La nube tossica, non per i mutui subprime, ma per i gas che fuoriescono dalla bocca del vulcano islandese. Poi, la "cannonata" sparata venerdì scorso dalla Sec (la Consob americana) contro il sancta sanctorum finanziario di Wall Street, Goldman Sachs. Infine, la tragedia greca che sembra aggravarsi sempre di più. È questo il cocktail micidiale che ha ammorbato l'aria delle sale operative d'Europa e, seppur di meno, dell'America. Un mix che ha penalizzato sì i listini, ma non in maniera così pesante come si poteva temere. Le piazze del Vecchio continente hanno ceduto fino allo 0,6% (Madrid), mentre a Piazza Affari, dove i titoli del comparto bancario pesano molto, il Ftse Mib è stato sull'ottovolante: su è giù, per poi archiviare la giornata in calo dell0 0,96 per cento. Dall'altra parte dell'Atlantico, Wall Street è stata invece positiva: il Dow Jones ha guadagnato lo 0,67% e l'S&p500 lo 0,45 per cento. Un effetto positivo, evidentemente, deve averlo provocato la pubblicazione dei dati di Citigroup (oltre 5% il balzo in Borsa). Il gruppo bancario, nel primo trimestre 2010, ha realizzato un utile di 4,43 miliardi di dollari (eps di 15 cent); i ricavi, invece, sono calati a quota 25,42 miliardi. Citi, poi, ha anche indicato la sua totale estraneità all'indagine che la Sec ha avviato contro Goldman (che - va sottolineato- ha chiuso la seduta in crescita dell'1% sulla notizia che la causa contro di lei è stata decisa a maggioranza).

Ma non è stata solo Citi. Un'altra piccola dose di ottimismo è stata instillata dall'andamento del superindice economico Usa, che anticipa l'andamento economico: a marzo ha segnato un rialzo mensile dell'1,4 per cento. Il risultato è superiore alle previsioni. Tornando sul fronte delle trimestrali, negative invece quella di Elli Lilly (in calo del 5% i profitti) e di Halliburton (da 378 milioni di un anno fa agli attuali 206).

La cenere schiaccia le compagnie aeree
Oggi, però, gli analisti non hanno guardato solo ai numeri dei conti economici. Hanno volto lo sguardo verso il cielo, all'insù. E si perchè l'eruzione del vulcano islandese, oltre a creare sempre maggiori danni all'economia continentale (se la situazione non migliora il salasso è stimato in tre miliardi di euro), ha schiacciato le quotazioni delle compagnie aeree costrette a lasciare a terra i propri veivoli. La Lufthansa ha ceduto il 2,5%, Air France-Klm il il 2,8%, British Airways l'1,23 per cento. La volontà delle società è quella di far decollare al più presto gli aerei, e se si guarda l'andamento delle compagnie quotate si capisce il perchè. Secondo i calcoli di Marketwatch, dall'inizio della chiusura degli spazi aerei Ryanair, Lufthansa, AirFrance-Klm, British Airways, Iberia e Easy Jet hanno bruciato 1,5 miliardi in capitalizzazione.

I timori per Goldman

Non è, ovviamente, solo cenere e fumo. Il caso di Goldman rimane al centro dell'attenzione. Come fanno notare gli esperti di Mps venerdì scorso, dopo la notizia, c'è stata un'ondata di acquisti sui titoli governativi, un po' su tutta la curva dei rendimenti che, di conseguenza, si è mossa in maniera uniforme. L'indizio inequivocabile di una ricerca di asset low-risk, in un momento dove la rimonta, non solo economica, sembra un po' lì, appesa ad un filo. L'intervento della Sec è uno spartiacque importante. È ben vero che il nome di Goldman, insieme a quello di altre banche, si faceva da tempo. Ma il fatto che l'organo di controllo di mercato abbia formalizzato l'accusa è un passaggio non da poco. Molti si domandano adesso: ci saranno altre accuse? Chi potrebbe essere il prossimo? Si teme, insomma, l'effetto contagio che potrebbe affossare ulteriormente le Borse. Le quali, però, a fronte di un calo notevole dei singoli titoli bancari (Goldman venerdì ha perso oltre il 15%) non hanno tracollato: evidentemente il peso percentuale di queste singole azioni negli Usa non è così elevato come qualche anno fa. In questo scenario non stupisce che il settore finanziario a Piazza Affari sia calato: chiusure negative, per esempio, di Unicredit, Intesa Sanpaolo, Ubi Banca e Banco Popolare. Unica in controtendenza Mps, sull'upgrade di alcuni studi di banche d'affari.

Il caso Grecia al centro dell'attenzione
Rimane un driver dei mercati anche la Grecia. All'inizio della scorsa settimana l'entusiasmo, sulla scia dell'accordo con l'Ue e l'Fmi, aveva preso piede. Poi, abbandonata l'analisi di breve periodo, l'ottimismo - ricorda UniCredit - era scemato a causa della scontata domanda: il pacchetto di aiuti sarà sufficiente? Così, da un lato, si è tornati a monitorare con attenzione l'andamento del debito sovrano di Atene: già domani andrà in scadenza l'emissione Ggb 3,1% 2010; non dovrebbero esserci problemi su questo bond, anche se il fatto che continui a trattare sotto la pari è l'indizio di un certo nervosismo. Dall'altro, i timori di insolvenza sono tornati elevati. I rendimenti dei titoli di stato decennali ellenici hanno raggiunto il record del 7,601% mentre lo spread sul bund è risalito al 4,5 per cento. Sotto pressione sono finiti anche i Cds quinquennali (premio contro rischio di insolvenza) balzati, secondo Cma DataVision, di 43 punti. Anche se, va sempre ricordato, che la loro opacità ne fa uno strumento non così preciso nell'indicare il rischio di default di un debitore.

Il calo delle piazze del Far East
Al di là della Grecia, la mattinata non era iniziata nel migliore dei modi. Seduta al ribasso per la Borsa di Tokyo: il Nikkei 225 ha ceduto l'1,7 per cento. Qui ha pesato l'effetto Goldman e il balzo dello yuan contro il dollaro che ha penalizzato i titoli delle principali società esportatrici. Unica nota positiva della giornata la fiducia dei consumatori: l'indice è salito a 40,9 punti, il valore piu' elevato dall'ottobre del 2007.

In ribasso anche Hong Kong e Shangai: in quest'ultimo caso l'indice di riferimento ha ceduto oltre il 3 per cento. A pesare sono state le attese di una stretta sul fronte della politica monetaria e nell'immobiliare. Pesanti, infatti, numerosi titoli del comparto real estate.

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