È proverbiale il milione che il signor Bonaventura, alla fine di ogni avventura, riusciva a portarsi a casa sotto forma di un enorme biglietto scritto a mano. Una cifra che faceva sognare ai tempi (in realtà per decenni, dal 1917 fino agli anni 60 quando cessò la pubblicazione delle storie a fumetti che vedevano protagonista il personaggio in marsina e bombetta rossa accompagnato dal fedele bassotto giallo). Una cifra, questo milione, che ora potrebbe far gola solamente se si trattasse di euro (e non di vecchie lire). E fa sorridere, nel 2009, il motivetto di Gilberto Mazzi che nel 1939 cantava «Se potessi avere mille lire al mese..»: oggi spesso anche con mille euro al mese occorre fare acrobazie micro-economiche per superare il fatidico scoglio costituito dalla quarta settimana.
Certo che queste somme di denaro avevano un bel peso. Ma quanto valevano e che cosa consentivano di acquistare allora? E in che misura ha perso di spessore, negli anni, il potere di acquisto delle famiglie italiane? Sono tutte domande alle quali può rispondere una tabella dell'Istat, quella che contiene i coefficienti di rivalutazione monetaria e che ogni anno a gennaio viene aggiornata.
Ebbene, consultando la tabella, in primo luogo si scopre che dal primo anno preso in considerazione dall'Istat - il 1861 – al 2008 il valore della moneta si è ridotto di ben 8.514 volte: in pratica una lira di circa 150 anni fa varrebbe 8.514 lire, ossia 4,40 euro. Per tradurre, infatti, in euro attuali l'importo di una determinata data occorre moltiplicare l'importo in questione per il coefficiente corrispondente a quell'anno e quindi dividere la cifra ottenuta per 1.936,27.
Così, il milione di lire guadagnato dal nostro signor Bonaventura nell'anno della sua nascita (il 1917) corrisponderebbe oggi a oltre 1,9 milioni di euro (cifra ottenuta moltiplicando il biglietto a sei zeri per il coefficiente di quell'anno, 3.686,0665). Verso la fine della sua vita a fumetti, circa cinquant'anni dopo, il personaggio del Corriere dei piccoli avrebbe però visto ridursi notevolmente il valore del suo bigliettone: un milione di lire del 1960 (anno con coefficiente pari a 23,4731) oggi varrebbe circa 12mila euro. Ma già verso gli anni 40 chi sperava di poter «avere mille lire al mese» in fondo non aveva grandi pretese, visto che in euro attuali (coefficiente del 1939 pari a 1.538,0943) la somma si tradurrebbe in uno stipendio di meno di 800 euro: allora tuttavia – così almeno si deduce dal testo della canzone – con quella cifra e un lavoro fisso si potevano progettare una «casettina in periferia», una famiglia e «tante spese».
Il confronto
Ma la conversione dei valori del passato in euro attuali può anche servire a verificare quale evoluzione hanno avuto nel tempo i prezzi dei prodotti e dei servizi e, anche, quali hanno corso di più o di meno nel tempo, allineandosi, superando o rallentando rispetto alla marcia dell'inflazione. Certo, va tenuto conto di un aspetto: il prezzo non dice tutto dei beni soprattutto se si considera il lungo periodo in quanto – per innovazione tecnologica, comfort, prestazioni, minori consumi energetici e ridotto impatto ambientale – alcuni prodotti (in primo luogo le auto e gli elettrodomestici) sono profondamente cambiati rispetto ai modelli analoghi disponibili anni prima.
Dal 1970
Ma si prenda il caso di un appartamento in zona semicentrale a Milano (si veda l'illustrazione sopra): nel 1970 il prezzo storico al metro quadro era pari a 105 euro (203mila vecchie lire) che rivalutati a oggi (coefficiente pari a 16,0407) corrispondono a 1.684 euro e confrontati alle quotazioni attuali (4.500 euro) evidenziano un incremento del 170% (un'ascesa che sarebbe stata ben superiore senza il rallentamento tra il 1990 e il 2000).
Costi più che raddoppiati anche per l'auto: se per un Maggiolino Volkswagen nel 1970 ci volevano meno di 900mila lire (442 euro di allora pari a oltre 7mila del 2008), oggi per una Golf (il modello d'auto più simile) ne occorrono quasi 20mila.
È invece decisamente meno pesante che per le generazioni di 40 anni fa l'impegno per l'acquisto degli elettrodomestici: nel 1970 dotarsi di un frigorifero voleva dire impegnare oltre 1.600 euro del 2008 (200mila lire di allora), mentre oggi è sufficiente un investimento pari a un quarto dell'importo di quarant'anni fa. E anche i trasporti in treno sono più alla portata di tasca, visto che per un biglietto di seconda classe da Milano a Roma su un Intercity nel 1970 ci volevano 57 euro attuali (6.900 lire storiche) mentre oggi ne possono bastare 45.
Dal 2000
Mettono invece tutti in luce un aumento, i settori considerati, se si analizza l'andamento dei prezzi dal 2000 (arco di tempo durante il quale il costo della vita è cresciuto di 1,1971 volte, ossia del 20% circa). Prendendo come riferimento per il confronto i valori attualizzati, il mattone ha segnato l'incremento maggiore (+30% da 3.500 a 4.500 euro a metro quadro i prezzi a Milano), seguito da prodotti alimentari quali carne (da 18,5 a 23 euro al chilo la fettina di vitello, +23%) e pane (da 3,15 a 3,70 euro al chilo, +18%). Meno forti, e sotto l'inflazione del periodo, i rincari dell'auto (+10%) e dei biglietti ferroviari (+4%) o del frigorifero (+ 3,6%). Senza contare che per questi ultimi settori si è notevolmente ampliata l'offerta disponibile, così come si sono aggiunte possibilità di risparmio: promozioni, incentivi per le quattroruote, agevolazioni fiscali per il frigorifero e modulazione tariffaria per i treni.