E' la prima volta dall'estate del 2007. L'indicatore elaborato da Morgan Stanely misura le differenze tra gli ultimi dati produttivi e le aspettative delle imprese tre mesi prima
Per cercare qualche segnale di ripresa in Europa, bisogna affidarsi all'«indice delle sorprese». La banca Morgan Stanley ha elaborato un indicatore che rivela la differenza fra la produzione attuale e le aspettative delle imprese tre mesi prima. «Siamo particolarmente incoraggiati - dice Elga Bartsch, economista della banca americana - dal fatto che, per la prima volta dall'estate 2007, l'indice è tornato in territorio positivo». La produzione, cioè, va meglio di quanto non prevedessero le imprese tre mesi fa. La stessa Morgan Stanley ammette che la stabilizzazione della produzione è ancora incerta e viene dopo il declino molto netto negli ultimi nove mesi. La Bartsch sostiene che sia un po' come andare a pescare e cercare di individuare i più piccoli movimenti sotto la superficie
In Europa continentale, l'economia reale è entrata in recessione con un certo ritardo rispetto agli Stati Uniti e altri Paesi ad alto indebitamento privato, come la Gran Bretagna, consentendo ai politici di fare dell'ironia sul modello anglosassone. Ora, però, sta subendo conseguenze altrettanto pesanti della crisi e la maggior parte delle previsioni indica che ne uscirà più lentamente dell'economia americana. Diversi economisti indipendenti ritengono che la contrazione del prodotto interno lordo nell'Eurozona possa avvicinarsi quest'anno al 4%.
Il quadro attuale dell'area dell'euro lo fotografa meglio di tutti l'indicatore Euro-coin, elaborato dalla Banca d'Italia e dal Cepr di Londra: a fine marzo Euro-coin ha bloccato la caduta dei mesi precedenti al livello negativo raggiunto dopo il brusco calo di febbraio. A deprimerlo ha contribuito soprattutto il dato della produzione industriale, che si riferisce a gennaio, mentre a sostenerlo sono state le componenti relative alle inchieste congiunturali fra le imprese e i consumatori e quelle sui mercati finanziari e dei capitali. «L'attività sembra essersi stabilizzata - sostiene Laurent Fransolet, di Barclays Capital - anche se a un livello basso».
L'atteggiamento degli investitori, in effetti, ha cominciato a cambiare, cercando di anticipare la ripresa. Crispin Odey, uno dei gestori di hedge fund più noti nella City, che l'anno scorso ha messo a segno ottime perfeormance grazie a posizioni ribassiste, ha sostenuto in una nota che «molte cose sono cambiate nell'ultimo mese». Analoga l'opinione di un altro investitore famoso, Anthony Bolton, di Fidelity. Peraltro, il sondaggio mensile Merrill Lynch fra i gestori nota che ad aprile c'è stato un balzo nelle aspettative sulla crescita in Europa, ma che, nell'allocazione degli asset, i mercati del Vecchio continente restano sfavoriti rispetto a Cina e Stati Uniti.
Gli ultimi dati sull'industria manifatturiera e sull'esportazione rimangono nettamente negativi, ma si comincia a intravedere qualche indicazione di ripresa, per esempio grazie agli incentivi per l'auto, che sembrano aver funzionato particolarmente bene in Germania (premiando anche produttori esteri, come la Fiat). Quanto all'export, anche per il primo trimestre di quest'anno rappresenterà una componente negativa della crescita europea, ma nella seconda metà del 2009 dovrebbe ricevere sollievo dalla ripresa in altre regioni dell'economia mondiale. Inoltre, i salvataggi del Fondo monetario a favore dei Paesi dell'Europa centrale e orientale dovrebbero consentire la stabilizzazione e il rilancio di mercati di sbocco fra i più importanti per le imprese occidentali.
Alla ripresa europea, è mancato finora il contributo di migliori condizioni finanziarie. Osserva Ken Wattret, di Bnp Paribas, che, se la Banca centrale europea è stata più lenta rispetto ad altre nel tagliare i tassi ufficiali, i rendimenti del mercato monetario a 6 e 12 mesi sono però più bassi che in Usa e Gran Bretagna, ma questo non si è riflesso finora in un calo altrettanto pronunciato nel costo dei prestiti, mentre, secondo dati Bce, le banche hanno adottato criteri più stringenti sugli impieghi.
alessandro.merli@ilsole24ore.com