L'alzaia è una strada che corre lungo un fiume o un canale e sulla quale un tempo gli animali trainavano le barche. Come spiega la Treccani deriva dal latino helciarius, chi tira la barca. L'alzaia del naviglio Pavese parte dalla Darsena, il porto storico di piazza XXIV maggio, e arriva fino al Ticino, a due passi dal centro di Pavia, dopo avere attraversato la pianura per circa 30 chilometri. In bicicletta si può percorrere in due, tre ore, a seconda della velocità e delle soste, ma si può anche accorciare il percorso di qualche chilometro fermandosi a Certosa di Pavia, un borgo che prende il nome dal monastero con santuario edificato a cavallo tra XIV e XV secolo da Giangaleazzo Visconti, come ricorda l'affresco del Bergognone nel quale il duca consegna il monumento alla Madonna. Qui pare sia stato anche stato nascosto il cadavere di Mussolini, trafugato nel 1946.
Uscire da Milano verso Sud è rapido e piacevole perché la periferia meridionale è più ridotta e ha conservato un'impronta agricola. Ho pedalato infinite volte “verso la Certosa”, arrivando a Pavia quando avevo tempo. “Verso la Certosa” è il titolo di un libro di Gadda che raccoglie diciotto brevi prose sui “luoghi e le stagioni in cui m'è occorso di accettar la vita e prestar l'opera”, vale a dire Milano e la prima metà del Novecento, quando sui navigli scorrevano ancora lente le chiatte e per le strade si sentivano gli “spari della frusta” e l'odore del “cavalluccio sudato”. L'alzaia è un po' monotona per chi ama pedalare in salita e poi godersi il premio della discesa. In compenso chi vuole può rilassarsi guardando un paesaggio di cascine abbandonate o recuperate, l'acqua trasparente del canale che alimenta le speranze dei pescatori, le anatre e gli aironi che si alzano in volo quando ti avvicini e planano tra i trattori. Mi è capitato di incrociare ciclisti sprofondati su biciclette orizzontali, coppie di vecchi coniugi (o amanti?) sincronizzati in tandem, ragazzini che sfrecciano su bici da corsa con il padre alle calcagna che li incita a superarti, pazzi vestiti da “Eroica” su ridicole grazielle... All'altezza di Binasco, dove l'hinterland diventa campagna, piccoli leprotti scappano quando attraversi il loro territorio e una volta ho incrociato un calesse trainato da un cavalluccio, ma senza udire spari di frusta.
La Certosa di Pavia si raggiunge con una breve deviazione a oriente dal naviglio all'altezza dei mulini di Certosa . E' detta anche “Gra-Car”, abbreviazione di “Grathiarum Carthusia”, che indica il monastero e santuario di Santa Maria delle Grazie. Così chiamato perché Caterina, moglie di Gian Galeazzo, nel gennaio del 1390 fa un voto alla Madonna per diventare madre. Oltre che strumento di intercessione divina, la Certosa doveva essere mausoleo sepolcrale per il duca e la famiglia regnante, ma soprattutto sfoggio di potere e prestigio, sulla via romana che unisce Milano a Pavia, tra i castelli viscontei delle due città. Zone fertili e ricche di acqua, adatte per la coltivazione e la caccia, dove la Lombardia, per dirla con Carlo Cattaneo, si fa “sistema idraulico”.
La Certosa è stata completata in un periodo di tempo che ha permesso di assorbire diversi stili – gotico, rinascimentale... - e nei secoli è stata al centro di vicende di ogni tipo. Magnificente, all’interno del santuario, il monumento funebre di Giangaleazzo Visconti e quello di Ludovico il Moro con la consorte Beatrice d'Este nella chiesa. Sopra la tomba di Giangaleazzo l'affresco del Bergognone che lo rappresenta mentre consegna la Certosa alla Madonna. Nonostante l'onnipresenza dell'acqua, non ci sono sul percorso fontane, tranne quella che si trova entrando in Pavia, dopo il “Tiro a segno nazionale”, costruito alla fine degli anni '20, nell'ambito del programma fascista di preparazione sportiva e marziale del popolo italiano. Ciò nonostante l'edificio ha una bella facciata liberty. Bisogna quindi premunirsi alla partenza: al numero 286 dell'Alzaia naviglio pavese, l'Erba brusca, ristorante “con orto”, fornisce acqua fresca gratuitamente ai ciclisti. Per trovare altri locali – lasciata la periferia Milanese alle spalle – bisogna uscire dalla ciclabile. Almeno fino a Certosa, dove si trovano alcuni bar. Sempre entrando a Pavia, lungo il canale, il fruttivendolo al numero 2 di via Tasso regala banane o altra frutta ai ciclisti.
Il casello idricoe i mercatini
Percorrere il naviglio pavese andata e ritorno richiede una mezza giornata o un giorno intero se si visita la Certosa, tra
chiostri, santuario e museo. Volendo ci si può fermare a dormire e il posto migliore per farlo – l'unico senza uscire dalla
ciclabile – è “Il guardiano delle acque”, un bed & breakfast d'artista, ma nel vero senso della parola. Le stanze si trovano
nella casa di una coppia di scultori salentini. Anna Maria Maglietta e Giacomo Sparasci vivono da molti anni ormai in questo
casello idrico. L'atelier si trova nel giardino dove realizzano soprattutto sculture in un particolare tipo di metallo, l'acciao
corten, che arrugginisce. Hanno forme di animali e vengono vendute direttamente. Purtroppo tutti gli altri caselli idrici
lungo il naviglio cadono a pezzi, anche perché, come mi racconta Giacomo, negli anni '90 lo stato si è finalmente deciso a
metterli in vendita, ma a cifre troppo elevate e senza piazzarne nessuno. Alcuni, come quello di Binasco, sono ormai in rovina.
I guardiani delle acque tenevano sotto controllo il livello idrico, la stato delle sponde, le barche, i fondali e il flusso
irriguo verso i campi. Poco distante, verso Sud, ci sono alcuni magazzini di vecchi oggetti, che risalgono al passato prossimo
– vinili, libri, vestiti, giocattoli – o appartengono al mondo contadino: pentole in rame,attrezzi rurali. Più popolare ed
economico il Mercatino a Giussago, proprio su una chiusa del naviglio; caratteristico – genere Balon a Torino - e con qualche
oggetto ricercato il Mercatino a Casarile. Questi reperti del passato, approdati sui navigli, come dopo un naufragio, sembrano
volersi rituffare “nel gorgo turbinoso della vita” (sempre Gadda).
Attenzione alle gommee al buio
Si consiglia prima di partire, una controllata alle gomme,perché non mancano buche e rami con spine. Cycle Delic, al 52 dell'Alzaia
Naviglio pavese, verso viale Tibaldi a Milano, lascia la pompa del compressore sulla strada per chi voglia servirsene gratuitamente.
A Pavia si può arrivare alla confluenza con il Ticino senza quasi uscire dall'alzaia e magari proseguire sul lungofiume fino
al Ponte Vecchio, ricostruito dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Sui prati intorno al fiume gli studenti
prendono il sole e preparano gli esami nella dolce indolenza dell'ultima stagione della vita in cui il tempo scorre lento
come una chiatta sul naviglio e sembra infinito. Si consiglia di tornare prima che faccia buio perché non mancano mai pedoni
e ciclisti senza luci spuntano dal nulla nel buio come incubi d'incoscienza. Tra giugno e luglio il cielo resta azzurro fino
a oltre le nove e pedalando si riscopre l'esistenza delle sere d'estate.
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