Il Mondo che verrà

Si può raccontare in un’immagine quel che ancora non c’è? Fotografare il futuro.
La sfida era difficile, eppure nessuno dei 50 fotografi a cui abbiamo girato la domanda si è tirato indietro.
Ciascuno ha attinto al presente per dislocarsi in un domani personale, provocatorio, audace.

Siamo parte di una cultura che documenta le sue esperienze nel momento esatto in cui accadono. Questa pandemia è stata raccontata
da ogni mascherina, finestra, balcone, pezzo di strada... Eppure la fotografia, se fa il suo mestiere, coglie l’istante senza l’intenzione
di trattenerlo, per consentire a noi di abitarlo. Gli effetti imprevedibili di questa operazione sono dovuti alla materia prima,
luce e tempo, direbbe John Berger. Dunque vale per uno scatto quel che vale per la scrittura, è perfetto quando non c’è più niente da togliere.

La mostra "Il mondo che verrà" raccoglie sogni, visioni, paesaggi, frammenti, dettagli ravvicinatissimi, panoramiche che aprono
orizzonti di un tempo che ricomincia a scorrere. E di un futuro migliore, peggiore, diverso, nuovo.