The Financial Times
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