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Roubini: «La ripresa è anemica. Ecco come evitare il rischio di ricaduta»

dall'inviato Piero Fornara

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4 settembre 2009

CERNOBBIO - La crisi economica globale può dirsi superata, ma dobbiamo attenderci una «debole ripresa», che per due o tre anni nelle economie avanzate sarà verosimilmente inferiore ai tassi percentuali del 2% o più che abbiamo visto in passato dopo un periodo di recessione ed «esiste il non trascurabile rischio di una ricaduta»: così ha risposto Nouriel Roubini incontrando i giornalisti in una pausa del workshop Ambrosetti in corso alla Villa d'Este di Cernobbio. Fra le ragioni che fanno propendere Roubini per una ripresa debole c'è «l'alto tasso di disoccupazione che negli Stati Uniti e in alcuni grandi paesi occidentali ha raggiunto, se non superato, la soglia del 10%». Senza opportune misure di protezione sociale e di welfare state, Roubini teme anche l'aggravarsi delle tensioni sociali.

Secondo il professore della New York University, conosciuto come uno dei massimi esperti di macroeconomia internazionale, la nuova amministrazione Obama negli Stati Uniti e i governi degli altri principali paesi hanno reagito bene alla prima fase della crisi, «evitando il pericolo di una persistente stagnazione, come è avvenuto ad esempio in Giappone nel "decennio perduto" degli anni Novanta», non facendo mancare all'economia mondiale gli stimoli fiscali e monetari di cui aveva bisogno.

«Non credo che noi abbiamo imparato la lezione dalla crisi completamente»: Roubini, uno dei pochi che avevano previsto la crisi, a Cernobbio ha spiegato che «troppi continuano a sperare che sia finita, che le condizioni del mercato finanziario siano buone e che le banche vadano bene». Non è una visione completamente negativa, la sua. Adesso però comincia una nuova fase, delicata e difficile. Per Roubini la gestione della "exit strategy" sarà fondamentale per riuscire a uscire gradualmente dalla crisi. «I rischi possibili – ha spiegato – sono due: nel primo caso si agisce troppo in fretta rimuovendo gli stimoli fiscali e monetari in atto e si rischia una nuova fase recessiva; il secondo scenario invece é che si agisca troppo tardi, con il rischio di un'inflazione fuori controllo associata a crescita anemica». In sostanza una sorta di "stag-inflazione" (recessione e inflazione allo stesso tempo) come ci fu in Italia e nelle maggiori economie avanzate dopo la guerra del Kippur in Medio Oriente e successiva crisi petrolifera. Roubini ha riconosciuto che «è alquanto difficile non compiere errori di politica monetaria e fiscale, anzi gli errori sono quasi inevitabili». I Governi dovranno sì pensare a «ridurre la liquidità in eccesso e contrastare l'eccessivo allargarsi dei deficit di bilancio», ma è ancora presto per togliere gli stimoli e per varare un aumento delle tasse: per il professore americano «bisognerà aspettare verso la fine del 2010 o i primi mesi del 2011».

Riguardo alla maggior propensione al risparmio degli americani, Roubini si é detto ottimista. «E' positivo che dopo che si era arrivati a un tasso di risparmio pari allo zero negli anni scorsi, ora si sia saliti a circa il 4%, ma la media storica per gli Usa é di circa il 10%. Quindi è augurabile che questa inversione di tendenza continui anche se in maniera graduale e progressiva altrimenti l'impatto sui consumi rischia di essere molto grave. Sarebbe ideale se i minori consumi degli americani fossero compensati dalla maggiore attitudine alla spesa dei consumatori in altri paesi, specialmente Cina, il Giappone e la Germania, ma io temo che questo non sarà facile».

4 settembre 2009
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