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A Basilea tra graffiti, tuffi nel Reno e cuscini esplosivi

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CITTA’ D’ARTE

A Basilea tra graffiti, tuffi nel Reno e cuscini esplosivi

Mi piacerebbe iniziare dalla fine. Dopo avere passato qualche giorno a Basilea alla ricerca di una scena artistica alternativa – non solo Art Basel - l'immagine che porto a casa è quella della spiaggetta sotto il bellissimo museo dedicato a Jean Tanguely, disegnato da Botta e finanziato dalla Roche. Nella bella stagione ci si butta nel Reno lasciandosi trasportare dalla corrente. Vestiti, telefono e altri “effetti personali” impacchettati in una sacca a forma di pesce che si chiama Wickelfisch. Approdati in un'altra spiaggia urbana, si esce, ci si asciuga al sole e si prende il tram per tornare a casa.

Fa ancora troppo freddo per buttarsi nel fiume senza intenti suicidi in questo inizio di primavera bipolare anzi polare - quando sono arrivato cadeva la neve - ma quello che immagino mi persuade del fatto che Basilea sia una città ricchissima, progressista e colta. Anche per l'influsso di Francia e Germania. Conosciuta in tedesco come Dreiländerec, (angolo dei tre Paesi), e in francese come District des trois frontières, testimonia l'eredità dei tre culture vicine. In questa città di confine molti parlano tre lingue, ma solo una persona su tre ha l'auto e spesso è una Tesla. Per muoversi si usa il tram e in tram si può varcare la frontiera francese.

Le agopunture urbane disseminate in città
Ricominciamo dall'inizio. L'appuntamento è con Sebastien Portron per un tour della street-art. La sua galleria si chiama Artstübli, si trova al 28 della Steinentorberg e non partecipa all'Art Basel perché la fiera ha requisiti economici troppo selettivi. La prima opera che mi mostra sarebbe invisibile senza la sua indicazione e appartiene alla serie “Space Invaders”, lo storico videogioco messo a punto nel '78 da Toshihiro Nishikado per la Taito. Nishihado lo ha sognato prima di realizzarlo. Nella versione onirica gli studenti aspettavano l'arrivo di Babbo Natale fuori da scuola, ma al suo posto si presentavano gli alieni. I ragazzi si difendevano con armi collegate alle batterie delle automobili. Vent'anni dopo, Ufa, Libero Artista Indefinito, un ufo dell'arte, ha avviato un progetto per liberare gli space-invaders dagli schemi e dagli schermi e farli entrare nel mondo fisico delle strade. Il volto con cui si presenta sul sito è quello della maschera di Anonymous, ma in versione Salvator Dalì. Gli interventi di Ufa, “agopunture urbane” nei “punti nevralgici” delle città, sono piccoli mosaici di piastrelle con i motivi retrò del videogioco, posti di solito a una certa altezza. Per riconoscere quelli originali esiste un'applicazione per smartphone, Flashinvaders. Si trovano da Parigi a Los Angeles a Tokyo, ma anche in una stazione di skylift svizzera. A Basilea in Barfusserplatz, Rümelinsplatz, Schneidergasse. Luoghi centralissimi: là dove non osano i rispettosi writers svizzeri.

Gli artisti e le loro opere murali
Passeggiando per il centro non potete non imbattervi nel grande murale con i ritratti delle rock-star sulla Gerbergässlein. Lo ha commissionato l'Unique, una rock-house che si trova proprio di fronte. E' l'opera di street-art più conosciuta della città, anche se un po' convenzionale nel suo essere “trasgressiva”. Keith Reichards è ritratto mentre fuma uno spinello reggendolo tra le dita sormontate da un anello con teschio. Meno felice il ritratto di Bob Marley, troppo poco rasta. Il lavoro viene aggiornato di continuo e chi non trova il proprio idolo può presentare una proposta all'oste dell'Unique. Autore è il collettivo “Art4000”. Tra i volti nuovi Amy Winehouse. Sulla centralissima ma defilata Rosshofgasse, la coppia di writer inglesi nota come London Police ha ritratto Zoe Scarlett, pinup e burlesque-performer di Basilea, circondata dai classici omini-smiley, come un Gulliver sexy tra i lillipuziani-alieni, che la fotografano. I London Police dicono di avere trovato con la street-art un modo di viaggiare e fare arte. Le loro opere si trovano persino in Kosovo.

