È stata una giornata difficile sul fronte del contratto nazionale dei giornalisti. Sembrava ormai una formalità la firma, nella giornata di ieri, della bozza già approvata la scorsa settimana dalla giunta esecutiva della Fnsi, il sindacato nazionale dei giornalisti. Dopo quasi quattro anni sembrava finalmente essere stata raggiunta una soluzione.
Si è invece riaperta, a sorpresa, una trattativa durissima tra gli editori della Fieg e il sindacato. Tanto dura che, nel tardo pomeriggio, gli editori hanno abbandonato il tavolo con la Fnsi e si è sfiorata una clamorosa rottura. Dopo un paio d'ore, comunque, gli editori sono tornati e il confronto sta proseguendo a oltranza. Il suo esito, a questo punto, è tutt'altro che scontato. La Fnsi, comunque, è intenzionata a uscire con la firma da questo round supplementare, anche se poi il parere delle redazioni sul contratto sarà tutto da verificare.
Per un motivo preciso: la Fieg ha denunciato l'ultimo contratto, quello scaduto da quasi quattro anni. Questo significa che, in mancanza di accordo, si applicherebbe, d'ora in avanti, l'unico contratto recepito da una legge. Quello del 1959.
Lo scoglio su cui, a quanto sembra, si è incagliata la trattativa di un contratto che sembrava ormai in porto, riguarda i prepensionamenti. Lo Stato ha stanziato venti milioni di euro per finanziarli a quotidiani e periodici e la bozza del contratto prevede la formazione di un Fondo integrativo per sostenere il loro costo.
Il problema è che, secondo quanto starebbe trapelando dalle trattative, la Fieg avrebbe chiesto forme di automatismo sull'applicazione dei pensionamenti. I quali, insomma, scatterebbero per chi ha 58 anni e il minimo di anni di contributi richiesto, senza volontarietà.
Per il resto, se arriverà la firma finale, la bozza prevede un aumento di 260-265 euro spalmate nel biennio (più nel secondo che nel primo anno) per il redattore ordinario. È stata scartata l'ipotesi di un aumento uguale per tutti, quindi l'aumento lordo sarà riparametrato a seconda delle qualifiche.
A questo proposito, il rinnovo ne prevede una nuova, quella del redattore esperto, già sperimentata in alcune testate. Si tratta di una qualifica che sarà allineata a livello retributivo a quelle del vicecaposervizio e del caposervizio (la Fnsi avrebbe voluto allinearla anche al vicecaporedattore, la Fieg si è opposta). L'obiettivo è quella di permettere una crescita professionale ai giornalisti che non lavorano al desk. Per gli inviati, qualifica massima per i giornalisti che non lavorano alla "macchina" dei giornali, non è prevista alcuna novità. Una, invece, e di rilievo, riguarderà direttori, vicedirettori e condirettori: entreranno a far parte dell'area dei dirigenti editoriali, e, tra l'altro, saranno più facilmente licenziabili.
I distacchi tra una redazione e l'altra di uno stesso gruppo editoriale sono previste dalla bozza di contratto: ci dovranno essere due mesi di preavviso e il distacco dovrà avere un limite temporale.
Quanto al punto dolente degli scatti di anzianità, i primi tre restano biennali, gli altri diventano triennali e ne viene alleggerito il "peso" sul salario complessivo. Oltre al Fondo di garanzia sui pre-pensionamenti, la bozza ne prevede un altro a favore dell'Inpgi sulla cassa integrazione. A rendere meno facile la conclusione della trattativa è arrivata ieri la contrarietà al contratto della redazione del Corriere della Sera.