Le obbligazioni sono differenti

Nel dibattito che mette a confronto la gestione attiva a quella passiva, i flussi d'investimento sembrano decretare il successo della seconda. E molti investitori, se non la maggior parte, sembrano convinti che le tesi a favore dell'investimento passivo siano valide tanto per il reddito fisso quanto per le azioni. Ma le obbligazioni sono differenti. Riteniamo che l'incertezza e la volatilità che le politiche del Presidente Donald Trump potrebbero generare non abbiano fatto che corroborare la tesi a favore della gestione attiva di portafogli a reddito fisso.

Il dibattito che contrappone la gestione attiva a quella passiva è tutt'altro che recente, con valide argomentazioni da ambo le parti. Viene da pensare che negli ultimi anni molti investitori abbiano pagato commissioni di gestione elevate per le strategie azionarie attive ottenendo però rendimenti inferiori all’indice di riferimento.

L'argomento logico a favore della gestione passiva si basa su un semplice principio matematico: nel complesso, le performance di tutti gli investitori si aggiungono alla performance dei mercati. Per ogni vincitore, dev'esserci un perdente che ne supporta i guadagni. Se si aggiungono le commissioni, l'extra-rendimento netto medio per gli investitori attivi è negativo.

Questa logica può risultare convincente, ma quando entrano in gioco le obbligazioni, a nostro avviso non basta. Le obbligazioni sono differenti per una serie di motivi. Gli investitori obbligazionari hanno obiettivi diversi, il che vale molto di rado per chi investe in azioni. Anche le dinamiche di trading sono differenti. Le nuove emissioni e la loro ponderazione all'interno degli indici sono fattori più rilevanti. Inoltre, il profilo di rendimento delle singole obbligazioni è molto più asimmetrico rispetto a quello delle azioni.

Leggi il documento completo per approfondire