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Airbnb investe nell'unicorno dell'hospitality indiano

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PER GIOVANI VIAGGIATORI

Airbnb investe nell'unicorno dell'hospitality indiano

(Adobe Stock)
(Adobe Stock)

La voce rimbalzata a metà marzo che vedeva Airbnb in trattative per investire fra i 100 e i 200 milioni di dollari in Oyo, gigante dell'hospitality fondato poco più di cinque anni fa e oggi arrivato a gestire quasi mezzo milione di stanze in una decina di Paesi, sembra aver trovato conferma ufficiale (ne parla anche l'edizione online del Wall Street Journal). Il progetto di diventare un società pubblica quotata entro il prossimo anno e di diventare il punto di riferimento per chiunque prenoti un viaggio, anche in hotel (la recente acquisizione della piattaforma di prenotazione last minute HotelTonight va per l'appunto in questa direzione), ha trovato nell'unicorno indiano una svolta e riflette l'intenzione della società americana di consolidare la propria crescita puntando forte su due mercati che oggi la vedono presente in modo molto marginale con i suoi annunci.

I numeri
La scelta di puntare su Oyo (acronimo che sta per “On Your Own”), società capace di raccogliere un finanziamento da un miliardo di dollari lo scorso settembre da diversi venture capital internazionali (StoftBank Vision Fund, Sequoia Capital e Lightspeed Venture Partners fra questi) e di raggiungere un valore di capitalizzazione di mercato di circa cinque miliardi, si spiega in tanti modi. E soprattutto in numeri. La società, con sede a Gurgaon, vicino a New Delhi, è stata fondata nel 2013 dall'allora diciannovenne Ritesh Agarwal per operare come piattaforma di prenotazione di hotel economici in India e oggi rappresenta la più grande catena del Paese, con circa 9mila strutture fra case e alberghi e 170mila camere. Entro il 2023, l'obiettivo è quello di primeggiare su scala mondiale. Gli hotel di proprietà o concessi in franchising e leasing, nel complesso circa 18mila nel mondo, sono al momento attivi anche in Cina, Malesia, Nepal, Regno Unito, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Giappone (tramite una joint venture con Yahoo Japan), Indonesia e Filippine e in megalopoli come Londra, Pechino, Shanghai e Kuala Lumpur. All'attività di pura aggregazione, Oyo ha aggiunto nel tempo servizi di ospitalità di varia natura, logistica compresa, e da grande rivale di Airbnb è via via cresciuta allo status di diventarne un partner strategico.

I target
Nei primi giorni di marzo, inoltre, la società ha annunciato investimenti in tecnologie e personale per l'equivalente di 800 milioni di dollari nei prossimi 10 mesi per rafforzare la propria presenza in Cina (dove sono destinati 600 milioni), in tutto il Sud-est asiatico e in Medio Oriente. Nel suo mirino, in fatto di clientela, ci sono soprattutto viaggiatori giovani, attenti al budget e ovviamente avvezzi al modello della prenotazione online. Un suo sbarco in Europa? Difficile.

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