Frenetica e senza tempo si protende sul mare come una mano allungata da isole artificiali e si mischia alle onde che le fanno corolla: Tokyo è solo l'ultima tappa di un viaggio crociera alla scoperta del Giappone del Sud, da Nagasaki alla capitale, ma la forza magnetica della grande metropoli è talmente pervasiva e imprescindibile che il racconto comincia in flashback proprio dal suo porto, ultima meta di sbarco. Perché l'arrivo dal mare è già di per sé un'esperienza indimenticabile. I grattacieli di un grigio tenue disegnano il cielo mentre la Costa neoRomantica si avvicina alle lunghe banchine affollate e i rimorchiatori fischiano.
Dal ponte le nuvole guizzano sulle creste dei palazzi e un vento sferzante investe la baia. Scendiamo dalla nave gioiello della crocieristica italiana ed è subito un brulichio di gente che, impassibile, si affanna ad accoglierci. Il viaggio verso la città attraversa le isole artificiali, con il verde degli alberi che decora le vie ancora disadorne. Poi, d'un tratto, tra le sopraelevate che fanno cerchi d'incroci appare improvvisa e fiammante la Torre di Tokyo, che svetta con i suoi 250 metri di altezza. La meta da raggiungere è la sfavillante e frenetica Shinjuku con il Keio Plaza Hotel Tokyo, il primo hotel grattacielo della metropoli. Edificato nel 1971, quando d'intorno era campagna, ora è circondato dagli omologhi skyscraper e primo fra tutti il grattacielo a due torri della municipalità, il Tokyo Metropolitan Government.
Saliti al quarantacinquesimo la vista è mozzafiato e il Monte Fuji d'angolo è solo l'ultima delle sorprese che questo hotel - che è anche un palcoscenico per mostre d'arte, spettacoli teatrali nei fastosi abiti tradizionali, sede di numerosi ristoranti e che contiene, come gioiello nascosto, un giardino incantato di pietre - riserva. La seconda tappa è il bar sempre all'ultimo piano di Asahi, l'edificio firmato dal designer francese Philippe Starck. La sua forma evoca una pinta di birra e con le sue vetrate dorate e spumeggianti si staglia dominante sull'intera scena solcata dal Sumida River. I battelli che lo solcano sembrano usciti da un film del futuro con le loro forme e vetrate “spaziali” che si allungano sulle sue acque. Sulla riva opposta è il quartiere di Asakusa, con il Tempio Sensoji, il più antico della città, a cui si accede dal meraviglioso Kaminarimon. Superata la lanterna rossa d'ingresso si apre la via verso l'altro portale, l'Hozomon, a cui si arriva dopo la delizia orgiastica dei negozietti che la affollano. Il contrasto tra la serenità imperturbabile dei templi e dei fedeli che vi si aggirano e il fragore della via brulicante di mercanzie e turisti affannati è sintomatico dei molteplici volti e contrasti di questa città da sogno.
Assolutamente necessaria una visita al Museo Edo che, con le guide volontarie, aprirà un ampio squarcio sulla cultura millenaria di questo paese. Fiore all'occhiello del museo (inaugurato nei primi anni novanta) è la meravigliosa sezione dedicata al teatro Kabuki. Ma descrivere questa metropoli dove vivono oltre 13 milioni di abitanti (più di 37 se si estende ai comuni limitrofi) richiederebbe tanto spazio e il racconto di viaggio, interrotta questa lunga analessi, deve ancora far capo al luogo d'arrivo, alla ben più piccola e composta Nagasaki.
Tappa a Nagasaki
La sua baia, che risplende di luci nella notte e che si offre incredibilmente alla vista dall'alto del Monte Inasa, è uno
spettacolo imperdibile. Ci si arriva con la funivia Nagasaki Ropeway e quella che si ammira dalle vetrate dell'Hikari Restaurant (un vero tuffo nell'eccelsa arte culinaria di questo paese) è
una romantica via lattea di luci colorate che si specchiano nel mare. La visita alla città martoriata dalla atomica (sganciata
il 9 agosto del 1945) non può che partire dalla Oura Catholic Church, la piccola chiesa in stile neogotico che con i suoi 150 anni costituisce un incredibile baluardo alla forza distruttiva
della guerra. Dedicata ai 26 martiri giapponesi, con le sue leggere ed esili colonne di legno, ha resistito incredibilmente
alla potenza della bomba. Di forte impatto, ma assolutamente da farsi, è la visita all'Atomic Bomb Museum e al soprastante Parco della Pace, con i monumenti alle vittime della catastrofe atomica e la stele che segna l'epicentro
dell'esplosione.
