La crisi dell'auto potrebbe avere un esito ecologico. Ovvero: massicci finanziamenti pubblici, e incentivi all'acquisto, per nuovi veicoli a basse emissioni, ibridi, persino elettrici.
Se ne sta discutendo, in questi giorni, sia a Bruxelles che nello staff del neopresidente Usa Barak Obama a Washington.
Mercoledì prossimo la Commissione europea dovrebbe lanciare un pacchetto di stimolo per le economie da 130 miliardi di euro, gran parte dei quali finalizzati a investimenti su «tecnologie pulite in grado di sostenere la transizione a un'economia a basse emissioni carboniche e maggiore efficienza energetica», secondo il profilo della manovra descritto dal presidente della Commissione Ue, Jose Manuel Barroso, venerdì scorso a Lisbona.
E il commissario europeo all'industria, Guenter Verheugen, ha già messo in allerta la Bei (la Banca europea degli investimenti, che risponde alla Commissione) per l'incremento delle linee di credito a favore dei produttori automobilistici su progetti di veicoli ecologici.
Nel "pacchetto clima" che, in parallelo, Bruxelles conta di varare il prossimo 8 dicembre è infatti contenuto un insieme di nuovi standard, piuttosto impegnativi, per la riduzione delle emissioni automobilistiche. Secondo Bernhard Mattes, presidente della Ford tedesca, il rispetto di queste misure, essenziali per il taglio di un quinto delle emissioni di Co2 in Europa al 2020, avranno un costo stimato in circa 40 miliardi di euro a carico dell'industria automobilistica europea.
Una cifra piuttosto pesante, oggi, per un comparto che non sta esattamente attraversando una fase di mercato brillante.
Di qui l'ipotesi di sostenere questi investimenti piuttosto che destinare i fondi pubblici a semplici aiuti statali d'emergenza. E la Bei, una settimana fa, ha già annunciato la sua disponibilità a mettere sul piatto crediti per 30 miliardi di euro, nei prossimi due anni, gran parte dei quali dovrebbero proprio andare allo sviluppo di eco-veicoli di prossima generazione.
Sul versante Usa l'ipotesi che si fa strada non è molto diversa. Lo staff di Obama starebbe lavorando a un'ampia manova sui "green jobs" da avviare in Congresso fin da gennaio prossimo (all'insediamento del presidente eletto). Con due disegni di legge: uno climatico, puntato a istituire un regime di controllo delle emissioni di Co2 simile a quello esistente in Europa (un "cap and trade"). Il secondo provvedimento, invece, dovrebbe destinare ingenti fondi a incentivi alle energie rinnovabili, all'efficienza energetica nell'edilizia, e anche all'acquisto di auto e veicoli a basse emissioni e consumi.
Allo stesso tempo Obama, e il suo staff, hanno già bocciato la richiesta dei big automobilistici di Detroit per aiuti pubblici immediati (e indifferenziati) per 25 miliardi di dollari, avanzata al Congresso la scorsa settimana. «Niente assegni in bianco», è la posizione di David Axelrod, consigliere politico di Obama, espressa oggi in un'intervista alla rete Abc. «Abbiamo tutti interesse alla sopravvivenza dell'industria dell'auto ma prima loro si devono ristrutturare», ha detto Axelrod, secondo cui «Obama spera che i capi delle Big Three tornino a Washington all'inizio di dicembre con un progetto concreto».
E quest'ultimo non potrà che avere al centro le auto e i veicoli che Obama intende sostenere dal 2010: ovvero proprio quelli più verdi.
giuseppe.caravita@ilsole24ore.com