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A Cipro per un tuffo nel passato tra le rovine, o nelle acque dove è…

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L’ISola dei record

A Cipro per un tuffo nel passato tra le rovine, o nelle acque dove è nata Afrodite

Cipro continua a polverizzare record sul fronte turistico. La terza isola del Mediterraneo per estensione dopo Sicilia e Sardegna, incuneata sotto la Turchia e di fianco a Siria e Israele, ha chiuso l'anno scorso con oltre 3,9 milioni di turisti, un record mai raggiunto prima, in aumento dell'8% rispetto al 2017. E anche in gennaio e febbraio, lo Stato indipendente aderente all'Ue e all'eurozona, estremo confine europeo geograficamente già in Medio Oriente, è riuscito a calamitare oltre 105mila turisti, il 4% in più dello stesso periodo del 2018. Le aggressive strategie turistiche di Nicosia stanno pagando, riuscendo ad attrarre oltre al tradizionale turismo britannico, russo e nordeuropeo anche quello in grande crescita dell'Est Europa.

Paphos, la forza attrattiva del patrimonio dell'umanità Unesco
Fondamentale è stato l'incremento del traffico aereo, con i due aeroporti, Larnaca e Paphos, che hanno gestito quasi 11 milioni di turisti l'anno scorso (+6,7% rispetto al 2017). Una delle zone più rinomate dell'isola dal punto di vista turistico è Paphos, sulla costa occidentale, antica capitale romana dichiarata per intero patrimonio dell'umanità Unesco per i suoi tesori archeologici e culturali. E' collegata all'Italia con voli diretti bisettimanali Ryanair per Milano e Roma. Diventata centro nevralgico dell'isola già sotto il dominio egizio dei Tolomei, Paphos possiede una zona archeologica spettacolare, sul mare vicino al porto, dove è possibile ammirare mosaici romani (III-V secolo d.C.) considerati tra i più raffinati e preziosi del Mediterraneo orientale: adornavano i pavimenti delle ville patrizie romane, compresa quella del Proconsole (per due anni l'isola fu governata dal figlio di Cicerone). Il mosaico è probabilmente la miglior metafora anche per capire quest'affascinante isola, nella quale si sono incrociati gli influssi culturali di greci ed egiziani, di romani e franchi, per continuare con la secolare dominazione veneziana, con quella ottomana e infine con quella britannica.

Sempre nella zona archeologica sono da vedere l'anfiteatro, l'agorà, le rovine del castello “Saranta Kolones” costruito dai Franchi nel XIII secolo, ma anche la Chiesa della “Panagia Chrysopolitissa” con all'esterno la colonna in cui la leggenda vuole che San Paolo sia stato flagellato per volere del Governatore romano dell'isola, e di una basilica paleocristiana. Nella zona turistica del lungomare spicca l'inconfondibile sagoma del Forte medievale, originariamente costruito dai Bizantini e successivamente riedificato da Franchi e Ottomani per proteggere il porto. Assolutamente imperdibile vicino al lungomare le Tombe dei Re, complesso di monumentali sepolcri dell'epoca ellenistica e romana, “gemelli” di quelli di Alessandria d'Egitto, alcuni dei quali decorati con colonne doriche.

Spiagge blu, baie e riserve naturali
Solo nella provincia di Paphos ci sono ben 16 spiagge “blue flag” per ogni gusto: quelle per famiglie in città e nell'area di Coral Bay, quelle per surfisti e quelle spettacolari all'interno del Parco Naturale della penisola di Akamas, il più grande dell'isola con i suoi 240 chilometri quadrati che si estendono tra baie mozzafiato, colline, gole selvagge. All'interno del Parco vivono 168 diverse varietà di uccelli, 20 di rettili, 16 di farfalle e 12 di mammiferi, compreso il “Montone cipriota” selvatico che vi osserverà a debita distanza aggrappato alle rocce durante le vostre escursioni. Nella penisola di Akamas c'è la famosa “spiaggia di Lara”, zona di ripopolamento delle tartarughe marine, i cui piccoli in autunno nascono spuntando dalla sabbia dopo aver rotto le loro uova sepolte e corrono verso il mare, ma anche le cristalline acque della “Blue Lagoon”, raggiungibile con un battello via mare.

A 25 km a est di Paphos è da vedere anche “Petra tou Romiou”, uno dei tratti più belli del litorale cipriota con i suoi enormi scogli, dove la leggenda vuole sia nata Afrodite, la dea dell'amore. Il culto della dea è profondamente radicato nella storia di Cipro: vicino a Paphos sono visitabili i resti del famoso e antichissimo Santuario di Afrodite costruito nel XII secolo a.C., uno dei luoghi di culto più famosi del mondo greco.

Da visitare anche i monasteri dell'area, iniziando da quello di “Agios Neofytos” fondato intorno al 1200 dall'eremita Neofito ad appena 9 km da Paphos: la grotta scavata dal santo è decorata con alcuni dei più raffinati esempi di pittura murale bizantina del XII e XV secolo. Salendo in montagna troviamo poi il monastero di Chrysorrogiatissa, a 37 km da Paphos, fondato nel 1152 dal monaco Ignazio, con una ricca collezione di icone oltre al vino prodotto ancora oggi dai monaci.

A tavola per un “meze” da 30 portate
Quintessenza della mediterraneità anche a tavola, la Cipro enogastronomica è un mosaico unico di profumi e sapori costruito sulle fondamenta di ingredienti freschi locali, dalle erbe all'olio d'oliva, dalla carne al pesce, con influenze greche, turche, libanesi e armene. Le chiavi della cucina cipriota sono nel famoso “meze”, abbreviazione di “mezedes”, ossia “piccole prelibatezze”. È un sontuoso pasto che rappresenta un'enciclopedia della tradizione gastronomica locale, con fino a trenta mini-portate che spaziano dal saporito “halloumi”, il formaggio di capra con foglie di menta servito grigliato, all'”afelia”, stufato di maiale lasciato marinare nel vino rosso e insaporito con il coriandolo, passando per il “kleftikò”, spezzatino di agnello o di capretto cotto in forno sigillato con argilla, senza dimenticare le ricche insalate con la feta, il formaggio greco. A Paphos si può assaporare piano piano, “sigà sigà” come spiegano i ciprioti, in decine di taverne tra le quali spiccano “The New Kings of Aphrodite” non lontano dal porto, “Halamandouro” nella vicina Geroskipou e il “Polis Herb Garden Restaurant” a Polis, nella zona nord della provincia, celebre per le erbe fresche coltivate a chilometro zero nel giardino del ristorante di 2500 metri quadrati.

Il tutto innaffiato dai vini locali dalla storia millenaria, già adorati da Riccardo Cuor di Leone (che definì la Commandaria, cara ai Templari, “il vino dei re e il re dei vini”). Nell'entroterra di Paphos si contano a decine le cantine. dove degustare varietà locali come il bianco Xynisteri e l'antico rosso Maratheftiko.

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