Tutt'altra atmosfera al Porto di Dejima, l'enclave olandese che anche durante lo shogunato Tokugawa costituì l'unico punto di contatto fra l'impero e l'Occidente. Qui la Compagnia delle Indie olandesi aveva il suo centro e le abitazioni perfettamente ricostruite che coniugano stile giapponese e confort olandesi sono un esempio del bien vivre dei coloni. Le loro tavole imbandite mescolano porcellane d'oriente a credenze di rovere e seggiole Napoleone III, con cristalli francesi e stoviglie inglesi. All'interno del villaggio sono molte le ragazzine giapponesi che indossano i kimono che i negozietti affittano, e la gioia, grazia e fierezza con cui li indossano è contagiosa per turisti e irresistibile per le occidentali. Lungo la via per Sasebo, dove ci attende la Costa neoRomantica, una tappa d'obbligo è il villaggio di Hizen Hama con le casette in legno dai tetti di paglia perfettamente allineate, i giardini curatissimi e le distillerie dove degustare il Sake. Molti giovani hanno aperto qui i loro atelier d'arte nelle case ormai in abbandono e perdersi fra questi vicoli e vialetti è l’ideale per gustare appieno la lentezza di un vivere che prima era quotidiano ed ora è troppo spesso solo un sogno. Il consiglio è di far poi tappa nella cittadina di Ureshino Onsen che, con i suoi hotel tradizionali e le terme, è il luogo ideale per un rilassante intermezzo.
La Delfi nipponica
Ancora di strada il santuario Shintoista Yutoku Inari. Si tratta di una Delfi nipponica, con i templi adagiati sul pendio di una montagna e un percorso ascensionale segnato dalle
balaustre fiammanti di lacca, con i torii, le porte d'accesso, a interrompere lo sguardo che si perde fra le bellezze del
tempio e quelle di un bosco incantato disegnato dai ruscelli. Prima di arrivare al mare il Tenkahio Observatory esige una
tappa per ammirarne il tesoro: le oltre duecento isole Kujukushima, anche se il nome letteralmente allude a 99 isole, che
si incorniciano nella baia sottostante. Sono verdissime e dall'alto dell'osservatorio appaiono come tante ciambelle adagiate
su un mare specchiato e, illuminate come sono dai raggi del mezzogiorno, sembrano spostarsi al seguito delle onde dell'insenatura
che le accoglie come una madre premurosa. Sasebo è vicina, e la città appare in balia della base americana che ne ha devastato la costa e le architetture. La vera bellezza
del luogo è la nave neoRomantica che attende nel porto. Non è grandissima, ma i suoi saloni e le sue cabine lussuose e arredate
con il meglio dell'italian design, la rendono un avanposto sicuro e dal fascino nostrano. Il clima a bordo, che incanta i
giapponesi che sono fanatici per le crociere, è di un'allegria solare e contagiosa e la pizzeria, incredibilmente con un forno
a legna, è degna del miglior avanposto in quel Napoli.
Una guida speciale
Prima di Tokyo la tappa prevede una sosta a Fukuoka dove ci aspetta il portento bronzeo del Budda gigante, (la statua adagiata su un lato è lunga 41 metri, alta 11 e pesa 300 tonnellate). Al di sotto del terrapieno che lo ospita
è il tempio con una splendida rappresentazione stavolto in oro, della divinità. Di nuovo a bordo della Costa neoRomantica
per un'ultima cena al Bombana, che le sue tre stelle Michelin dimostra di averle ben meritate, e quindi Tokyo che con la sua
forza centripeta è l'ultima tappa di questo viaggio e del racconto qui cominciato. Infine l'aeroporto di Haneda è l'ultimo
“hozomon” di un viaggio da sogno, e da qui in avanti c'è spazio solo per la nostalgia di un Paese e di un popolo meravigliosamente
ospitale. Un'ultima menzione è per la guida: se vi capiterà di avere la signora Yoshiko Watanabe sappiate che la vostra permanenza sarà completata dalla sua splendida erudizione e da un amore per l'Italia che vi renderà
indimenticabile il vostro soggiorno nell'ultimo grande Impero.
stefano.biolchini@ilsole24ore.com
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