In silenzio, i server all'ultimo piano della palazzina di Abate Rigord street, sede della Lotteries and gaming authority (Lga) dell'arcipelago di Malta, macinano milioni e milioni di dati relativi a scommesse online.
Operazioni che non fanno rumore ma che pesano, eccome, sugli incassi del Governo di La Valletta: nel 2008 l'attesa è di 13 milioni di euro di ricavi soltanto di tasse, il 20% in più rispetto all'anno scorso. Malta ringrazia il primo ministro britannico Gordon Brown che ha introdotto misure fiscalmente più severe sul gioco in Patria: essendoci libertà di movimento, le scommesse seguono la strada dei Paesi più convenienti e Malta, per cultura e tradizioni, è sicuramente una meta perfetta per i britannici.
Oggi il 90% del traffico europeo passa dal Mediterraneo, si stima il 10% dell'e-gambling mondiale. Il poker, soprattutto, spopola sul web. Secondo i gestori del casinò maltese di Portomaso, «il sistema online è nato con le scommesse sulle corse dei cavalli, ma la verità è un'altra: il vero motore del business sta nel gioco del poker. Un'opportunità che in realtà non è certo alla portata di tutti i gestori. Noi a Malta abbiamo deciso di investire, abbiamo aperto alla possibilità del cross border, cioè chi stabilisce qui un sever e acquista la licenza permette a chiunque di giocare. Nei Paesi monopolisti, lo sappiamo, questo non succede». I siti maltesi, in Italia, sono oscurati. O, almeno, lo saranno fino a quando la liberalizzazione introdotta dalla legge Bersanio non sarà attuata.
Non c'è il pericolo che i casinò, quelli reali, possano essere ridotti a un deserto? «No, anzi. La febbre del gioco richiede i suoi bravi riti e rituali. Forse non tutti i giocatori vorranno misurarsi d'ora in poi con chi si nasconde dietro un avatar o una identità fittizia», è la risposta.
Di fatto, oltre 150 operatori hanno acquistato finora una licenza maltese in una delle quattro possibili categorie di business: poker, lotterie, scommesse ippiche, software (www.lga.org.mt).
Sottoscrivendo un contratto non particolarmente oneroso si sono impegnati a domiciliare il loro server qui, nel cuore del paradiso dell'e-gambling, l'arcipelago di Malta.
Appena messo piede nel l'Unione europea, nel 2004, quattro anni prima di adottare l'euro come divisa ufficiale, ha debuttato nel gioco online adottando il Remote gambling regulations. Già prima però, una serie di incentivi avevano preparato la strada all'e-commerce, a partire dal 2000. Un investimento destinato a fruttare, anche in futuro, visto che a Malta sta nascendo Smartcity, la cittadella dell'informatica, clonata da quella di Dubai.
Qui, a Malta, in appena quattro anni hanno acquisito un tale know how informatico da poter dare lezioni a chiunque. «Una licenza non costa molto – dice Joseph Borg, che si occupa dei regolamenti e delle questioni legali di Lga – appena 2,300 euro, mentre il rinnovo quinquennale è ancora più conveniente, pari a 1,150 euro. Il fee annuale è di 6,900 euro. C'è un tax capping, cioè un massimale di tasse pagabili annualmente per una licenza che è di 460mila euro, in genere le tasse per ogni società che sbarca qui sono pari al 35% dei profitti, come ogni altra società che sbarchi a Malta. In fondo, però, le aliquote stanno risalendo, man mano che ci andiamo integrando con la Comunità europea».
Fatti due conti, però, non è così: un complicato sistema di rimborsi porta al 4,17% il prelievo effettivo sui profitti. Una vera pacchia. Non a caso corre voce che almeno il 20% degli operatori registrati a Malta sia italiano.
La vera novità, però, sta nel debutto online dei Casinò, a cominciare proprio da quelli maltesi. Ha aperto la strada il Casinò gemellato con Venezia, che ha chiesto (e ottenuto) la registrazione, seguirà a breve Portomaso e via via anche gli altri, Oracle e Dragonara, il più antico. «Il giocatore sia da casa, sia ai terminali dello stesso casinò può giocare e interagire con il croupier – aggiunge Joseph Borg. In effetti, la cosa è abbastanza particolare. In fondo, basterebbe cambiare stanza e sedersi al tavolo verde».
Il lavoro è sempre più pesante, però, per le società che devono certificare i clienti e, soprattutto, la bontà dei loro conti. A qualche block dall'Authority c'è la Apco di Ian Pellicano. Una società di gateway che altrettanto silenziosamente passa al setaccio le operazioni di prelievo e deposito sui conti effettuate attraverso i siti. «Assicuriamo le banche che il cliente è reale, certificando la tracciabilità. Fino ad arrivare alla sua postazione fisica.
Un lavoro duro – spiega Pellicano – per assicurare la effettività del quale dobbiamo inventarci le soluzioni più difficili». Registrazioni in 3-D, complessi sistemi di identificazione, tracciabilità telematica. Di fatto questi gateway operano a stretto contatto con Lga che, però, non ha compiti di rilevare anomalie, semmai di segnalarle alla Fiau, la divisione finanziaria della Polizia maltese, quella che si occupa dell'antiriciclaggio.
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