Con 300 giorni di sole all'anno, l'Albania si presenta come una meta appetibile in tutte le stagioni. Anzi, senza il caldo estivo, si possono meglio apprezzare le città dell'interno e i siti archeologici di cui il Paese delle aquile è disseminato. Non si può visitare il Paese senza imbattersi nella sua storia dagli Illiri ai romani, dagli ottomani al re Zog, dalla colonizzazione italiana alla più recente dittatura di Enver Hoxha che l'ha resa inesplorabile per circa quaranta anni. Quello che si percepisce oggi è un grande desiderio di promuovere attraverso il turismo le bellezze e i valori nazionali, primo fra tutti l'ospitalità, la bujaria.
Tirana
Scegliere Tirana, la capitale dell'Albania, come tappa iniziale del viaggio consente di intravvedere i segni di un rinascimento
urbano che punta sulla bellezza negli spazi dove si vive. Passeggiando per le vie del centro si possono apprezzare le aree
verdi, la pulizia delle strade, la vivacità degli abitanti seduti ai tavolini dei bar, complice anche l'ora dell'aperitivo.
Dall'alto del 23esimo piano del Plaza Hotel si gode di una vista speciale su tutta la città e sulla grande piazza dedicata
all'eroe nazionale Giorgio Castriota, detto Scanderbeg.
Bunkart 2
In posizione un po' defilata rispetto alla grande piazza Scanderbeg ci si imbatte nel Bunkart 2, un ex bunker trasformato in un museo. La cupola d'ingresso di nuova realizzazione – a somiglianza di quelle delle centinaia di migliaia di bunker sparsi in tutta l'Albania costruiti per il terrore di attacchi nucleari nella dittatura - rappresenta il memoriale delle vittime del comunismo. Ognuna della 24 stanze di cui si compone la struttura, collegato da cunicoli direttamente agli uffici del ministro degli interni, svela i segreti della sicurezza e della polizia politica, la famosa “Sigurimi”, nonché i metodi utilizzati. L'ultima stanza è quella dedicata al ministro con tanto di servizio igienico e attrezzata con gli strumenti di lavoro.
Palazzo del Re
A Tirana una visita merita anche il Palazzo del Re o Palazzo delle Brigate. Concepito da Giulio Bertè nel 1936 per il re albanese
Ahmet Zogu e completato successivamente da Gherardo Bosio nel 1941, è l'unico palazzo reale a non essere mai stato abitato
ma utilizzato solo per ricevimenti istituzionali. Nei suoi 1400 metri quadrati, il palazzo custodisce nelle stanze di rappresentanza
e di vita quotidiana gli arredi interamente disegnati da Giò Ponti: un'impronta dell'architettura italiana dell'epoca in Albania.
Berat
Se da Tirana ci si sposta nell’area centrale, attraversando per un centinaio di chilometri aree rurali, dove si producono
e si possono assaggiare ottime olive da tavola e vino autoctono, si giunge a Beratdichiarata patrimonio mondiale dell'Unesco. A destra e a sinistra del fiume Osum, che la attraversa perpendicolarmente, lo sguardo si perde nelle “mille finestre” che
fanno da specchio ai due quartieri di Gorica (cristiano) e Mangalemi (musulmano) collegati da un ponte attraversabile a piedi:
piccoli agglomerati di casette con i tetti di coppi rossi ammassate le une sulle altre che ritroviamo anche nella rocca del
castello di Berat.
Qui è custodito il museo iconografico di Onufri. Al di là delle mura della fortezza si stagliano le montagne albanesi che a fine marzo hanno ancora le cime innevate. Nelle stradine in salita di ciotoli si respira aria di una storia che i pochi abitanti che ancora popolano la rocca sono disponibili a raccontare.
Verso il mare di Valona
Il richiamo del mare è forte e così si riprende la via verso Valona spingendoci a Sud. Le strade non sono ancora il fiore
all'occhiello dell'Albania ma ciò consente, se non si ha fretta, di osservare e cogliere tanti particolari: numerose le persone
al ciglio della strada, forse in attesa di un autobus o di un passaggio. Coppie di anziani vestiti a festa o piccoli nuclei
familiari che salutano un membro in partenza con valigia. Non è raro imbattersi in carretti trascinati da asini e in pastori
con il loro piccolo gregge di pecore e capre. E poi venditori ambulanti di frutta e verdura di loro produzione. Valona o Vlore,
porto dell'Albania come Durazzo e Saranda, fa da preludio alla costa albanese del Sud. Più vicina all'Italia che a Tirana,
Valona è una città che si affaccia sul mare Adriatico, con una spiaggia di sabbia di riporto e con un largo viale piantumato
a palme sul quale si affollano palazzi di recente costruzione a più piani e ristoranti sia di cucina tipica, che internazionale.
A delimitare la grande baia la verdeggiante penisola di Karaburun. Nel centro di Valona sorge l'antica moschea di Muradi e
un imponente monumento a ricordo di quel 28 novembre 1912 quando l'assemblea nazionale dichiarò l'indipendenza dell'Albania
ponendo fine all'impero ottomano durato cinque secoli.
Apollonia
Grande fascino suscita il sito archeologico di Apollonia ubicato nelle campagne intorno alla cittadina di Fier. Qui con l'aiuto di una guida è piacevole immaginare la vita dell'agorà tra il bouleuterion (l'edificio dove si riuniva il
consiglio) e l'odeon dove anche Ottaviano si dedicava allo studio della filosofia e dell'oratoria proprio nelle idi di marzo
del 44 a.C. Apollonia un'antica città di origine illirica, dedicata ad Apollo dio del sole e protettore dei coloni, diventa
nel III secolo a. C. un protettorato romano. Grazie alla sua posizione strategica, la civitas libera et immunis visse un periodo
florido e di grande libertà fino a quando un terremoto, nel III secolo d.C., costrinse all'abbandono della città che rimase
un centro ecclesiastico fino al V secolo d.C. per poi scomparire dalle fonti scritte.
Non tutto il patrimonio archeologico è stato ancora scavato. Nei pressi dell'agorà sono stati ritrovati i resti del tempio di Artemide (o Diana), nonché le colonne dell'arco di trionfo. I romani hanno adeguato l'agorà trasformandola secondo le proprie esigenze: si rinvengono segni di una biblioteca e di negozi. Interessante anche il grande anfiteatro che dista dall'agorà circa mezz'ora di cammino. In cima alla collina di Apollonia, proprio dove si troverebbe il tempio di Apollo mai riportato alla luce, l'archeologo francese Leon Rey, che per ben 14 stagioni ha faticato negli scavi, vi ha costruito la propria abitazione, ora sede di un ristorante. Più di mille reperti archeologici tra statue e suppellettili sono ben conservati nel museo all'interno del complesso monastico risalente al XII secolo, un unicum in Albania.
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