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Davos, intervista a Sulzberger
(NYT): «Nell'epoca dei blogger
a vincere è il giornalismo»

di Vittorio Da Rold

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26 gennaio 2007

Davos: bene la crescita, ma rischi da immobiliare e tassi
Wef annual meeting 2007

Chi vincerà la sfida del secolo: la carta o il giornale elettronico? «Non me ne preoccupo. Quello che mi interessa è sapere che il giornalismo ha un lungo futuro davanti a sé». Infatti, nell'era dei blog che spuntano come funghi e delle notizie da ogni parte del globo con ogni mezzo e senza intermediazione, «il giornalismo non è morto, lunga vita al giornalismo, ma bisogna sapersi adattare e prepararsi a nuove sfide tecnologiche e con nuove capacità professionali».

Parola di Arthur Sulzberger Jr (56 anni), presidente ed editore del «New York Times», il principale giornale al mondo, che possiede al 100% l'«Herald Tribune» e «NYTimes.com», il sito numero uno nel pianeta. Insomma uno che di editoria se ne intende e da più di una generazione (suo padre era il precedente editore, che a sua volta lo aveva ereditato dal nonno di Arthur). Sulzberger,un personaggio molto aperto e dinamico, non disprezza l'alpinismo e nemmeno lo sport di massa: è propietario di una quota di minoranza del New England Sports Ventures, che include la squadra dei Boston Red Sox, un mito in America.

Sotto la sua presidenza il «New York Times» ha guadagnato 28 premi Pulitzer, con inchieste memorabili,come quella in undici puntate sulla situazione della classi sociali in America o quella sul razzismo o la copertura dell'attacco terroristico dell'11 settembre. È stato corrispondente da Londra per «Associated Press» dal 1976 al 1978 e commentatore politico a Washington. Nel 1993 non ha esitato a tagliare il 10% degli organici per superare un momento di difficoltà. E l'attuale fase di incertezza della carta stampata non lo spaventa. «L'altra sera racconta Sulzberger ho letto il Nyt sul mio personal computer, ma oggi ho sottobraccio l'Herald Tribune». I due modi dunque si integrano come il caffè con il latte a colazione.

«Sono ottimista - aggiunge - perché il Nyt oggi contatta il doppio delle persone che raggiungeva cinque anni fa. Dunque la vera sfida è l'impegno con cui facciamo il giornalismo». Certo,oggi qualsiasi persona può aprire un blog e commentare i fatti del giorno: una sfida alla capacità del giornalista di essere un mediatore. «I commenti - replica Sulzberger - si possono trovare facilmente, buoni o cattivi,e normalmente a basso costo. Quello che costa davvero è la capacità di produrre informazione di qualità. Oggi a Baghdad ci sono solo 80 giornalisti stranieri e questo mi preoccupa molto».

E il futuro richiederà sempre di più nuove capacità professionali: «Bisognerà adattarsi, fare corsi di formazione,ma la questione resta quella di sempre: fare giornalismo di qualità, anche se sono cosciente che c'è un diverso modo di intendere questo concetto tra le due sponde dell'Oceano Atlantico ». E chi vincerà la sfida tra carta stampata e web?«La gente come quella riunita qui a Davos - afferma l'editore - preferirà la carta, ma non disdegnerà di usare Internet».

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