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Dossier Sulle tracce del Michelangelo del legno a Feltre

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    Dossier | N. (none) articoliGuida alle vacanze sulla neve

    Sulle tracce del Michelangelo del legno a Feltre

    Ambito veneziano (?), Testa di crocifisso gotico doloroso, XIV secolo
    Ambito veneziano (?), Testa di crocifisso gotico doloroso, XIV secolo

    Chissà se Honoré de Balzac conosceva la scultura “Madonna Assunta e angioletti” di Andrea Brustolon (1662-1732). Sicuramente ammirava lo scultore bellunese al punto da citarlo nel romanzo “Le cousin Pons” definendolo “il Michelangelo del legno”. Capolavoro assoluto “Madonna Assunta e angioletti” (legno di cirmolo scolpito, intagliato e patinato) è stata creata dallo scultore barocco nel 1702, l'artista ha quarant'anni e ha già assaporato importanti riconoscimenti. La scultura incanta lo spettatore per il dinamismo nel corpo della Madonna, le vesti mosse, le mani giunte, il volto leggermente proteso verso l'alto, lo sguardo altrove, il soggetto richiama l'Assunta dei Frari di Tiziano a Venezia. Gli angioletti, alla base della composizione, sono vivaci nei gesti e raffigurati con spontaneità: chi le tiene il mantello, chi la circonda svolazzandole attorno, chi intreccia le mani perché Maria possa appoggiarvi un piede, tutti sono protesi ad aiutarla a salire, tutti tranne uno, dall'aria assonnata, in fondo sono dei bambini sembra suggerire l'artista.

    I tesori del museo
    Andrea Brustolon, aveva studiato con Parodi che a sua volta era stato allievo di Bernini, raccoglie queste esperienze e le trasferisce nel legno, lo scultore lo nobilita e lo rende prezioso come il marmo, ne intuisce la duttilità ed esaspera i dettagli, i capelli dei putti sono mossi e scompigliati, le mani di Maria affusolate e perfette. In un materiale locale considerato “povero” c'è tutta l'enfasi e la ricchezza del barocco romano. Considerata fra le maggiori opere dell'artista “Madonna assunta e angioletti” ci conduce in un gioiello museale da scoprire o riscoprire, il Museo Diocesano di Feltre e Belluno, situato all'interno del Castello Vescovile in via del Paradiso a Feltre.

    Ventisette fra saloni e sale di diverse dimensioni, un reticolo che penetra ambienti affrescati in diverse architetture, testimoniano la quasi millenaria avventura del Palazzo, quattrocento reperti, ognuno ha una storia da raccontare. Come il calice paleocristiano del Diacono Orso, il più antico calice eucaristico dell'Occidente, prodotto ad Aquileia probabilmente nella metà del VI secolo e ritrovato a Lamon nel 1836. E' in argento completamente liscio, decorato in linee incise parallele nella base, nel nodo dello stelo e sul bordo, con un'epigrafe a niello latino, tratta dall'antico canone romano.

    La grande capienza della coppa, un litro e mezzo, richiama l'assunzione del sangue di Cristo da parte dei fedeli, per questo la fantasia popolare - e oggi alcuni studiosi- riconoscono nel calice il Sacro Graal, mai trovato. Sebastiano Ricci (1659-1734) è presente con due dipinti “Battesimo di Cristo” e “Madonna con Bambino tra i Santi Brunone e Ugo da Grenoble” entrambe eseguiti nel 1710 per la chiesa della Certosa di Vedana (Belluno), sono le migliori opere a tema religioso dell'artista. Ne “La Madonna con Bambino tra i Santi” la scena è ambientata in un paesaggio veneto, alla luce del tramonto i monaci si avviano verso la Certosa; i colori sono chiari e trasparenti, le figure libere anticipano Giambattista Tiepolo. Sempre di Ricci sono presenti due quadretti in cui s'ispira a Magnasco “San Bruno” e “Sant'Antonio Abate”. “Madonna con i Santi Vittore e Nicola da Bari” di Jacopo Tintoretto proviene dalla chiesa di Ognissanti di Feltre ed era stata commissionata dal Collegio dei Notai. Si tratta di un olio su tela realizzato nel 1545, firmato “Tentor” come scrivono i suoi biografi fosse fare l'artista nelle prime opere.

    In questo dipinto giovanile sono già presenti l'unione “tra il disegno di Michelangelo e il colorito di Tiziano”, stando all'iscrizione che avrebbe fatto apporre il critico seicentesco Ridolfi. Nella Sala del Tesoro oltre il Calice del Diacono Orso vi è l'altare portatile della cattedrale di Feltre, un manufatto del XII secolo costituito da una cassetta di legno rivestita d'argento con coperchio in roccia di serpentino e, ai lati, incise a mezzobusto le immagini degli Apostoli. Si tratta di un oggetto usato dai vescovi per liturgie occasionali, gli esemplari documentati in Italia sono solo sei.

    La Croce post bizantina, una microscultura realizzata in bosso da, probabilmente un monaco del Monte Athos, lo si suppone dalla data in greco “20 agosto 1542”. Il capolavoro è alto cm.37,7 con 52 nicchie, 485 figure e 200 colonnine, in cima domina un pellicano che si becca il petto per nutrire i suoi piccoli, iconograficamente simbolo di Cristo. Il Reliquario a busto di San Silvestro Papa proviene dalla Certosa di Firenze ed è in argento battuto sbalzato e rame cesellato, l'autore fiorentino Antonio di Salvi (1450-1527) ricorda lo stile sia di Pollaiolo, suo maestro, nell'eleganza tardo-gotica del mantello, sia di Verrocchio nel verismo del volto. Gli “Apostoli di San Gottardo” dal nome della chiesa in cui si trovavano, in legno scolpito, intagliato, dipinto e dorato, attribuita a un anonimo maestro intagliatore veneziano, influenzato dalla scultura nordica. Per il suo marcato espressionismo è indicato come “Maestro di Zoldo” per l'affinità stilistica con le sculture di alcuni altari di area zoldana, sempre nel bellunese. “San Giorgio e il drago” di ambito veneto del XV secolo incontra “Madonna del Rosario con Bambino e Stemma Bellati” capolavoro di Giacomo Piazzetta (1680-90), legno di cirmolo scolpito, intagliato e dipinto.

    Museo di Feltre e Belluno (ex Palazzo Vescovile)
    Via del Paradiso, Feltre
    Info su: museodiocesanobellunofeltre.it

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