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Compromesso a Bruxelles.
Merkel: «L'Europa riparte»

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23 giugno 2007

SCHEDA / Gli otto punti dell'accordo

Dopo aver rischiato una clamorosa rottura, l'Europa ha trovato nel cuore della notte tra venerdì e sabato l'accordo sul Trattato che dovrà sostituire la Costituzione bocciata nel 2005 dai referendum in Francia e Olanda. C'è voluta una maratona negoziale protrattasi, ma i leader dei Ventisette hanno raggiunto un'intesa sul mandato negoziale per la Conferenza intergovernativa la quale nei prossimi mesi, sotto la Presidenza semestrale di turno portoghese, dovrà redigere il nuovo Trattato che riscrive le regole per l'Unione europea allargata.

Le concessioni alla Polonia
Il cancelliere tedesco Angela Merkel era arrivata a minacciare di convocare la Cig a 26, senza la Polonia, se i gemelli Kaczynski avessero insistito nella loro opposizione. Un decisione che avrebbe avuto un solo precedente, nel Consiglio europeo di Milano del 1985 che lanciò il negoziato sull'Atto unico malgrado il no di Gran Bretagna, Grecia e Danimarca. A lla fine a far quadrare i conti è stata un'ulteriore concessione alla Polonia, contraria al passaggio a un meccanismo di voto a doppia maggioranza, in base al quale le decisioni sono adottate dal Consiglio se c'è il sì del 55% degli Stati membri e del 65% della popolazione complessiva: il nuovo sistema non entrerà in vigore nel 2009, come inizialmente previsto, ma solo nel 2017, dopo un periodo di transizione a partire dal 2014.

Sono occorse quasi diciannove ore di febbrili trattative, condotte anche al telefono con il premier polacco Jaroslaw Kaczynski il quale seguiva da Varsavia l'andamento del negoziato condotto dal fratello gemello Lech, per trovare un'intesa che a un certo punto è stata rimessa in discussione dal fronte europeista: Italia, Belgio, Cipro, Malta, Lussemburgo, Ungheria, che lamentava le troppe aperture ai contestatori.

Niente «ministro degli Esteri europeo»
Varsavia ottiene anche un "freno d'emergenza": dopo il 2017 si applicherà infatti il cosidetto "compromesso di Ioannina", secondo cui un piccolo gruppo di Paesi potranno chiedere di riesaminare e votare nuovamente una decisione già approvata con la doppia maggioranza. Il presidente polacco Lech Kaczysnki ha ringraziato Francia e Gran Bretagna per la «solidarietà» che gli hanno dimostrato. In una concessione a Blair, l'altro grande "frenatore" del summit, è stato deciso che per il futuro responsabile della politica estera della Ue non si userà il termine «ministro» ma quello di «Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza». Così come previsto dalla bozza costituzionale firmata nel 2004, la nuova figura riunirà i poteri ora suddivisi tra Javier Solana, l'Alto rappresentante della politica estera e di difesa della Ue, e il commissario per le Relazioni esterne Benita Ferrero-Waldner.

Dopo un acceso dibattito, è stato anche deciso che la "libera concorrenza" non sarà più uno degli obiettivi dell'Unione europea, ma il principale strumento per raggiungere questi obiettivi. Alla fine la mediazione è stata raggiunta su un protocollo aggiuntivo allegato al Trattato come «strumento fondamentale per realizzare gli obiettivi della Ue» ed «elemento costitutivo del mercato interno». Una formulazione che permette al presidente francese Nicolas Sarkozy, contrario a ogni riferimento alla libera concorrenza, di presentarsi in Francia come difensore della patria contro la globalizzazione, uno degli spauracchi d'Oltralpe che aveva portato nel 2005 alla bocciatura della bozza costituzionale per via referendaria.

«L'Europa si ritrova»: con queste parole il cancelliere tedesco Angela Merkel ha annunciato l'intesa in una conferenza stampa indetta alle 5 di sabato mattina. Merkel ha parlato di «un progresso chiaro e importante, che permetterà di agire», e ha assicurato che l'accordo raggiunto «è buono per la Ue e per tutti gli Stati membri, compresa la Polonia». Il presidente di turno uscente dell'Unione ha infione osservato: «Tutti hanno dovuto fare concessioni». Per Romano Prodi «ora l'Europa può ripartire»; ma, ha ammesso il presidente del Consiglio italiano, «avremmo voluto un'Europa più forte».

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