Alloggi popolari e affitti, anche sociali. Su questi punti deve ruotare un «vero» piano casa che risponda alle esigenze del Paese. La crisi infatti rende sempre «più forti» le richieste delle fasce più deboli: il 66% di chi vive in affitto ha un reddito sotto i 20mila euro. Parte da qui la controproposta avanzata dai sindacati degli inquilini Sunia, Sicet e Uniat-Uil, nel giorno in cui il piano casa per il rilancio dell'edilizia torna sul tavolo delle Regioni, in attesa dell'accordo tra governo e autonomie locali. I sindacati chiedono misure «immediate e contingenti» assieme a provvedimenti strutturali per far fronte a quella che i sindacati considerano «la peggiore emergenza abitativa degli ultimi 10 anni».
Un milione di famiglie a rischio
In Italia, rilevano i vertici dei sindacati degli inquilini, stiamo vivendo «il più pesante disagio abitativo degli ultimi 10 anni». Le famiglie a rischio sono un milione. 650mila famiglie o single hanno fatto richiesta ai comuni per un alloggio pubblico. Sono invece 350 mila richieste di un contributo per l'affitto. E a questo bisogna aggiungere i 50 mila sfratti programmati per il 2009 già denunciati dai sindacati nei mesi scorsi.
Misure per inquilini, non solo per i proprietari
Secondo i piani presentati dalle tre associazioni, per gli inquilini vanno previste le stesse misure che il governo ha già messo o intende mettere in campo per i proprietari. Ad esempio la detrazione del 19% degli interessi passivi sui mutui per la prima casa. Secondo Sunia, Sicet e Uniat-Uil, la stessa aliquota va introdotta sugli affitti versati.
Costruzione di 12mila alloggi di edilizia popolare
Occorre poi allargare l'offerta abitativa senza dismettere «il già insufficiente» patrimonio pubblico. Recuperare i 550 milioni, bloccati da marzo 2008, destinati alla costruzione di 12 mila alloggi popolari, subito cantierabili, ha detto Roberto Scorpioni dell'Uniat-Uil. Attivare un finanziamento strutturale dal bilancio dello Stato di almeno 1,5 miliardi l'anno realizzando un Piano nazionale per l'edilizia pubblica e sociale, secondo il fabbisogno regionale.
Mettere in locazione 350mila case invendute
Nella proposta dei sindacati poi occorrerebbe mettere i circa 350 mila alloggi di nuova costruzione, ancora invenduti, sul mercato dell'affitto, a canone concordato. A questo scopo occorre definire contratti di locazione della durata di nove anni collegati all'esenzione fiscale dei redditi da locazione.
Un fondo di sostegno agli affitti
Il Fondo di sostegno all'affitto - denunciano le associazioni - è ormai ridotto «ai minimi termini». È stato «tagliato di 20 milioni», ha detto Luigi Pallotta del Sunia. Per affrontare il «preoccupante» fenomeno degli sfratti per morosità, occorrerebbe rinpinguarlo.
Nuovi canoni calmieratie imposta unica
È necessario contenere i canoni di locazione e per questo attuare un nuovo regime che preveda un unico canale concordato o convenzionato. E poi alleggerire e semplificare il carico fiscale sulle locazioni attraverso l'introduzione di un'unica imposta (percentualmente al reddito da locazione) in sostituzione dell'attuale Ici e Ires.