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Un piccolo imprenditore (Paolo Bastianello) scrive al Sole 24 Ore: siamo vittime di una finanza criminale. Concorda? Quali sono i correttivi utili a reintrodurre una primazia dell'industria sulla finanza?
La finanza è essenziale per la crescita dell'economia. Ma se non mantiene un costante ancoraggio all'economia reale rischia di impazzire, come la maionese. Ciò che è accaduto negli Stati Uniti deriva da una carenza di regole e di controlli. Il fatto che le banche e le assicurazioni italiane non abbiano registrato gli eccessi statunitensi deriva anche dal fatto che il nostro quadro normativo e regolatorio è più severo di quello americano. Credo che si debba avviare un processo di regolamentazione della finanza mondiale che da una parte eviti gli eccessi degli ultimi anni, ma dall'altro non faccia mancare all'economia reale i mezzi finanziari di cui ha bisogno per svilupparsi. È un equilibrio delicato e il nostro Governo, che nel prossimo anno ha la presidenza del G8, sarà in prima fila in quest'opera di ricostruzione dell'architettura finanziaria mondiale.
Che effetto le ha fatto vedere che solo Tanzi è stato condannato per il crack Parmalat e che le banche non hanno avuto alcuna responsabilità accertabile?
Non mi permetto di giudicare le sentenze, che del resto sono appellabili proprio per correggere eventuali errori. Ci sarà un processo anche a Milano e mi auguro che tutte le eventuali responsabilità vengano scoperte e sanzionate secondo la legge.
Il senatore Casoli (Pdl) ha lanciato una nuova idea di settimana corta per ridurre il numero di esuberi causati dalla crisi internazionale. Ha trovato un discreto ventaglio di consensi, anche se molto articolati al loro interno. Lei che ne pensa?
Personalmente ritengo che per produrre di più bisogna lavorare di più e questo è, in generale, il problema dell'Italia. Se poi, in periodi di particolare difficoltà, diventa ragionevole affrontare la crisi con la terapia della riduzione dell'orario allora nulla vieta di provare. Sapendo che occorre tutelare il posto di lavoro senza però rinunciare alla produttività.