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#BankingInTheNew,
le banche chiave
della ripartenza

Jole Saggese, Caporedattrice di Class Cnbc
Jole Saggese, Caporedattrice di Class Cnbc

La pandemia di coronavirus, che secondo le stime potrebbe attivare una spirale negativa tale da portare a una recessione economica con valori peggiori di quelli delle crisi del 2008 e del 2013 (portando a un calo dell’11% del commercio globale nel solo 2020), ha colpito l’Italia proprio nel momento in cui l’economia era in lenta ripresa. E nel nostro Paese il Covid-19 ha già prodotto effetti economici negativi, con il PIL che nel primo trimestre del 2020 ha già registrato una flessione del 5% e una previsione di Banca d’Italia che, nella relazione del Governatore del 29 maggio, anche nello scenario di base, ipotizza per il 2020 una flessione dell’attività produttiva del 9%. All’orizzonte, però, si profila già una “nuova normalità”, e le banche stanno facendo fronte alla situazione con più forza rispetto al passato, proponendosi quali strumenti-chiave della ripartenza grazie anche ai tempestivi interventi delle istituzioni italiane ed europee. Non mancano però, per gli istituti bancari, i rischi, rappresentati soprattutto dai crediti UTP (unilkely to pay), che potrebbero trasformarsi nei temuti NPL (non performing loans). Quali sono dunque i possibili scenari, e quali gli strumenti e le strategie per difendersi? Il sostegno all’economia messo in campo dal governo sarà sufficiente a garantire liquidità al sistema? Cosa succederà alla dinamica del credito, sia di quello emesso che quello di nuova emissione? Le Banche saranno in grado di svolgere il ruolo di volano per la ripartenza dell’economia? Ne hanno discusso, durante una sessione virtuale dell’Accenture Banking Circle On Air dal titolo “Credit in the new normal – tra resilienza e ripartenza”, diversi manager dell’industria finanziaria e della Credit & Risk community.

Fabrizio Sarrocco, Accenture
Fabrizio Sarrocco, Accenture

Ad aprire il webinar è stato Fabrizio Sarrocco, Risk & Compliance Lead Italy, Central Europe & Greece di Accenture che, utilizzando un parallelismo rispetto alle drammatiche tematiche sanitarie degli ultimi mesi, ha ricordato come “l’emergenza ha trovato un Paese in convalescenza, che rischia però una malattia irreversibile se le misure predisposte dal governo dovessero rivelarsi inefficaci o se il tessuto produttivo non riuscirà a reagire a questo momento di difficoltà”. Sarrocco ha però evidenziato come, di fronte a una crisi senza precedenti, anche la risposta delle istituzioni sia stata all’altezza: l’intervento del governo vale infatti “potenzialmente più di 750 miliardi di euro, 500 miliardi dei quali a favore delle imprese (con l’erogazione di nuovi prestiti e meccanismi di moratoria sospensiva su quelli esistenti) e circa 250 a sostegno delle famiglie italiane (con meccanismi di moratoria simili a quelli delle aziende). E la risposta è stata massiccia, con oltre 2 milioni e mezzo di domande”. Gli interventi contro la crisi innescata dall’emergenza coronavirus, secondo il manager Accenture, restituiscono “una centralità rinnovata nel processo di ripartenza” proprio alle banche che, grazie al percorso di risanamento affrontato dopo le crisi degli anni passati, stanno reagendo in modo con forza tempestività

Michele Campanardi, BPER
Michele Campanardi, BPER

Tanto che secondo Michele Campanardi, Chief Risk Officer di Bper Banca, “sul rischio liquidità c’è stato un grande allarme all’inizio della crisi, ma quasi paradossalmente non si sono manifestate tensioni”, anche se quella del credito “è un’onda lunga che arriverà nel tempo”. E i rischi per le banche, che sono state scelte “come cinghia di trasmissione dell’intervento pubblico”, sono relativi soprattutto alla “capacità di intercettare il prima possibile i temuti deterioramenti del portafoglio”, ma anche alla possibilità “che tra quale anno l’attivo delle banche cambi, rendendo ancor più significativo il tema del rischio sovrano”. E a queste incertezze, Giordano Villa, Chief Risk Officer di Deutsche Bank Italia, ha aggiunto “quelle relative alla cybersicurezza, che con lo smart working sono aumentate, e il rischio reputazionale che le banche devono affrontare nella concessione del credito”.

