Risponde al telefono col fiatone perché si sta allenando in palestra con corda e saltelli. Un'ora e mezza al giorno con un personal trainer. “Sto organizzando il mio cinquantesimo compleanno in Québec con le motoslitte: partirò a metà marzo ma per allora devo avere la preparazione atletica adeguata perché dovrò percorrere 200 chilometri al giorno. Guidare una motoslitta è come stare sopra un quad: è un mezzo pesante che corre veloce. Ci sono salti, sobbalzi, cambi di direzione. Occorre prontezza di riflessi per evitare gli ostacoli, bisogna controbilanciare il peso per evitare di cadere. Serve allenamento perché la muscolatura, e soprattutto i legamenti, cedono. Non ho più vent'anni”.
La mia vita? Le avventure nel mondo
Marta Maragno, padovana, di anni ne ha 49. Tra una spedizione estrema e l'altra riesce a conciliare anche gli impegni familiari:
un marito e un figlio di 8 anni. A 23 anni è stata la prima donna istruttore di fuoristrada della Federazione. Ha girato
la Malaysia in sella ad una moto, fermandosi nei villaggi degli aborigeni. Ha partecipato a gare di endurance in go-kart,
ha fatto rafting sulle rapide del fiume Reventasson in Costa Rica. È campionessa italiana di Orientamento e regolarità di
fuoristrada e ha rappresentato l'Italia alla Fillraven Polar Adventure, gara di sleddog in Lapponia, salendo sul podio.
Marta, lei hai girato il mondo. Come è cominciata la sua… avventura?
A 18 anni ho iniziato a fare il mio primo raid in Tunisia e la scuola di sopravvivenza e orientamento dove insegnano a costruire
i ripari, una zattera, ad arrampicarsi e a fare tutto quello che serve per sopravvivere anche in mezzo i boschi. Questo mi
ha formato molto.
Nessuna paura?
La paura arriva ma si riesce a controllarla. Per carattere mi prende l'adrenalina e il piacere di buttarmi in esperienze estreme.
Spesso mi è capitato di pensare “chi me lo ha fatto fare?” ma, passato il momento di tensione ed esitazione, mi è rimasta
la voglia di sperimentare.
Ha corso rischi?
Durante un raid in fuoristrada fra Turchia, Siria e Giordania, per esserci fermati con la macchina, mi hanno sparato contro,
colpendomi a una mano fuori del finestrino. Sono stata fortunata.
Cosa ne trae da queste avventure estreme?
Le situazioni difficili aiutano a crescere, a superare gli ostacoli, a fortificarsi, a capire come affrontare la vita cercando
sempre una soluzione. Di fronte alle emergenze inaspettate servono mente calma e sangue freddo, non la fretta di voler raggiungere
l'obiettivo nella maniera più veloce ma valutando l'opzione migliore. Sono situazioni che aiutano anche a stare con gli altri,
a capire le persone, a collaborare, a renderci consapevoli che abbiamo bisogno del prossimo, anche delle persone più semplici.
Ricordo che in una competizione con un fuoristrada nel deserto, quando la macchina non ce la faceva più a salire e c'è stato
bisogno del verricello, dopo quattro ore che lo issavo senza successo, sono arrivati dei bambini che mi hanno aiutato a tirare
il cavo. E a superare quell'impasse.
Si è infortunata qualche volta?
Sì, ma niente di che, i traumi classici degli sportivi: capottamenti in macchina, la rottura del legamento crociato del ginocchio
durante le gare di sci. Se gli sport estremi sono fatti con la preparazione adeguata e le persone giuste si corrono pochi
rischi. Gli infortuni accadono per azzardi.
In definitiva quanti e quali sport pratica o ha praticato?
Ho praticato un po' tutti gli sport: side car cross, automobilismo, sci, hockey, sleddog, trekking, motociclismo fuoristrada,
tennis, squash, equitazione, mountain bike, pattinaggio e nuoto che peraltro mi ha molto aiutato in gravidanza. Quando abitavo
in Costarica andavo in piscina tutti i giorni fino a due giorni prima di partorire. Ho partecipato a 25 gare africane in fuoristrada,
fra deserto e giungla. Attualmente pratico solo hockey su ghiaccio e sci.
Viaggia e fa sport di professione dunque?
Sì. Mi reinvento continuamente. Ho collaborato con case automobilistiche e motociclistiche, faccio la consulente di sport
e avventura. In Costarica, dove ho abitato fino a 4 anni fa, ho aperto il centro di guida con Land Rover, dove organizzavamo
eventi perché lì i percorsi si prestano bene a queste specialità.
Per essere una donna di avventura segue un'alimentazione particolare?
Sì. Se mangio squilibrato il fisico non reagisce e la differenza è evidente. Dolci, gelati, pizze e cioccolato mi indeboliscono.
Faccio una buona colazione al mattino a base di cereali, frutta, yogurt naturale e proteine per 70 grammi. Mangio molta frutta
e verdura per le vitamine e sali minerali. Ho provato le diete proteiche ma mi trovo malissimo: il carboidrato ci vuole nella
dieta, l'ho visto sul mio fisico. Se tolgo tutti i carboidrati alzo meno pesi in palestra, ho un rendimento inferiore.
Un viaggio, un posto, un'esperienza fra tutti che le è rimasta dentro?
La Lapponia, la gara dei cani da slitta in mezzo a distese bianche innevate. Il rapporto che si è creato con i cani e la natura
è stato grandioso.
Come la vedono i colleghi sportivi maschi?
Quando ho cominciato, all'inizio, c'erano pochissime donne in questo ambiente ma gli uomini compagni di viaggio e di avventura
mi hanno sempre sostenuto. Fisicamente i maschi sono più forti ma se si affrontano le cose per divertimento, la competizione
passa in secondo piano. Ho partecipato a una selezione del Camel Trophy, dove su 200 partecipanti c'erano solo 4 donne e quando
si è trattato di eleggere la rappresentante dello spirito del gruppo, all'unanimità hanno eletto me. Sono sempre stata benvoluta.
Suo marito come vede questa sua vita avventurosa in giro per il mondo? Siamo caratteri complementari e si è adeguato. Assieme a mio figlio mi seguono sempre nei miei viaggi, come faranno prossimamente con l'avventura in Canada, raggiungendomi però da un altro giro, meno impegnativo. Dove festeggeremo tutti insieme il mio cinquantesimo compleanno.
Marta Maragno racconterà le avventure ai visitatori di Itinerando, sul palco dell'Arena del padiglione 3 della Fiera di Padova sabato 2 febbraio alle ore 11.
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