A 25 anni dalla morte Palermo ha ricordato il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso dalla mafia il 3 settembre 1982. Nella chiesa di Santa Maria di Monserrato c'è stata una messa in suffragio, celebrata da monsignor Gioacchino Gambino, dopo sono state deposte corone di fiori in via Isidoro Carini, luogo della strage in cui persero la vita Dalla Chiesa, la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente di scorta Domenico Russo. Subito dopo la caserma di corso Vittorio Emanuele, sede del comando dei carabinieri è stata intitolata al generale.
Era il 3 settembre 1982 quando il generale Dalla Chiesa venne ucciso dalla mafia. Due sicari, Antonio Madonia e Calogero Ganci affiancarono la A112 su cui viaggiava insieme alla moglie. Fecero fuoco con un fucile AK-47 sfondando il parabrezza e colpendoli a morte. Fu ucciso anche Domenico Russo l’agente di scorta con il suo autista. Dalla Chiesa era stato mandato in Sicilia per affrontare l’emergenza criminalità organizzata. Ma lui, che era riuscito a sconfiggere il terrorismo, non durò neanche sei mesi.
Nato a Saluzzo, in provincia di Cuneo, il 27 settembre 1920, si arruolò nell’esercito nel 1942 come ufficiale di complemento. Dopo l’armistizio si unì ai partigiani nella lotta di Liberazione. Operò negli Abruzzi e nelle Marche e partecipò alla presa di Roma con le truppe alleate. Dopo la guerra fu impiegato come carabiniere nelle campagne contro il banditismo in Campania e in Sicilia. E qui tornò, dopo una parentesi in servizio sul Continente nel 1966, con il grado di colonnello. Qui rimase fino al 1973 indagando anche su un caso destinato a rimanere uno dei tanti misteri d’Italia: la morte di Mauro De Mauro. Il giornalista stava a sua volta raccogliendo informazioni su un’altra morte misteriosa: quella di Enrico Mattei, scomparso nel 1962 in un incidente aereo molto sospetto. Dalla Chiesa sarà poi ricordato come uno degli artefici della lotta al terrorismo rosso. Oltre all’incarcerazione di molti brigatisti, Dalla Chiesa individuò e arrestò i responsabili dell’omicidio Moro. E al caso dello statista democristiano il Generale sarà sempre collegato da molti, come lo storico Sergio Flamini, per la sparizione del cosiddetto memoriale segreto di Moro (le lettere in cui il presidente della dc avrebbe accusato la classe politica italiana). Nel 1982 fu elevato al grado di generale dei Carabinieri. Ancora fresco di nomina venne scelto come prefetto di Palermo il 2 di maggio. Ma proprio per la sua fama di ufficiale efficace e integerrimo la mafia lo prese di mira. Fu ucciso in via Isidoro Carini il 3 settembre 1982. Poco dopo, nel luogo della strage comparve la scritta: «Qui è morta la speranza dei palermitani onesti»