Follieri, il faccendiere italiano che rischia di mettere in crisi i Clinton

di Claudio Gatti

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26 settembre 2007

Il video della Clinton Global Initiative
I temi trattati: educazione, clima, salute e lotta alla povertà


L a fotografia lo ritrae in una villa di Santo Domingo tra la sua fidanzata, l'attrice di Il diavolo veste Prada Anne Hathaway, e l'ex presidente americano Bill Clinton. E inquel momento non c'è dubbio che Raffaello Follieri fosse convinto di essere destinato a seguire i passi del suo idolo e modello - Aristotele Onassis. Come lui era emigrato giovanissimo in un altro continente ed era riuscito ad affermarsi al di là di ogni immaginazione.
A 26 anni risiedeva sulla Fifth Avenue, era fidanzato con una stella del cinema e poteva vantarsi di avere come amici l'ex Presidente degli Stati Uniti o sua moglie, e possibile erede alla Casa Bianca. Cosa ancora più importante, grazie a Clinton aveva accesso a una straordinaria rete di uomini ricchi e potenti come pochi altri al mondo.
A dir la verità Raffaello non aveva fatto tutto da solo. A sostenerlo nella sua avventura era stato un cast di supporto che includeva personaggi legati alla Chiesa sia in Italia che in America, un avvocato newyorkese di fama e soprattutto Andrea Sodano e Douglas Band. Il primo era il nipote del cardinale Sodano, Segretario di Stato del Vaticano fino all'estate del 2006. Il secondo, noto come Doug, era- ed è tuttora- il più stretto collaboratore di Clinton, l'uomo che gestisce l'agenda privata e professionale dell'ex Presidente. «Il Sole-24 Ore» ha scoperto che di fatto Band ha agito da "consigliori" di Follieri, aprendogli le porte della straordinaria rete di contatti dell'ex Presidente a cui l'italiano ha attinto per cercare sempre nuovi finanziamenti.
Due anni dopo la vacanza con foto a Santo Domingo, sia Band che Sodano erano presenti alla Clinton Global Initiative, il summit dei potenti del mondo che l'exPresidente organizza ogni anno a New York in coincidenza dell'assemblea generale dell'Onu (quello di quest'anno si aprirà proprio oggi). Follieri fu presentato dall'ex Presidente come un filantropo di calibro internazionale che in quell'occasione si impegnava a vaccinare 10mila bambini dell'Honduras contro l'epatite A. «La sua è una promessa da un milione di dollari, fatta in aggiunta a quella da 50 milioni di dollari con cui l'anno scorso si è impegnato a distribuire una tessera- sconto per medicinali a tutti gli americani bisognosi», spiegò l'ex presidente, invitando all'applauso una platea che includeva alcune delle più influenti persone al mondo.
«Il Sole-24 Ore» avrebbe voluto chiedere a Raffaello Follieri come sia arrivato a fare promesse di quel calibro, ma nonostante le ripetute richieste non ha voluto parlarci. Abbiamo perciò dovuto cercare risposta a questa e ad altre domande senza poter contare sul suo aiuto.

La genesi
Cominciamo facendo un passo indietro nel tempo. Nato a San Giovanni Rotondo, in provincia di Foggia, Raffaello era l'unico figlio di un avvocato e giornalista di provincia di nome Pasquale Follieri. Il primo segnale dell'intraprendenza lo dette quando era ancora iscritto all'università a Roma. Era il 1999 quando, con il sostegno della famiglia, costituì una società, la Beauty Planet, con cui produrre e commercializzare cosmetici. Nella biografia rilasciata dalla Clinton Global Initiative, quello di Beauty Planet verrà poi descritto come un grande successo commerciale. In realtà era stato un fallimento che aveva prodotto solo perdite e assegni protestati.
Se è vero che nel campo dei cosmetici Follieri non riuscì mai a sfondare, è altrettanto vero che nel settore immobiliare un modo molto originale per mettersi in luce lo trovò. In un momento in cui doveva far fronte a enormi richieste di risarcimento da parte delle vittime di abusi sessuali, la Chiesa Usa poteva contare su un patrimonio immobiliare senza equivalenti. Una soluzione possibile era quella di dismettere parte di questo patrimonio. Con questa consapevolezza, Follieri si fece venire un'idea tanto semplice quanto ambiziosa: ottenere l'appoggio del Vaticano per intervenire nell'acquisto di beni immobili della Chiesa Usa e poi, da quella posizione di vantaggio, entrare in affari con investitori che avrebbero finanziato l'acquisto e lo sviluppo delle proprietà. Per chiunque altro sarebbe stato una mission impossible, ma Follieri aveva un piano: si sarebbe associato ad Andrea Sodano, un ingegnere civile suo conoscente con un cognome in grado di aprire molte porte.
In realtà, nonostante Sodano, Follieri non ebbe mai né avrebbe potuto avere il supporto attivo dal Vaticano. Come ci ha spiegato l'ex vescovo di Cleveland, Anthony Pilla, il Vaticano non ha infatti mai voluto interferire nelle attività di compravendita immobiliare delle diocesi Usa: «Quel tipo di decisioni sono di competenza delle singole diocesi e dei loro vescovi. E il Vaticano ha sempre rispettato la loro autonomia ». In altre parole, secondo il vescovo Pilla la stessa premessa del piano di Follieri - la sponsorizzazione del Vaticano - era priva di fondamento. Ma tant'è. Non sarebbe bastato quel dettaglio a fermarlo.

  CONTINUA ...»

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