L'Italia archivia il primo trimestre del 2009 con una caduta clamorosa del prodotto interno lordo: la flessione del Pil tra gennaio e marzo di quest'anno, spiega il comunicato con la stima flash dell'Istat, è pari al 2,4 per cento, mentre quella che si è verificata nei dodici mesi passati è del 5,9 per cento. Una flessione dell'attività produttiva così prolungata (quattro trimestri con il segno meno davanti) e così intensa com'è stata, in particolare, quella che si è materializzata negli ultimi sei mesi, stenta a trovare precedenti, anche perchè l'Istat ieri ha ritoccato al ribasso ex post anche la dinamica del prodotto nell'ultimo scorcio del 2008.
Non si rintracciano casi analoghi, non solo nelle serie storiche dell'Istituto di statistica (la stima flash sul Pil trimestrale è un prodotto datato 1980) ma anche nelle serie annuali che ricostruiscono la storia economica dal dopoguerra ad oggi, con la sola, parziale, eccezione, della crisi del 1974-75. Il "collasso" del primo trimestre dell'anno non è, beninteso, un problema solo italiano: dai dati Eurostat risulta chiaramente che la batosta sul prodotto riguarda l'intera Eurolandia e anche l'Europa a 27 partecipanti: tanto nell'accezione ristretta quanto in quella allargata del Continente la caduta del Pil è stata, tra gennaio e marzo, pari al 2,5 %; quella tendenziale risulta pari rispettivamente al 4,6 per cento e al 4,4 per cento.
Purtroppo, però, fanno osservare gli economisti, in questo caso non vale molto il "mal comune, mezzo gaudio": la Germania è il pricipale mercato di sbocco europeo dell'export italiano. E le sue difficoltà, più forti delle nostre, rendono più difficile, in assenza di stimoli alla domanda interna (come accade in Francia), la prospettiva di una ripresa rapida per la nostra economia. Senza contare il fatto che, con i numeri di ieri, la flessione acquisita per il 2009 in Italia si porta al meno 4,6: in altre parole, se nei prossimi trimestri si registrasse una crescita pari a zero, il risultato dell'anno sarebbbe per l'appunto questo. Cioè un livello superiore alla cifra inserita nella Ruef (-4,2%) non più tardi di dieci giorni fa.