Giordano Villa, Deutsche Bank
Giordano Villa, Deutsche Bank

In generale, poiché questa crisi è diversa da qualunque altra il sistema bancario si sia mai trovato ad affrontare, secondo Campanardi “doverosamente le banche agiscono con tutti gli strumenti che le istituzioni, italiane ed europee, mettono a disposizione. Ma naturalmente è più difficile applicare i modelli del passato”, che vanno studiati e adattati alla situazione. Un’analisi condivisa da Villa, secondo il quale “i dati di early warning di marzo e aprile erano preoccupanti; poi abbiamo messo tutto in congelatore e come si sa in questo modo la ‘data di scadenza’ si allunga”. La situazione di relativa stabilità potrebbe quindi durare qualche mese, perché “ci è stato dato tempo per intervenire. Ma quando scongeleremo tutto, ripartirà l’orologio. E per allora bisognerà essere pronti”. Soprattutto perché “le aziende che hanno perso il 30% di fatturato l’hanno sostituito con un 30% di debito. E quindi, nonostante le garanzie statali, si troveranno indebitate: bisogna studiare modelli per ridurre quel debito. E questo va fatto tra l’estate e l’autunno, prima che le aziende comincino ad avere problemi a ripagare quel debito”.

Letterio Merlino, SACE
Letterio Merlino, SACE

Secondo Letterio Merlino, Chief Risk Officer di Sace, però, per il momento il mondo delle aziende e quello delle banche sta lavorando bene in sinergia anche se tutto sommato “c’è un margine di miglioramento delle tempistiche di concessione dei crediti”. Quel che è certo è che per superare la situazione di difficoltà serve “uno sforzo congiunto, di sistema”. Magari anche per riuscire a trasformare “i rischi in opportunità per ripartire con investimenti mirati. Ad esempio bisogna fare molta attenzione al tema del climate change, con investimenti green. Ma l’immobiliare e il settore della tecnologia” meritano attenzione.

E passando dal tema della gestione dei rischi a quello, discusso durante la seconda parte dell’Air Conference, del ruolo del credito nella ripartenza, la deadline da affrontare secondo i manager del settore è quella della prima metà del 2021. Per Giovanni Gilli, presidente di Intrum, ad esempio, è necessario “prepararsi a una nuova ondata di NPL” anche se “probabilmente non arriveremo al livello delle crisi precedenti sia perché il sistema bancario è più solido e preparato, sia perché anche il sistema industriale, a livello di indebitamento, è più sano, sia perché oggi c’è un mercato del credito deteriorato che in precedenza mancava”.

Aurelio Maccario, Unicredit
Aurelio Maccario, Unicredit

D’accordo con Gilli sulla metà del 2021 si è detto anche Aurelio Maccario, Chief Lending Officer di UniCredit, secondo il quale tra le possibili soluzioni da considerare bisognerebbe valutare “l’estensione delle attuali moratorie, e magari estendere anche agli UTP le GACS (le garanzie di cartolarizzazione delle sofferenze da parte dello Stato, ndr), che hanno funzionato molto bene per gli NPL”. L’importante, insomma, per i due manager è elaborare nuove strategie non solo per quanto riguarda il risk management ma anche per quanto concerne i crediti.

Fabrizio Leandri, MPS
Fabrizio Leandri, MPS

Anche secondo Fabrizio Leandri, Chief Lending Officer di Monte dei Paschi di Siena, del resto, in questo momento “la cosa fondamentale da fare per il sistema bancario è quella di cercare di capire lo stato di salute della singola impresa”. Perché se a oggi “il tema delle sospensioni ha di fatto congelato il momento, non dobbiamo perdere tempo ma andare a sederci a un tavolo con le aziende a capire qual è la situazione reale”.

Giovanni Gilli, Intrum
Giovanni Gilli, Intrum

Quindi, è l’opinione di Gilli, “è importante garantire l’accesso al credito anche per le imprese che partono svantaggiate perché hanno originato gli attuali UTP. Se a quei 70 miliardi di UTP non si danno garanzie pubbliche per il credito, diventeranno sicuramente NPL. Magari si potrebbero dare garanzie condizionate, magari con protezioni maggiori, ma quelle imprese vanno aiutate”. Soprattutto in un Paese come il nostro che, secondo Maccario e Leandri, “in tema di recupero sconta le lentezze burocratiche e del sistema giudiziario”.

E se per il manager di UniCredit il motto per la ripartenza è “fiducia ma senza facili entusiasmi”, secondo il presidente di Intrum “non dobbiamo lasciarci spaventare: le risorse le abbiamo, e se le investiamo bene possiamo uscirne”. Un’analisi condivisa anche da Fabrizio Sarrocco, secondo il quale il ruolo-chiave delle Banche dovrà essere duplice: da un lato quello “di sostegno alla ripartenza del Paese rendendo accessibili gli aiuti”, e dall’altro “quello di argine, attraverso i meccanismi di early warning, per anticipare possibili scivolamenti massivi verso gli NPL e ridurre al minimo i rischi di default”. Le Banche, insomma, secondo il manager di Accenture devono essere “la chiave di un meccanismo virtuoso di riattivazione dell’economia” favorendo la riattivazione degli investimenti e “di un ‘credito buono’ che consenta al tessuto imprenditoriale e dei privati la rinascita ma a condizioni economiche accettabili anche per le banche”.