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L'impegno sociale al centro dell'economia

di Mario Margiocco

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12 ottobre 2009

Per il primo Nobel del dopo-crisi la scelta è caduta su due teorie e percorsi professionali che possono rappresentare una svolta

Si riparte dal basso, dalla società e dall'impresa. Il primo Nobel del dopo crisi è andato a due caposcuola – americani anche questa volta – dell'impegno sociale e del ruolo dell'impresa. Mentre nel 2008, poche settimane dopo il fallimento di Lehman Brothers, era stato prescelto il portabandiera dei neo keynesiani, un omaggio anche al ruolo d'emergenza della mano pubblica, oggi la Banca centrale svedese che gestisce l'ambìto riconoscimento per gli economisti ha voltato pagina. Bypassato Eugene Fama, uno e forse il maggiore padre della teoria del mercato efficiente che veniva dato per favorito (dopo il 2008 dei mercati?), la scelta è caduta su due teorie e percorsi professionali che possono rappresentare una svolta.

Elinor Ostrom, 76 anni, è la prima donna e non è nemmeno un'economista, ma una politologa. All'Università dell'Indiana (Bloomington) ha creato una scuola che studia l'interazione tra società, risorse, ecosistema. Il suo è quindi un Nobel alla luce di economia, sviluppo ed ecologia e non c'è dubbio che la Olstrom sarà celebrata non solo a Stoccolma ma al prossimo appuntamento Onu sull'ambiente, a dicembre, a Copenhagen.

Oliver Williamson, 77 anni, è professore emerito all'Università della California (Berkely), ha ricevuto un Ph D. dalla Carnegie Mellon university, che è stata negli anni 60 e 70 l'incubatrice delle teorie sull'efficienza dei mercati, ma si è dedicato soprattutto allo studio dell'impresa e dei costi delle transazioni che l'impresa affronta per continuare a produrre.

Williamson ha sviluppato il lavoro del britannico Ronald Coase, Nobel nel 1991, prendendo le distanze dalla teoria del mercato efficiente. In parole povere e come già rilevava Coase, se il mercato fosse sempre il massimo dell'efficienza l'impresa avrebbe sempre interesse all'outsourcing. In realtà i costi di questi conferimenti all'esterno variano molto, non sempre convengono, e non sempre giustificano la rinuncia a provvedere in proprio a una produzione e a un servizio.

12 ottobre 2009
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