Londra – La caduta della sterlina trascina l'Inghilterra al fondo della classifica delle sei economie più industrializzate e rilancia la dimenticata querelle che negli anni Ottanta oppose Londra a Roma. Questa volta è Oxford Economics ad immaginare il sorpasso italiano nel pil pro capite calcolato in dollari. Nel 2007 la Gran Bretagna era a quota 45970 dollari per abitante, nel 2009 si prevede una caduta secca fino a 35243 dollari. Il nostro Paese dovrebbe fermarsi a 37866 dollari. Una proiezione, va subito precisato, che si basa semplicemente sul tasso di cambio. Se riformulata a parità di potere di acquisto, Londra torna ai vertici della classifica, seconda solo agli Usa.
La caduta comunque c'è, e secondo Adrian Cooper di Oxford Economics, l'istituto che ha effettuato la stima, il motivo va ricercato in due cause piuttosto evidenti: il crollo della sterlina nel mercato dei cambi e la previsione di una recessione molto più dolorosa oltre la Manica che nel resto dei Paese industrializzati. «Il Regno Unito – ha detto – è stato al centro del boom finanziario e questo ha portato a una grande performance economica e all'innalzamento degli standard di vita del Paese. La ricaduta promette di essere altrettanto sensazionale. Per questo il pil pro capite britannico sarà l'ultimo nella tabella del G6, per la prima volta dal 1996».
Fino all'anno scorso, applicando gli stessi criteri di calcolo, Londra era al primo posto per ricchezza pro capite davanti anche agli Stati Uniti che nel 2009 dovrebbero chiudere a quota 46373 dollari.
Il metodo adottato per paragonare il benessere dei Paesi è un' esemplificazione estrema perché non considera l'elemento essenziale del potere d'acquisto. Le polemiche non mancheranno, come sempre accade quando uno Stato minaccia di superarne un altro nella classifica della ricchezza relativa, ma un fatto resta sicuro: non basterà per spingere gli inglesi verso l'euro. L'ultimo sondaggio conferma la passione nazionale per il pound, anche se oggi è solo l'ombra di sé sesso.