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I fallimenti sono raddoppiati nel 2008

di Emanuele Scarci

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26 Gennaio 2009
Fotogramma/Ponti
La classifica delle province
ANALISI
L'impennata dei pignoramenti il termometro più sensibile
di Roberto Fontana

Nel 2008 è più che raddoppiato il numero di fallimenti di imprese, passando da 6mila a circa 13mila, un dato che ci riporta indietro nel tempo, precisamente al 2005. Si moltiplicano per sei i fallimenti della provincia di Napoli, che scala la classifica nazionale, piazzandosi così davanti a Roma. Mentre sono in lieve decremento i protesti (1,4 milioni) e altre procedure concorsuali come le liquidazioni volontarie (13.400) e quelle coatte amministrative (318). L'economia in difficoltà non poteva non lasciare segni di malessere, anche se ancora contenuti e limitati alle aziende più piccole e fragili, micro-aziende in testa.
Secondo le elaborazioni di Cribis.it su dati delle Camere di commercio, l'anno scorso i fallimenti sono arrivati a 12.786, molto di più dei 6.202 dell'anno precedente e degli oltre 10mila del 2006, sostanzialmente in linea con i 12.872 del 2005. Un dato certo limitato se raffrontato ai 5 milioni di imprese registrate, ma un campanello d'allarme che potrebbe diventare preoccupante nel corso di quest'anno. E a risospingere i fallimenti, oltre alla recessione, dovrebbero aver contribuito alcune correzioni della riforma fallimentare varata nel 2006, che aveva finito con il ridurre drasticamente il numero delle dichiarazioni di fallimenti (vedi l'analisi a fondo pagina).
Nella classifica del 2008, alle spalle di Napoli, seguono Roma, Milano, Brescia e Torino, che sono tra le province economicamente più vivaci. Soltanto Napoli e Roma superano la barriera dei mille fallimenti. I maggiori aumenti di fallimenti si sono verificati a Napoli, Brescia, Catania, Ravenna, Alessandria e Bologna. Poche invece le province in controtendenza: Bari, Potenza, Matera, Ragusa, Imperia, Verbania e Caltanissetta.
Ma qual è l'identikit dell'impresa che fallisce? «Si tratta – risponde Alessandro Vardanega, presidente degli industriali di Treviso – per lo più di piccole imprese contoterziste e prive di brand, che come tali sono le più esposte alla congiuntura».
«Gran parte delle aziende che sono fallite nel trevigiano – aggiunge Federico Tessari, imprenditore e presidente di Unioncamere Veneto – sono riconducibili al settore dell'edilizia e, in misura minore, al manifatturiero. Ma, alla fine, l'incidenza dei fallimenti a Treviso è solo dello 0,2% sulle 94mila aziende della provincia».
Nel 2009 si rischia una brusca crescita dei default? «In Veneto – conclude Tessari - sarà forse meno che altrove, anche se ci troveremo costretti a "galleggiare"». Per Vardanega, «pagheremo anche noi la crisi, ma spero che il Governo vari un piano di rilancio per domanda e investimenti pari ad almeno un punto di Pil».
Più pessimista Marco Fortis, consulente dell'ufficio studi di Assolombarda, secondo cui «se l'anno scorso i fallimenti hanno interessato quasi prevalentemente le piccole e piccolissime imprese, nel 2009 probabilmente si alzerà il tiro: la crisi colpirà l'industria esportatrice, cioè il volàno della nostra economia, che non troverà più una domanda adeguata sui mercati internazionali».
Nononostante il balzo dei fallimenti nella provincia di Roma, «il fenomeno – osserva Attilio Tranquilli, vice presidente dell'Unione degli industriali e delle imprese – non ha toccato le nostre aziende che, pur piccole, hanno un certo peso, tanto da poter contare su affidamenti di almeno 200mila euro. Del resto anche le sofferenze molto basse del nostro consorzio fidi indicano un discreto stato di salute», nonostante l'ulteriore allungarsi dei tempi di pagamento da parte della Pa. «A causa di questo – conclude Tranquilli – le banche, pur senza chiedere il rientro dei fidi, esigono garanzie aggiuntive e, a volte, raddoppiano o triplicano gli spread».

e.scarci@ilsole24ore.com

UN BILANCIO NEGATIVO A QUATTRO FACCE

Fallimenti - 12.786
Il fallimento è una procedura concorsuale disposta dall'autorità giudiziaria e finalizzata a liquidare il patrimonio dell'imprenditore insolvente e distribuirne il ricavato tra i creditori secondo il criterio della par condicio, fatte salve le cause legittime di prelazione

Protesti - 1.397.685
Il protesto è un atto giuridico, in forma scritta, con il quale un pubblico ufficiale accerta l'avvenuta presentazione di una cambiale o di un assegno al debitore (protestato) e il rifiuto di quest'ultimo (persona fisica o giuridica) di pagare. Il protesto è un atto pubblico

Liquidazioni volontarie - 13.439
La liquidazione volontaria è la fase della vita aziendale che inizia quando si verifica un avvenimento che determina lo scioglimento della società e si procede a convertire in denaro l'attivo esistente ed estinguere i debiti sociali, ripartendone l'eventuale residuo tra i soci

Liquidazioni coatte - 318
La liquidazione coatta amministrativa è una procedura che si applica a particolari categorie di imprese come banche, assicurazioni e società finanziarie. La procedura è diversa dalle altre imprese e la liquidazione avviene a cura dell'autorità amministrativa anziché di quella giudiziari

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