Boogie, nome d'arte di Andre Morgner, street artist della Germania orientale, si è trasferito vicino a Basilea, dove vive con la fidanzata e il bulldog francese Egon. Ha lavorato sulle casette dell'elettricità di quartiere disseminate a Basilea. Quella che mi ha fatto vedere Sebastian si trova in Schützengraben. Dando un'occhiata ai social, si comprende come la street-art abbia riscosso un grande interesse come forma di comunicazione contemporanea. Boogie ha studiato comunicazione e lavorato con brand come Bmw, Casio, Google. Su Instagram ha quasi duecentomila follower. Attualmente sta lavorando su un muro a Denver. Poco fa era al lavoro su una saracinesca di Buenos Aires.

I centri di aggregazione per giovani
La street-art è in viaggio: hanno ragione i London Police. Camminando di notte per rientrare in albergo, il Novotel che si trova sopra la scalo merci ferroviario, zona di graffiti spontanei, mi sono imbattuto nel Sommercasino, all'inizio della Münchensteinerstrasse. Già ritrovo estivo della borghesia, ora “Kultur und Jugendzentrum”, luogo di cultura per le giovani generazioni: musica sempre dal vivo come in origine, ma niente Mozart e Strauss. Poco prima della mia incursione notturna erano passate le Psychodaises, le Psychomargherite. Le pareti esterne della villa neoclassica sono coperte di graffiti secondo ogni stile. All'interno non c'è l'atmosfera underground tipo Leoncavallo o Forte Prenestino. All'ora di pranzo è possibile mangiare alla Buvette, con tavoli all'aperto. Durante la seconda guerra mondiale il Sommercasino ha ospitato rifugiati. Se si fa eccezione per alcune zone industriali come lo scalo merci, a Basilea i graffiti sono solo quelli autorizzati. Da un certo punto di vista intristisce pensare a un'autocensura degli street-artist svizzeri, ma crea un effetto di maggior impatto. Troppi graffiti, nessun graffito. Non ti fermi neanche più a guardare. Non ci può non fermare di fronte alla vetrina di Artstübli: sembra vandalizzata, ma guardando meglio le spaccature del vetro appare un volto e fotografandolo con il telefono – come stanno facendo diversi passanti... - il volto è ancora più evidente. L'opera si chiama Defekt e gli autori sono Pierre-Alain Münger e Simon Berger. I prezzi degli artisti esposti da Artstübli sono accessibili.

L’arte accessibile
L'opera più economica costa circa 100 euro e sono cubetti di cemento decorati con un fiocco e ispirati al detto tedesco del “regalo buttato attraverso la finestra”. Insomma un regalo-non regalo tirato in faccia. Sebastian mi spiega le opere esposte e ragiona sulle contraddizioni della street-art, da Banksy in giù. Noto che ha un tatuaggio sul braccio sinistro: “E' un San Sebastiano e muovendo il braccio posso anche farlo ballare”. Sul destro ha una musicassetta, che rappresenta la generazione cresciuta negli anni '80, stesso periodo degli Space Invaders. Mentre aspettavo il treno per tornare, la mia attenzione si è bloccata su uno straordinario zaino vintage di pelo. Ho scambiato due chiacchiere con il proprietario, scoprendo che si chiama Kaspar Ludwig ed è un giovane artista che vive a Basilea. Ha frequentato qui l'Accademia di arte e design, ma anche il liceo artistico a Varese, quando abitava nel Canton Ticino, e gli atelier di scultura a Carrara. Mi ha spiegato che lo zaino è di pelo di capra e apparteneva agli alpini svizzeri. E' diretto al vernissage di un amico e siamo sicuri lo zaino sarà la cosa più vista della mostra. Kaspar ha appena vinto il premio Helvetia 2019 (quindicimila franchi) per l'installazione sonora “Perché dovrei comprare cuscini se voglio solo dormire?”. L'opera è composta da cuscini di lamiera metallica gonfiabili con aria compressa. Si usano nelle cave di Carrara per staccare gli strati di marmo. Il cuscino dunque non come supporto del riposo ma di pensieri esplosivi che smuovono le montagne. Freud gli darebbe ragione. Il suono dell'operazione viene riprodotto e amplificato.

Il premio dato dall'assicurazione svizzera non consiste solo in denaro, ma anche in una esposizione all'Art Basel, che si terrà dal 10 al 16 giugno. Il nome del giovane artista mi fa pensare al Wanderer (Viandante) di Caspar Friedrich, ma il resto (forse lo zaino) più a quello di Hieronymus Bosch.

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