La prudenza del governo greco è giustificata dall'annuncio del sindacato dei dipendenti pubblici Adedy, che si prepara a un nuovo sciopero nazionale di 24 ore domani, mentre quello comunista Pame ha convocato una protesta di 48 ore per domani e dopodomani. Assente per il momento la confederazione del settore privato Gsee che ha però avvertito il governo a non pensare neppure a nuovi tagli ai salari e alle pensioni se non vuole «una tempesta sociale».
In questo clima surriscaldato la missione dell'Fmi ha battuto sul tempo le due delegazioni europee (Bce e Ue) nell'arrivo ad Atene per discutere con l'esecutivo greco le "condizioni tecniche" per l'attivazione degli aiuti dell'eurozona e del Fondo decisi a Bruxelles il 25 aprile e messi a punto l'11 aprile dall'eurogruppo. Il portavoce del commissario Olli Rehn ha cercato di rimediare ai ritardi europei, peraltro ampiamente giustificati dal blocco dei voli a causa della nuvola di cenere del vulcano islandese, indicando che il lavoro a quattro (Commissione, Bce, Fmi, e governo greco) procederà come negli ultimi giorni anche via teleconferenza. Sarà, ma intanto ai mercati l'annuncio della conference call non è bastato. Sul piatto ci sono teoricamente 45 miliardi di euro di prestiti, di cui 30 da parte Ue e 15 dall'Fmi: ma gli investitori temono che i tempi europei siano troppo lunghi rispetto alle stringenti esigenze di cassa di Atene che entro il 19 maggio, data cruciale, deve trovare dieci miliardi di euro per rifinanziare i bond in scandenza.
Così ieri i mercati hanno dato nuovi segnali di crescente nervosismo facendo salire i rendimenti dei bond decennali ellenici fino al 7,70% e gli spread sui bund a quota 452 punti base, massimi dal 1999 mentre le quotazioni dei cds sulla Grecia sono balzate di 17 punti base a 455 punti e l'euro sceso a quota a 1,3457 sul dollaro.
Forse i tassi sono saliti perché il mercato non vede ancora approntata nei suoi passaggi tecnici la rete di salvataggio che i 16 paesi dell'eurozona dovrebbero approntare per finanziare Atene attraverso prestiti bilaterali. In particolare il mercato vede con sospetto che ad oggi i paesi prima di concedere i prestiti bilaterali al tasso del 5% dovrebbero predisporre un decreto ad hoc da far approvare nei rispettivi parlamenti nazionali. Soprattutto per la quota tedesca c'è ancora molta incertezza visto che molti osservatori non ritengono plausibile una tale decisione prima del voto del lander del Nord Reno-Westfalia previsto il 9 maggio. Dal 9 al 19 maggio resterebbero dieci giorni per approntare il piano di aiuti Ue: troppo poco. Soprattutto alla luce del fatto che superata la boa del 19 maggio non ci sarebbero altre scadenze fino al 20 marzo 2011, cioé dopo il 19 maggio il Tesoro greco dovrebbe pagare solo salari e fornitori, senza nessuna ulteriore scadenza di mercato per il servizio del debito. Atene deve rifinanziarsi nel 2010 per 17 miliardi, nel 2011 e 2012 per 30 miliardi rispettivamente. Ecco spiegato perché Juncker chiede nuove manovre per l'anno prossimo.
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